Il beneficiario di amministrazione di sostegno conserva il diritto di chiedere la separazione dal coniuge

Cristina Ravera
19 Ottobre 2015

Il beneficiario di amministrazione di sostegno conserva il diritto di separarsi. La competenza funzionale ed esclusiva per la decisione in ordine alla designazione o meno di un curatore speciale al beneficiario che intende proporre la domanda di separazione (o di divorzio) compete al Giudice Tutelare..
Massima

Il beneficiario di amministrazione di sostegno conserva il diritto di separarsi. La competenza funzionale ed esclusiva per la decisione in ordine alla designazione o meno di un curatore speciale al beneficiario che intende proporre la domanda di separazione (o di divorzio) compete al Giudice Tutelare, il quale è tenuto a valutare che l'azione di separazione (o divorzio) risponda all'effettiva volontà del beneficiario e che la sua attuazione sia conforme all'interesse di questi.

Il caso

Tizia è sottoposta ad amministrazione di sostegno e il suo amministratore di sostegno, soggetto terzo rispetto al nucleo familiare di Tizia, chiede al Tribunale la nomina di un curatore speciale ai sensi dell'art. 78 c.p.c., per consentire alla beneficiaria di promuovere il giudizio di separazione personale dal marito. Il Tribunale di Milano dichiara il non luogo a provvedere sull'istanza, evidenziando che la relativa istanza deve essere proposta dall'amministratore di sostegno o dalla beneficiaria al Giudice Tutelare.

La questione

La questione in esame è la seguente: la persona destinataria della misura dell'amministrazione di sostegno conserva il diritto di separarsi (o di divorziare) e chi può proporre la relativa domanda giudiziale?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Milano ha rigettato la domanda di un amministratore di sostegno diretta ad ottenere la nomina di un curatore speciale, ai sensi dell'art. 78 c.p.c., per il beneficiario al fine di consentire allo stesso di promuovere il giudizio di separazione personale.

Secondo il Tribunale, il beneficiario di amministrazione di sostegno conserva il diritto di separarsi - che, come affermato da Cass. civ., sez. I, 9 ottobre 2007, n. 21099, è un diritto personalissimo, in quanto correlato a situazioni giuridiche soggettive che realizzano la personalità dell'individuo - e può farsi sostituire dall'amministrazione di sostegno nell'esercizio di tale diritto. In particolare, il giudice di merito ha spiegato che il beneficiario, ove affetto solo da un impedimento fisico (e non mentale), ben può promuovere da sé il giudizio di separazione (o di divorzio); al di fuori di tale ipotesi, egli può essere rappresentato dall'amministratore di sostegno, per la promozione di tale giudizio, previa autorizzazione del Giudice Tutelare, il quale è tenuto a valutare sia la volontà del beneficiario di separarsi (o di divorziare) sia se l'azione stessa risponda al miglior interesse di tale soggetto fragile.

In tale contesto, la nomina del curatore speciale è necessaria nei soli casi in cui vi sia un conflitto di interessi (anche solo potenziale) fra l'amministratore di sostegno - chiamato ad esercitare il diritto in sostituzione del beneficiario - e lo stesso beneficiario e la competenza per tale nomina spetta al giudice tutelare.

La pronuncia del Tribunale di Milano esclude dunque che nella materia dell'amministrazione di sostegno possa trovare applicazione in via analogica il disposto dell'art. 4 l. 1 dicembre 1970, n. 898, che impone la nomina del curatore di sostegno nel caso di chiamata in giudizio all'interdetto.

Osservazioni

Il diritto del beneficiario di amministrazione di sostegno di separarsi (o di divorziare) è al centro di un ampio dibattito in giurisprudenza e in dottrina.

Secondo un primo filone ermeneutico, la decisione in merito alla separazione e al divorzio è riservata esclusivamente al beneficiario, giacché essa involge diritti personalissimi, il cui esercizio spetta al solo titolare e per i quali non è possibile concepire il meccanismo della sostituzione, non potendosi prescindere dalla volontà del diretto interessato. Tale impostazione rende di fatto impossibile il ricorso alla tutela giurisdizionale da parte del soggetto che non sia in grado di esprimere le sue determinazioni: l'interessato non ha infatti la possibilità di agire, sul piano di fatto, mentre il legale rappresentante è privo dei necessari poteri, dal punto di vista giuridico, onde la separazione o il divorzio risultano di fatto impraticabili.

Secondo altra corrente di pensiero, il diritto alla separazione e al divorzio del beneficiario può essere esercitato dall'amministratore di sostegno, il quale può chiedere al Giudice Tutelare l'autorizzazione ad agire nel migliore interesse del beneficiario, al fine di garantire e di realizzare tali suoi diritti fondamentali (Trib. Cagliari, decr., 15 giugno 2010; Trib. Modena, decr., 26 ottobre 2007).

La pronuncia del Tribunale di Milano in commento si inserisce in tale secondo filone ermeneutico, che attribuisce all'amministratore di sostegno il ruolo di rappresentante del beneficiario nella separazione e nel divorzio. Tale impostazione pone il problema di come individuare la volontà del beneficiario in ordine alla separazione (o al divorzio), soprattutto nei casi in cui egli non sia più in grado di esprimersi al riguardo ovvero non abbia espresso in passato alcuna volontà al riguardo o ancora manifesti oggi una volontà contraria. La soluzione passa necessariamente attraverso una analisi del caso concreto: il Giudice Tutelare è tenuto, in primo luogo, a verificare, attraverso la ricostruzione della vita pregressa dell'incapace, se egli abbia manifestato in passato la volontà di separarsi (o di divorziare) o abbia espresso le proprie determinazioni in tema di scelte fondamentali attinenti all'essenza più intima della persona e se tale volontà possa ritenersi tuttora sussistente o comunque se la separazione (o il divorzio) risponda a tale pregressa volontà.

In secondo luogo, il Giudice Tutelare deve valutare se la separazione (o il divorzio) risponda al benessere del beneficiario, di guisa che, sotto questo profilo, può essere superato anche il dissenso attuale manifestato dallo stesso in ordine alla separazione (o al divorzio) ove risulti che tale volontà non è genuina e che la scelta di addivenire alla separazione (o il divorzio) meglio garantisce e protegge i valori fondamentali della sua persona (quali la vita e la integrità fisica).

In tale contesto, la nomina di un curatore speciale viene in rilievo ove si profili, in concreto, un conflitto di interesse fra l'amministratore di sostegno e il beneficiario (perché, per esempio, l'amministratore di sostegno è il coniuge del beneficiario), dovendosi escludere a priori la sussistenza di un potenziale conflitto di interessi tra l'amministratore di sostegno e il beneficiario, in ordine all'esercizio dei diritti c.d. personalissimi.

Guida all'approfondimento

- Salito G., Matera P., Amministrazione di sostegno, interdizione, inabilitazione, Milano 2013;

- Campese G., Il Giudice Tutelare e la protezione dei soggetti deboli, Giuffré 2008.

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