Divorzio: l'incentivo all'esodo è voce integrativa della retribuzione e va versato all'ex coniuge

Redazione Scientifica
09 Agosto 2016

La Corte di Cassazione ha stabilito che le somme corrisposte dal datore di lavoro, in aggiunta alle spettanze di fine rapporto, come incentivo alle dimissioni anticipate del dipendente (cd. incentivi all'esodo) non hanno natura liberale né eccezionale, ma costituiscono reddito da lavoro dipendente, essendo predeterminate al fine di sollecitare e remunerare, mediante una vera e propria controprestazione, il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto.

La Corte di Cassazione, sesta sezione civile, nell'ordinanza n. 14171/2016 ha disposto che Il contributo versato in favore della famiglia per l'acquisto di un immobile, non esonera dal versare anche la quota di pertinenza relativa dell'ex coniuge dell'incentivo all'esodo percepito dal datore di lavoro.

Il casus decisus. La fattispecie all'esame della Suprema Corte riguardava il ricorso di una donna per ottenere la condanna dell'ex marito alla corresponsione della quota del 40% del TFR già percepito. Nelle condizioni di divorzio omologate dal Tribunale, era stato stabilito che l'uomo avrebbe concorso all'acquisto di un immobile da intestare in usufrutto alla moglie e in nuda proprietà ai figli entro quattro anni dalla richiesta. Dopo l'acquisto l'assegno divorzile si sarebbe ridotto da 800 a 500 euro. L'ex marito, dunque, aveva eccepito che la somma, destinata all'acquisto dell'immobile, prevista nelle condizioni di divorzio, era costituita almeno parzialmente proprio dalla richiesta quota percentuale del trattamento di fine rapporto, precisando, in subordine, che per la sua natura di incentivo all'esodo la somma percepita dal suo datore di lavoro non era soggetta alla disposizione di cui all'art. 12 bis l. n. 898/1970.

La Corte di Cassazione afferma la natura retributiva dell'incentivo all'esodo. In seguito al rigetto dell'eccezione in tali termini proposta, l'ex marito interponeva ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, nel confermare la sentenza impugnata, precisava che le somme corrisposte dal datore di lavoro, in aggiunta alle spettanze di fine rapporto, come incentivo alle dimissioni anticipate del dipendente (cd. incentivi all'esodo) non hanno natura liberale né eccezionale, ma costituiscono reddito da lavoro dipendente, essendo predeterminate al fine di sollecitare e remunerare, mediante una vera e propria controprestazione, il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto.

Il principio di diritto enunciato. La Suprema Corte dichiarava quindi infondata la tesi del ricorrente secondo cui il contributo all'acquisto dell'immobile in favore della ex moglie e dei figli avrebbe dovuto esentarlo dal versare la quota di pertinenza dell'ex coniuge dell'incentivo all'esodo percepito dal datore di lavoro, voce che la giurisprudenza di legittimità considera univocamente, e non solo ai fini fiscali, integrativa della retribuzione.

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