Ammissibile il divorzio amministrativo a mezzo di procuratore speciale

Carla Loda
08 Luglio 2016

In materia di accordi ex art. 12 d.l. 132/2014, dinanzi all'Ufficiale di Stato Civile i coniugi - così come potrebbero munirsi di procura speciale davanti al Giudice - possono avvalersi della rappresentanza di un procuratore speciale che, in virtù della stessa, può svolgere, in luogo del rappresentato, tutte le attività che questi dovrebbe porre in essere al cospetto dell'autorità amministrativa.
Massima

In materia di accordi ex art. 12 d.l. 132/2014, dinanzi all'ufficiale di Stato Civile i coniugi - così come potrebbero munirsi di procura speciale davanti al Giudice - possono avvalersi della rappresentanza di un procuratore speciale che, in virtù della stessa, può svolgere, in luogo del rappresentato, tutte le attività che questi dovrebbe porre in essere al cospetto dell'autorità amministrativa.

Il caso

Tizio (residente all'estero) e Caia, dando atto di aver contratto matrimonio civile nell'anno 2003 e di essersi separati con sentenza passata in giudicato, hanno chiesto all'Ufficiale dello Stato Civile di prendere atto della loro volontà di procedere allo scioglimento del matrimonio ai sensi dell'art. 12 d.l. 132/2014, convertito con l. n. 162/2014. Tizio ha agito in persona di un procuratore speciale designato con procura consolare. L'Ufficiale dello Stato civile adito ha rifiutato di dare corso alla richiesta dei coniugi, poiché il marito non era personalmente presente alla lettura dell'atto consensuale, come previsto dalla suddetta norma. Con ricorso depositato avanti al Tribunale di Milano Tizio - in persona del procuratore speciale - e Caia hanno impugnato il provvedimento. Il Tribunale, però, con un primo provvedimento interlocutorio, ha rilevato l'inidoneità della procura alla promozione dell'impugnazione e ha invitato Tizio, ex art 182 c.p.c., a regolarizzare la propria posizione, mediante deposito di nuova procura legittimante il procuratore ad impugnare il rifiuto dell'Ufficiale di Stato Civile.

La questione

Com'è noto il d.l. 132/2014, convertito con l. n. 162/2014, ha introdotto fra le misure di degiurisdizionalizzazione la possibilità, per i coniugi senza figli minorenni, maggiorenni non autosufficienti o portatori di handicap, di perfezionare avanti all'Ufficiale di Stato civile del Comune di residenza di uno loro, oppure del Comune ove il matrimonio è stato trascritto, accordi di separazione consensuale o di divorzio su domanda congiunta, senza l'assistenza di un legale o con l'assistenza facoltativa anche di un solo avvocato.

Il Tribunale di Milano nel caso de quo affronta la questione se gli accordi di separazione e divorzio ex art. 12 d.l. 132 del 2014, convertito con l. n. 162/2014, possano essere stipulati solo dalla parte personalmente oppure se questa possa farsi rappresentare da un procuratore speciale.

La questione è interessante e si sostanzia, in pratica, nella possibilità di procedere al “divorzio amministrativo” a mezzo di un procuratore speciale.

L'Ufficiale di Stato Civile, nel caso di specie, aveva sostenuto che la rappresentanza non fosse ammessa per questa particolare tipologia di atto.

Le soluzioni giuridiche

Il Giudice adito, con un primo provvedimento ha, in via preliminare: 1) riqualificato la richiesta dei ricorrenti (che avevano impugnato il rifiuto dell'Ufficiale di Stato civile ai sensi dell'art. 98 c.c.), richiamando l'art. 7 d.P.R. 396/2000 e precisando che contro il rifiuto «dell'ufficiale dello Stato Civile di ricevere in tutto o in parte una dichiarazione» è dato ricorso al Tribunale ai sensi degli artt. 95 e 96 del citato d.P.R.; 2) esaminato i limiti del potere di rappresentanza del procuratore speciale nominato tramite procura consolare ritenendo che la procura «non conferisca al procuratore speciale il potere di promuovere l'odierna azione»rilevando che il potere rappresentativo era circoscritto all'accordo «da concludere davanti all'ufficiale di stato civile» ed invitato il ricorrente a sanare il vizio di rappresentanza in applicazione dell'art. 182 c.p.c..

Depositata la nuova procura, il Tribunale ha provveduto in camera di consiglio con il decreto in commento, previo parere del Pubblico Ministero.

Il Collegio ha rilevato che la celebrazione del matrimonio è ammissibile anche per procura nel caso in cui uno dei nubendi risieda all'estero (cfr. art. 111, comma 2, c.c.) e che la procedura giurisdizionale di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio ammette la rappresentanza. Sulla scorta dei principi ora richiamati il Pubblico Ministero ha ritenuto ammissibile la rappresentanza a mezzo di procura speciale anche nel procedimento ex art. 12, così come sarebbe ammissibile la procura speciale davanti al Giudice.

Non ritenendo dirimente il sopra richiamato parallelismo, il Tribunale di Milano ha ritenuto doveroso richiamare lo spirito della normativa sulla negoziazione assistita, individuando la ratio della legge nell'esigenza di istituire misure semplificate volte ad incrementare il tasso di degiurisdizionalizzazione. Da ciò secondo il Tribunale discende che: 1) le procedure alternative devono garantire gli utenti le medesima possibilità di agire che verrebbero loro riconosciute mediante il ricorso alla giurisdizione; 2) le procedure di degiurisdizionalizzazione devono caratterizzarsi per la “semplificazione” e devono dunque consentire un maggiore ricorso agli strumenti alternativi, piuttosto che irrigidirne l'accesso.

Conseguentemente, secondo il Giudice, dinanzi all'Ufficiale di Stato Civile i coniugi possono avvalersi della rappresentanza di un procuratore speciale e, in virtù della stessa, svolgere tutte le attività che devono essere poste in essere al cospetto dell'autorità amministrativa.

Osservazioni

In aderenza allo spirito della legge, la procedura del “divorzio amministrativo” delineata dall'art. 12 d.l. 132 del 2014, convertito con l. n. 162/2014, è estremamente semplificata:

- i coniugi (con l'assistenza facoltativa anche di un solo avvocato) dichiarano avanti all'Ufficiale dello Stato civile di volersi separare o divorziare alle condizioni tra di loro concordate ovvero di voler modificare le condizioni della loro separazione o del divorzio;

- l'Ufficiale di Stato civile, ai sensi del comma 3 dell'art. 12, riceve «da ciascuno dei coniugi personalmente» le dichiarazioni e compila l'accordo che deve essere dagli stessi sottoscritto;

- l'accordo non può contenere attribuzioni di diritti immobiliari o assegni una tantum, ma può prevedere un assegno di mantenimento o divorzile a favore di una delle parti (secondo quanto ha chiarito la Circ. Min. Int. n. 6/2015);

- l'Ufficiale di Stato Civile, nel caso di separazione o di divorzio, deve riconvocare le parti innanzi a sé, non prima di trenta giorni, per la conferma dell'accordo;

- se le parti non compaiono l'accordo da loro sottoscritto è privo di efficacia fin dall'inizio.

La soluzione adottata dal Tribunale di Milano, che appare perfettamente in linea con le esigenze di semplificazione sottese alla l. n. 162/2014, può invero rivelarsi poco tutelante per il coniuge debole.

In effetti l'art. 12 prevede che l'Ufficiale di Stato Civile debba verificare l'effettiva volontà dei coniugi di procedere con la separazione o con il divorzio, disponendo che gli stessi siano riconvocati non prima di 30 giorni dalla data in cui sono state raccolte le loro dichiarazioni. Il Legislatore con questo “doppio passaggio” - che non è previsto per la negoziazione assistita ex art. 6 - ha voluto approntare una tutela rafforzata che verrebbe indubbiamente ridotta laddove si ammettesse la possibilità di agire per il tramite di un procuratore speciale.

Inoltre il tenore letterale dell'art. 12 impone all'Ufficiale di Stato civile di raccogliere le dichiarazioni dei coniugi “personalmente”, così come il testo della l. n. 898/1970 esplicitamente prevede che i coniugi devono comparire personalmente, «salvo gravi e comprovati motivi» (cfr. art. 4, comma 7).

E' pur vero che il nostro ordinamento ammette la celebrazione del matrimonio per procura, ma ciò può avvenire - a parte il caso eccezionale della celebrazione in tempo di guerra - solo nell'ipotesi in cui uno dei nubendi risieda all'estero e «concorrano gravi motivi» (ex art. 111, comma 2, c.c.), previa valutazione da parte del Tribunale nella cui circoscrizione risiede lo sposo.

La giurisprudenza consolidata, inoltre, ammette che il Tribunale, qualora i coniugi intendano proporre ricorso congiunto di divorzio ed uno di essi sia impossibilitato a comparire all'udienza, può autorizzare il coniuge impedito a farsi rappresentare da un procuratore speciale (cfr. Cass. civ., 02 giugno 1978, n. 2757; Trib. Verona, 02 aprile 1988).

In entrambi i casi, però, l'autorità giudiziaria è tenuta a rendere uno scrutinio “in concreto” di ammissibilità della sostituzione a mezzo del procuratore speciale, mentre tale valutazione non sarebbe possibile nell'ipotesi di divorzio avanti all'Ufficiale di Stato Civile.

Vi è poi da considerare una circostanza ulteriore, emersa a seguito dell'intervento del Ministero dell'Interno (ved. Circ. n. 6/2015), secondo la quale i coniugi possono prevedere, nel procedimento ex art. 12 l. n. 162/2014, un obbligo di pagamento di una somma di denaro a titolo di assegno periodico, sia nel caso di separazione consensuale (cd. assegno di mantenimento), sia nel caso di richiesta congiunta di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio (cd. assegno divorzile).

A questo proposito va evidenziato che sia nel divorzio giurisdizionale sia in quello definito a seguito di una negoziazione assistita le parti sono affiancate da professionisti (il giudice nel divorzio in sede giurisdizionale; un avvocato per parte ed il Pubblico Ministero nel procedimento di negoziazione assistita) che sono investiti della responsabilità di verificare l'effettività volontà dei coniugi, la corrispondenza dell'assetto patrimoniale alla legge e - nell'ipotesi di negoziazione assistita con figli - all'interesse dei minori.

Ben sappiamo che il legislatore ha previsto un contributo di mantenimento a carico di un coniuge con l'intento di evitare che la frattura del rapporto coniugale possa determinare pregiudizi tra le parti; proprio per questo è importante che entrambi i coniugi ricevano la consulenza necessaria al fine di riequilibrare le rispettive posizioni economiche.

Quando non ci sono figli minori - o maggiorenni non economicamente autonomi o con grave handicap - i coniugi possono concludere un accordo di separazione o di divorzio davanti all'Ufficiale di Stato Civile senza l'assistenza di un avvocato (oppure con un avvocato che assiste entrambi); in tale procedimento sono assenti figure professionali a cui è assegnato il compito di accompagnare i coniugi a concordare le condizioni della loro separazione o del loro divorzio, con la conseguenza che i partner potrebbero ignorare quali sono i rispettivi diritti e doveri.

Nel divorzio amministrativo l'unico reale momento di “garanzia” è rappresentato dall'incontro tra l'Ufficiale di Stato Civile e le parti personalmente cosicché l'eliminazione di questo passaggio sembrerebbe porsi in contrasto con l'esigenza di tutela dei coniugi ed in particolare del coniuge economicamente più debole.

A questo proposito, ben avrebbe fatto il legislatore a mantenere il “doppio passaggio” anche per le ipotesi di modifica delle condizioni della separazione o del divorzio in modo che le parti, invitate a confermare gli accordi presi, siano poste in condizione di riflettere adeguatamente sulle scelte fatte.

L'accordo tra i coniugi disciplinato dall'art. 12 valorizza il principio consensualistico ai fini dell'attenuazione o dell'elisione del vincolo matrimoniale, eliminando qualsiasi controllo giudiziario in merito all'accordo raggiunto dalle parti, ma la privatizzazione dei rapporti coniugali non può spingersi sino ad eliminare qualsiasi garanzia di tutela del soggetto debole.

Ammettere che uno dei due coniugi possa farsi rappresentare da un procuratore speciale per evitare di comparire davanti all'Ufficiale di Stato Civile, porta con sé l'incognita - neppure tanto remota - di divorzi amministrativi imposti da una parte all'altra.

D'altro canto il coniuge che, per vari motivi, ha necessità di essere rappresentato da un procuratore, potrà adire l'autorità giudiziaria ai sensi della l. n. 898/1970, ottenendo quindi una pronuncia di divorzio da parte del Tribunale che avrà dunque modo di valutare sia i gravi motivi che impediscono la partecipazione all'udienza sia gli assetti economici concordati dalle parti.

La procedura semplificata di cui all'art. 12 della l. n. 162/2014 resta valida per quei coniugi che, decidendo di accedere ad un procedimento meno strutturato e tendenzialmente più veloce, sono però disponibili a presentarsi personalmente davanti all'Ufficiale di Stato civile per rendere le loro dichiarazioni e, successivamente, a comparire una seconda volta per confermare tali dichiarazioni.

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