Autorizzazione alla conclusione di un accordo successorio per conto di minore e giurisdizione

Giuseppe Fiengo
10 Novembre 2015

L'approvazione di un accordo di divisione dell'eredità concluso dal curatore di figli minori per conto degli stessi costituisce una misura relativa all'esercizio della responsabilità genitoriale ed è pertanto soggetto alla disciplina del regolamento (CE) n. 2201/2003.
Massima

L'approvazione di un accordo di divisione dell'eredità concluso dal curatore di figli minori per conto degli stessi costituisce una misura relativa all'esercizio della responsabilità genitoriale (art. 1, par. 1, lett. b reg. CE n. 2201/2003) ed è pertanto soggetto alla disciplina del regolamento (CE) n. 2201/2003 e non del regolamento (UE) n. 650/2012.

Il caso

Il notaio M., nominato commissario giudiziale, è incaricato dal Tribunale di Brno delle operazioni relative alla successione di Ma., cittadina ceca residente, al momento della morte, in Brno ed avente il marito e due figli minori residenti nei Paesi Bassi. Al fine di prevenire conflitti di interessi tra gli eredi il Tribunale di Brno nomina un curatore speciale per tutelare gli interessi dei minori. Il 14 luglio 2011 gli eredi concludono un accordo di divisione dell'eredità ed il 10 agosto 2011 il Tribunale di Brno determina il valore di mercato del patrimonio della de cuius, l'ammontare dei debiti ed il valore della massa ereditaria. Il 2 agosto 2012 il marito di Ma. deduce - per la prima volta - che la moglie aveva residenza effettiva nei Paesi Bassi ove era stato instaurato procedimento di successione già nel marzo 2011.

Il giudice tutelare ceco, chiamato ad autorizzare l'accordo divisionale, restituisce gli atti al notaio M. rilevando che i minori risiedevano ormai da tempo nei Paesi Bassi.

Il notaio M. adisce quindi la Suprema Corte ceca al fine di determinare il giudice territorialmente competente per l'approvazione dell'accordo di divisione dell'eredità.

La questione

L'autorizzazione dell'accordo successorio concluso per conto di un minore dal suo curatore configura una misura relativa all'esercizio della responsabilità genitoriale ed è quindi sottoposta alla disciplina del regolamento (CE) n. 2201/2003 (art. 1, par. 1, lett. b) o una misura in materia di successioni (ed è quindi esclusa l'applicazione del regolamento n. 2201/2003 (art. 1, par. 3, lett. f)?

Le soluzioni giuridiche

Investita della questione dalla Suprema Corte della Repubblica ceca, la Corte di Giustizia, premesso che l'accordo di divisione da concludere non è un patto su una successione futura, ma un accordo relativo ad una successione già aperta, osserva come la necessità di autorizzazione derivi dalla limitata capacità dei minori figli della de cuius. L'autorizzazione del giudice tutelare alla conlusione dell'accordo, in altri termini, non riguarda - in via diretta - la materia della successione, ma (in quanto tesa a verificare la rispondenza della conclusione del negozio giuridico da autorizzare all'interesse della persona parzialmente capace) è atto strumentale alla tutela dell'interesse superiore del minore ed è quindi un atto che riguarda direttamente la capacità della persona fisica. Conseguentemente, secondo il giudice di Lussemburgo, l'autorizzazione deve essere considerata come misura di protezione del minore legata all'amministrazione, conservazione o alienazione dei beni del minore e rientra, pertanto, nelle previsioni degli artt. 1, par. 1, lett. b) e 1, par. 2, lett. e) del regolamento (CE) n. 2201/2003.

Fermo il carattere assorbente della considerazione che precede, la Corte di Giustizia osserva come la conclusione accolta risulta confermata tanto dalla relazione del sig. Lagarde sulla Convenzione dell'Aia del 1996 concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, quanto dal fatto che il regolamento (UE) n. 650/2012 in materia di successioni (pur non applicabile ratione temporis al caso concreto), esclude (art. 1, par. 2, lett. b) dal suo ambito di applicazione la capacità delle persone fisiche, disciplinando solo i profili relativi alla capacità di succedere (art. 23, par. 2, lett. c) e alla capacità della persona che fa la disposizione mortis causa di fare tale disposizione (art. 26, par. 1, lett. a).

Osservazioni

Il caso sottoposto alla Corte di Giustizia conferma l'ampiezza della nozione di responsabilità genitoriale accolta dal reg. (CE) n. 2201/2003. Basta in proposito considerare come, a differenza di quanto previsto dal regolamento (CE) n. 1347/2000, la disciplina attualmente in vigore non solo non richieda più che i procedimenti relativi alla responsabilità genitoriale siano instaurati in occasione di procedimenti di scioglimento del vincolo matrimoniale, ma, anche, che il regolamento (CE) n. 2201/2003 trova applicazione pure nel caso di persone - altre dai genitori - o enti investiti dell'attività di gestione dei beni per conto del minore.

L'ampiezza della nozione di responsabilità genitoriale accolta determina, inevitabilmente, che vi siano casi di potenziale sovrapposizione tra i diversi strumenti adottati in ambito europeo con riferimento alla cooperazione giudiziaria in materia civile (oltre al caso esaminato nella sentenza che si commenta si pensi, a mero titolo esemplificativo, all'ipotesi - astrattamente riconducibile anche all'art. 24, par. 1, n. 1, reg. UE n. 1215/2012 - di autorizzazione per conto di un minore alla vendita di un immobile sito in uno Stato membro diverso da quello di residenza abituale del minore).

Nel risolvere uno di tali casi la Corte di Giustizia, con la sentenza qui in esame, offre continuità all'indirizzo giurisprudenziale (già affermato in Corte Giustizia UE, sez. III, sent. 3 ottobre 2013, C-386/12) secondo il quale la capacità e le questioni attinenti alla rappresentanza ad essa collegate devono essere valutate, in linea di principio, alla luce di criteri autonomi e non come questioni preliminari non autonome del rispettivo negozio controverso. Tale soluzione, in quanto destinata ad assicurare l'applicazione dei criteri di giurisdizione vigenti in materia di rappresentanza delle persone incapaci (in luogo dei criteri di giurisdizione previsti in materia di successioni o in materia civile e commerciale) appare, in linea di massima, in grado di salvaguardare gli interessi delle persone che, per cause transeunti o permanenti, sono beneficiarie di misure di protezione ed è quindi meritevole di apprezzamento.

Deve peraltro segnalarsi come, su sollecitazione del giudice nazionale, la corte di Lussemburgo si sia chiesta se possa esservi lesione dell'interesse del minore a fronte della ripartizione del processo decisionale in materia di successione tra due giudici (quello - ceco - del luogo di apertura della successione e quello - dei Paesi Bassi - di residenza abituale del minore) di Stati membri diversi. In proposito la Corte ha ritenuto che le esigenze di concentrazione delle questioni presso un unico giudice possano essere soddisfatte, in astratto, alla luce dell'art. 12, par. 3 del regolamento (CE) n. 2201/2003, dovendo il giudice nazionale verificare la ricorrenza in concreto dei presupposti applicativi di tale norma.

Guida all'approfondimento

- Bonomi A., Il regolamento europeo sulle successioni, in Rivista di diritto internazionale privato e processuale, 2013, 2;

- Scarafoni S., Il regolamento 2201/03 sulla competenza ed esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e genitoriale, in Scarafoni S. (a cura di), Il processo civile e la normativa comunitaria, Milano, 2012

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario