Bigenitorialità e unitarietà della famiglia: i fratelli devono restare insieme

19 Luglio 2017

Con l'introduzione della l. 8 febbraio 2006 n. 54, l'affidamento condiviso costituisce ormai la regola, che potrà essere disapplicata dal giudice solo in presenza di gravi e motivate ragioni...
Massima

È compito del Giudice adottare la decisione che si appalesa più giusta, ossia tesa a contemperare il supremo interesse dei minori, tenuto conto della necessità di riconoscerne le esigenze affettive, di preservare loro la continuità delle relazioni parentali attraverso il mantenimento della trama familiare, al di là di egoistiche considerazioni di rivalsa sull'altro genitore, del lasso di tempo trascorso dall'adozione dei provvedimenti temporanei ed urgenti in sede di separazione, della consolidata abitudine dei ragazzi di vivere con uno dei genitori e della necessità di garantire la persistenza del legame tra fratelli.

Il caso

Il Tribunale di Trani aveva respinto l'istanza di decadenza di responsabilità genitoriale del padre e confermato l'affidamento esclusivo a lui dei due figli più grandi, mentre aveva disposto l'affidamento esclusivo della figlia più piccola alla madre con onere a carico del padre di provvedere al suo mantenimento. Le visite tra la figlia e il padre venivano previste in spazio “neutro”. Entrambi i genitori reclamavano presso la Corte d'appello di Bari i provvedimenti del Tribunale di Trani e in sede di reclamo interveniva anche il curatore dei figli.

La madre censurava il rigetto dell'istanza di decadenza dalla responsabilità genitoriale del marito e chiedeva l'affidamento esclusivo a sé dei figli, come pure, dal canto suo il padre.

La questione

Rilevata la conflittualità tra coniugi e la circostanza per cui un genitore attua la dinamica della Sindrome di alienazione parentale sui figli e abdicando quindi al principio di bigenitorialità, qual è la soluzione di affido più idonea a rispettare il prevalente interesse dei minori?

Le soluzioni giuridiche

È principio ormai assodato, tanto in dottrina quanto in giurisprudenza, quello della tutela della bigenitorialità, in virtù del quale l'affido condiviso dei minori costituisce ormai la regola e non l'eccezione. Tale regola, tuttavia, potrà essere disapplicata laddove il giudice ravvisi tale affidamento pregiudizievole per il figlio, in ossequio al gerarchicamente prioritario principio del best interest of the child.

Nella esaminata pronuncia possiamo leggere l'ineccepibile decisione raggiunta dalla Corte d'appello di Bari che, risolveva innanzitutto la questione preliminare disattendendo l'eccezione di incompetenza del Tribunale nel procedimento de potestate sollevata dal padre dei minori sul presupposto che il Tribunale per i minorenni di Bari avesse correttamente dichiarato il non luogo a provvedere in ordine alla richiesta di adozione di un provvedimento ablativo della responsabilità genitoriale, trattandosi di procedimento da incardinare innanzi al Tribunale di Trani; ciò in quanto la nuova formulazione dell'art. 709-ter c.p.c. prevede che, ove sia in corso un giudizio di separazione, divorzio o giudizio ai sensi dell'art. 316 c.c., la competenza in ordine alle azioni dirette a ottenere provvedimenti ablativi o limitativi della responsabilità genitoriale, proposte successivamente o con unico atto dalle parti, deve attribuirsi al giudice del conflitto familiare (Cass. civ., sez. VI, ord. 14 gennaio 2016, n. 432; Cass. civ., sent. 14 settembre 2016, n. 18093).

Venivano, quindi, assunte le decisioni sul merito della vicenda e quanto all'ascolto dei minori è interessante il ragionamento della Corte d'appello di Bari sul punto. Rispetto a tale questione il Collegio ha dichiarato che fosse un adempimento necessario nelle procedure giudiziarie che riguardino il loro affidamento ai genitori, nel pieno rispetto dell'art. 12 della Conv. di New York e dell'art. 6 della Conv. di Strasburgo ratificata con l. n. 77/2003 nonché degli artt. 315-bis e 337-octies c.c., ritenendo idonee anche le modalità assunte per la loro audizione e precisava che il Tribunale di Trani avesse eseguito l'ascolto dei tre minori al fine di verificare quale fosse l'assetto famigliare confacente alla salvaguardia dei loro bisogni affettivi materiali, sia pure per tramite dell'ausiliario incaricato che, avvalendosi delle sue competenze scientifiche specifiche, ha interloquito con i tre ragazzi, li ha osservati nell'interazione con i genitori, concretizzando di fatto la miglior forma possibile di ascolto seppur nell'impossibilità di sottoporre i minori ai test stante il loro rifiuto .

A tal riguardo si ritiene che la decisione assunta dalla Corte d'appello di Bari sia pienamente coerente e in linea con la normativa richiamata dalla medesima decisione, secondo la quale bisogna sempre avere a mente il principio del best interest of the child nell'assumere una decisione che riguardi i fanciulli, nel senso che la decisione andrà assunta avendo esaminato e verificato quale sia la situazione più vantaggiosa anche in termini di minor dannosità per il minore. In virtù di tali valutazioni la Corte ha correttamente valutato le dichiarazioni dei tre minori con particolare riferimento al desiderio di restare tutti e tre insieme e così ha stabilito che essi dovessero continuare a convivere presso il medesimo genitore collocatario.

Sulla base dello stesso principio, pertanto, la Corte disponeva altresì che il diritto di visita dei minori con la madre dovesse essere esercitato presso il consultorio familiare, nei tempi e nelle modalità concordate con il Consultorio di riferimento.

Anche sotto il profilo dell'affidamento dei minori e del conseguente diritto di visita con l'altro genitore si può notare come la presente decisione non rechi in sé una portata innovativa dell'affido condiviso poiché il dettato normativo dei nuovi artt. 337-ter ss. c.c. attribuiscono sicuramente un ruolo prioritario al principio di bigenitorialità, ma in assenza di un clima di elevata conflittualità tra coniugi o di altre circostanze che non rendano possibile l'applicabilità dell'affido in questione, posto che la gerarchia dei principi di cui alle menzionate norme vuole che sia tutelato in primis l'interesse del minore e successivamente la bigenitorialità (Cass. civ., sez I, sent. 18 giugno 2008 n. 16593; Trib. Venezia, sent. 22 gennaio 2003; Trib. Bari, sez. I, sent. 26 febbraio 2008).

Osservazioni

Con l'introduzione della l. 8 febbraio 2006 n. 54, l'affidamento condiviso costituisce ormai la regola, che potrà essere disapplicata dal giudice solo in presenza di gravi e motivate ragioni che descrivano le circostanze in base alle quali l'affidamento condiviso venga ritenuto pregiudizievole per il minore.

La valutazione del giudicante, pertanto, dovrà concentrarsi non solo sull'idoneità del genitore affidatario ma soprattutto sull'inadeguatezza comportamentale di quello escluso a costituire un modello educativo per la prole.

L'affidamento condiviso presuppone uno spirito collaborativo tra i genitori o, quantomeno, l'assenza di un'elevata conflittualità tra i coniugi e, tuttavia, l'esame sulla conflittualità non è un parametro sufficiente a determinare l'esclusione dell'affido condiviso.

Stabilito, pertanto, che nel miglior interesse del minore sia necessario abdicare all'affido condiviso e optare per l'affido esclusivo a uno dei genitori, la questione successivamente da esaminare è quella dell'idoneità del genitore affidatario quando, come nel caso esaminato, esso si sia reso attore della cosiddetta Sindrome di alienazione parentale a danno del rapporto tra i figli e l'altro genitore.

Orbene nel caso di specie il giudice ha ritenuto che fossero state correttamente esaminate le circostanze per cui il genitore, che pur attuava tecniche manipolatorie dei figli a svantaggio del rapporto tra essi e l'altro genitore, fosse tuttavia l'unico riferimento per i figli e pertanto riteneva di dover affidare ad esso i minori nella tutela del loro primario interesse.

Centrale, inoltre, è la tematica dell'unità della famiglia nel contesto della separazione coniugale e così i giudici hanno ascoltato, per tramite dei consulenti incaricati, i tre minori rilevando il loro desiderio di restare insieme e, considerato che almeno una delle due figure genitoriali consentiva il collocamento di tutti e tre i fratelli presso di sé, correttamente è stato deciso di mantenere presso il padre la dimora dei tre i figli. Del resto non si sarebbe potuto procedere altrimenti, posto che nel caso esaminato dalla Corte non sussistono i requisiti di devianza che rendono opportuno assumere provvedimenti opposti rispetto al criterio di unità della famiglia, che privilegia proprio il legame tra fratelli. Qui la Corte di merito ha ritenuto che il legame tra i tre fratelli minori meritasse tutela e ha ritenuto di salvaguardare il loro diritto alla continuazione della relazione tra loro essendo stato questo, tra l'altro, il desiderio espresso dai minori durante la loro audizione.

L'esperienza di questo caso insegna, pertanto, che sarà compito del giudicante indagare caso per caso, se il miglior interesse del fanciullo coincida con il principio di tutela della bigenitorialità e unitarietà della famiglia ovvero se piuttosto non sia necessario abdicare a tale principio in virtù di superiori e diverse esigenze di tutela del minore.

Guida all'approfondimento

M. Sesta, A. Arceri, L'affidamento dei figli nella crisi della famiglia, Torino, 2012

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