L’interesse del minore a mantenere un rapporto significativo con il genitore sociale

17 Settembre 2015

La decisione in esame fa seguito ad una pronuncia del Tribunale di Palermo che aveva fatto scalpore avendo, per la prima volta, regolamentato il diritto di visita di una madre c.d. sociale nei confronti dei figli minori della sua ex compagna nell'ambito di un giudizio ex artt. 337-bis ss. c.c..
Massima

È rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 337-ter c.c. nella parte in cui non consente al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all'interesse del minore conservare rapporti significativi con l'ex partner del genitore biologico, per violazione degli artt. 2, 3, 30, 31 e 117, comma 1 Cost. (sub specie in violazione dell'art. 8 CEDU, quale norma interposta).

Il caso

Tizia si rivolgeva al tribunale di Palermo, chiedendo che venissero regolamentate le frequentazioni tra la stessa e i due figli di Caia, sua ex compagna, nati a seguito di un percorso di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo e accuditi sin dalla nascita da entrambe le donne.

Il tribunale di Palermo, espletata Consulenza Tecnica d'Ufficio che ha accertato che i due minori riconoscevano Tizia «come appartenente al loro sistema familiare nucleare in una posizione di seconda mamma», pur dichiarando la carenza di legittimazione attiva in capo a Tizia, ma accogliendo la domanda del PM, intervenuto ai sensi degli artt. 70 e 71 c.p.c., che aveva fatto proprie le richieste della ricorrente, regolamentava le frequentazioni tra Tizia e i due minori, affermando che gli artt. 7 e 24 della Carta di Nizza e l'art. 8 CEDU imponessero di procedere ad un'interpretazione evolutiva e costituzionalmente orientata dell'art. 337-ter c.c. «volta ad estendere l'ambito applicativo della stessa sino a delineare un concetto allargato di bigenitorialità e di famiglia, ricomprendendo per tale via anche la figura del genitore sociale, ossia di quel soggetto che ha instaurato con il minore un legame familiare de facto significativo e duraturo».

Caia proponeva reclamo avverso il decreto del tribunale di Palermo, chiedendo che, previa sospensione dell'efficacia esecutiva del provvedimento, fosse dichiarata l'inammissibilità del ricorso di Tizia per mancanza di legittimazione attiva, nonché rigettate le richieste del PM.

Tizia, costituendosi in giudizio, impugnava a sua volta in via incidentale il provvedimento nella parte in cui aveva dichiarato la sua carenza di legittimazione attiva.

La Corte d'Appello, condividendo la ricostruzione della normativa costituzionale e sovranazionale effettuata dal primo giudice, ma non ritenendo percorribile l'interpretazione evolutiva e costituzionalmente orientata dell'art. 337-ter c.c., in considerazione del carattere “rigido” della norma stessa, giudicava rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 337-ter c.c. nella parte in cui non consente al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all'interesse del minore conservare rapporti significativi con l'ex partner del genitore biologico, per violazione degli artt. 2, 3, 30, 31 e 117, comma 1 Cost. (sub specie in violazione dell'art. 8 CEDU, quale norma interposta).

La questione

Il tribunale, in applicazione dell'art. 337-ter c.c. che sancisce il diritto del minore di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, può disciplinare il diritto dei minori di mantenere il rapporto instauratosi con l'ex partner del loro genitore biologico, riconoscendo conseguentemente la legittimazione attiva – pur funzionale all'interesse dei minori – del c.d. genitore sociale?

La soluzione giuridica

La Corte d'Appello di Palermo ha ritenuto di non poter procedere ad una applicazione estensiva, evolutiva e costituzionalmente orientata, dell'art. 337-ter c.c. in considerazione del carattere “rigido” di tale norma, censurando sul punto la pronuncia di primo grado, e ravvisando un contrasto della disposizione di legge con la Carta Costituzionale non componibile in via interpretativa.

La Corte ha rilevato il contrasto dell'art. 337-ter c.c., nella parte in cui non consente al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all'interesse del minore mantenere rapporti significativi con l'ex partner del genitore biologico, con l'art. 2 Cost., che ricomprende tra le “formazioni sociali” anche le famiglie di fatto, incluse quelle riguardanti coppie formate da persone dello stesso sesso, e conseguentemente con gli artt. 30 e 31 Cost., nonché con l'art. 117 Cost., che obbliga il legislatore italiano a rispettare i vincoli giuridici imposti dal diritto dell'Unione Europea e dagli obblighi internazionali, e ha quindi disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale.

Osservazioni

La decisione in esame fa seguito ad una pronuncia del Tribunale di Palermo che aveva fatto scalpore avendo, per la prima volta, regolamentato il diritto di visita di una madre c.d. sociale nei confronti dei figli minori della sua ex compagna nell'ambito di un giudizio ex artt. 337-bis ss. c.c..

A fondamento della decisione il giudice di primo grado aveva addotto un'interpretazione evolutiva e costituzionalmente orientata della norma.

Tuttavia la motivazione della pronuncia successivamente impugnata appariva a prima vista contraddittoria, laddove dichiarava la carenza di legittimazione attiva della ricorrente, non avendo la stessa la responsabilità genitoriale sui minori, salvo poi proseguire nell'esame del merito della domanda in ragione del fatto che essa era stata fatta propria dal PM, intervenuto nel giudizio a norma dell'art. 70 c.p.c..

È noto però che il PM non è legittimato a proporre autonomamente le cause nelle quali è interveniente necessario, potendo esercitare l'azione civile solo nei casi stabiliti dalla legge, come espressamente previsto dall'art. 69 c.p.c. e altresì confermato dall'art. 72 c.p.c. che limita il potere dello stesso di proporre impugnazione ad alcune delle cause nelle quali ha l'obbligo di intervenire.

Semmai il PM avrebbe potuto promuovere autonomo giudizio ex art. 336 c.c. davanti al tribunale minorile, ove avesse ritenuto sussistere un pregiudizio per i minori a causa della condotta della madre che impediva loro di conservare un rapporto significativo con la ex convivente. Tale soluzione giuridica, del tutto analoga a quella utilizzata prima della modifica da parte del d.lgs. n. 154/2013 dell'art. 317-bis c.c. per tutelare il diritto dei minori a mantenere il proprio legame affettivo con gli ascendenti, era già peraltro nota alla giurisprudenza di merito.

Risulta evidente invece che per poter mantenere la questione proposta nell'alveo di un giudizio relativo alla responsabilità genitoriale l'accertamento della legittimazione attiva della ricorrente diviene pregiudiziale.

Sul punto, il giudice di secondo grado non ha ritenuto di condividere la proposta interpretativa del tribunale, in considerazione della “rigidità” della norma, che precluderebbe al giudice di vagliare l'effettivo preminente interesse del minore, e ha quindi ritenuto necessario sollevare questione di legittimità costituzionale dell'art. 337-ter c.c. nella parte in cui non consente all'organo giudicante di valutare, nel caso concreto, se risponde all'interesse del minore mantenere rapporti significativi con l'ex partner del genitore biologico.

Peraltro, a parere di chi scrive, l'inevitabile vaglio della Consulta avrebbe più correttamente dovuto riguardare la possibilità di estendere il concetto di genitore, ai fini dell'applicazione dell'art. 337-ter c.c., al c.d. cogenitore.

La questione come proposta, oltre a confermare un trattamento discriminatorio delle famiglie omogenitoriali, per le quali verrebbe richiesto l'accertamento in concreto dell'interesse del minore a mantenere quella relazione – interesse che è invece presunto nelle famiglie “tradizionali” -, rischia di aprire le porte ad una legittimazione attiva erga omnes, che consentirebbe a chiunque ritenga di avere un rapporto significativo con un minore di agire per vedere regolamentato il proprio diritto di visita, con rilevante compressione della responsabilità dei genitori.

Certo è che, ancora una volta, assistiamo al nobile tentativo della giurisprudenza di supplire alle gravi lacune del nostro legislatore, che dovrebbe intervenire per consentire adeguata copertura giuridica a queste situazioni nella loro fase fisiologica.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.