Dissidi sulla salute del figlio: il Tribunale indica le cure da fare

Donata Piantanida
05 Giugno 2017

Il tribunale di Roma si pronuncia sul problema delle decisioni relative alla salute del figlio minore in assenza di accordo tra i genitori, nel caso in cui l'assenza di accordo si traduca in inerzia e quest'ultima si traduca nel rischio di grave pregiudizio per la salute della prole.
Massima

In caso di profondo disaccordo sulle decisioni relative a seri problemi di salute della prole, il giudice adotta i provvedimenti ritenuti più opportuni, allo scopo di evitare che il dissidio tra i genitori conduca a una paralisi decisionale, con conseguente peggioramento delle condizioni di salute del minore. Il Giudice dispone che entrambi i genitori provvedano alla prosecuzione delle cure e degli accertamenti prescritti dall'Ospedale. Se il conflitto genitoriale permane, il giudice individua la figura del “genitore più diligente”, autorizzandolo a sottoscrivere i consensi necessari a prenotare visite mediche e ad accompagnare il minore agli appuntamenti, anche in assenza dell'altro genitore. Per le vaccinazioni, entrambi i genitori devono seguire le indicazioni del pediatra del Servizio Sanitario Nazionale e, in caso di disaccordo, il “genitore più diligente” è del pari autorizzato alla sottoscrizione del consenso per il relativo trattamento sanitario.

Il caso

Nelle more di un procedimento volto a disciplinare una contesa familiare, è sorto un forte contrasto genitoriale relativo alle cure mediche da prestare alla figlia minore, alla quale l'Ospedale Bambin Gesù in Roma aveva diagnosticato dapprima un'otite e successivamente un'ipoacusia.

La madre, infatti, ha deciso di interrompere le cure prescritte alla figlia dall'Ospedale, di rivolgersi a un pediatra privato e di sottoporre la minore a cure omeopatiche. Decisioni, tutte, assunte senza il consenso paterno. In sede di udienza, il padre ha lamentato di non essere coinvolto in alcuna delle scelte relative alla salute della figlia, ha manifestato grande preoccupazione sia per l'interruzione delle cure prescritte alla figlia dall'Ospedale, sia per la frequentazione da parte della minore, unitamente alla madre, della comunità HARE KRISNA ed ha rappresentato, infine, che, sempre per contrasti tra i genitori, la minore non era stata vaccinata. La CTU – rilevata la rigidità dei genitori e la loro totale incapacità di collaborare, al punto che ciascun genitore parrebbe adottare interventi autonomi – ha proposto la nomina di un tutore.

La questione

La pronuncia in esame pone, di nuovo, il problema delle decisioni relative alla salute del figlio minore in assenza di accordo tra i genitori, nel caso in cui l'assenza di accordo si traduca in inerzia e quest'ultima si traduca nel rischio di grave pregiudizio per la salute della prole.

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Roma – il Giudice Istruttore -, nel caso in esame, ha ordinato ad entrambi i genitori sia di prestare immediatamente alla figlia le cure per l'otite previste dall'Ospedale Bambin Gesù, sia di proseguire congiuntamente le cure per l'ipoacusia. In ogni caso, il Tribunale ha autorizzato il “genitore più diligente” a recarsi agli appuntamenti, anche in assenza dell'altro, a prenotare visite in regime di intra moenia in caso di urgenza e a sottoscrivere i consensi necessari per la prosecuzione degli accertamenti e delle cure prescritte dall'Ospedale. Con riferimento ad altri eventuali problemi di salute e alle vaccinazioni, il Giudice ha ordinato ai genitori di seguire congiuntamente le indicazioni del pediatra del Servizio Sanitario Nazionale, e, in caso di inerzia di un genitore, ha autorizzato il “genitore più diligente” alla sottoscrizione dei relativi e necessari consensi, con onere di informare l'altro genitore.

Infine, il Tribunale ha ammonito la madre al rispetto delle cure prescritte dall'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù e dal pediatra del S.S.N., prevedendo che, in difetto, sarebbero state adottate le sanzioni di cui all'art. 709-ter c.p.c..

Osservazioni

La soluzione individuata dall'ordinanza in esame è una delle ultime, in ordine di tempo, rispetto a una molteplicità di risposte, elaborate dai Giudici di merito, alla necessità di garantire il miglior bilanciamento possibile tra il principio di bigenitorialità e la tutela degli interessi della prole in caso di disaccordo tra i genitori. Alla luce del principio di bigenitorialità, la conflittualità genitoriale non è stata ritenuta di per sé sufficiente ad escludere l'affidamento condiviso, se non nei casi in cui il contrasto tra i genitori ponga in serio pericolo l'equilibrio e lo sviluppo psico–fisico dei figli (Cass. civ.,n. 1777/2012; Cass. civ., n. 5108/2012 e, tra le ultime, Cass. civ., n. 27/2017).

Tuttavia, rispetto ad una conflittualità in grado di arrecare un serio danno alla prole, l'affidamento di quest'ultima in via esclusiva a un solo genitore non ha sempre costituito una reale e condivisibile soluzione al problema. E certamente non è una soluzione quando il conflitto genitoriale riguarda una o più decisioni di maggiore interesse per i figli, posto che tali decisioni devono comunque essere assunte da entrambi i genitori anche nella previsione di affidamento esclusivo.

Si sono così susseguite pronunce che hanno affidato i figli minori all'Ente territoriale, con deleghe più o meno ampie, direttamente correlate alla situazione di pregiudizio del minore e/o alle scelte da assumere, limitando la responsabilità genitoriale, ai sensi dell'art 333 c.c. - e ciò anche prima dell'entrata in vigore della l. n. 219/2012 e della nuova formulazione dell'art. 38 disp. att. - sul presupposto dei poteri d'ufficio in materia del Giudiceo e del superiore interesse del minore. (ex multis: Cass. civ., n. 20354/2011; Cass. civ., n.24907/2008; Cass. civ., n.11412/2014; Trib. Milano, sez IX civ., decr. 5 dicembre 2012, in www.Ilcaso.it; Trib. Messina, decr. 25 gennaio 2011).

Con la l. n. 219/2012 e il d.lgs.n. 154/2013, e fors'anche complice la Corte EDU che ha richiesto provvedimenti non stereotipati in situazioni di pregiudizio per i minori (Corte EDU, 29 gennaio 2013, caso Lombardo contro Italia; Corte EDU, 2 novembre 2010, P.c. contro Italia), molto più numerosi sono stati gli strumenti utilizzati dal Giudice dei conflitti familiari in caso di grande conflittualità tra i genitori ovvero di profondo disaccordo e, in entrambi i casi, con conseguente serio pericolo/pregiudizio per il minore.

Si sono così registrate decisioni che, nel sospendere la responsabilità genitoriale, hanno statuito in modo eterogeneo.

Il Tribunale di Roma, ad esempio, ha sospeso la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, marcatamente limitandone l'esercizio attribuito a un terzo – Avvocato -, autorizzato ad assumere ogni decisione relativa sia a questioni ordinarie sia a questioni straordinarie e di particolare rilevanza per la minore. Con l'unico limite della condivisione di tali decisioni, non tanto con i genitori, ma con il responsabile del Servizio Socio Assistenziale, già affidatario della minore e a cui il Giudice Ordinario non ha ritenuto di revocare l'incarico. In questo caso la minore è stata collocata presso un convitto (così Trib. Roma, decr. 2 ottobre 2015, motivato, principalmente, dalla mancata frequenza della minore della scuola dell'obbligo, v. F King, Dopo il tutore e il curatore del minore, arriva la nuova figura del terzo co-affidatario?, in ilFamiliarista.it)

In altra pronuncia, il Tribunale di Roma ha sospeso la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, attribuendone la titolarità e l'esercizio a un tutore, individuato nella persona del Sindaco del Comune di residenza del minore, peraltro nominato dal Giudice ordinario. Ai genitori è stato permesso soltanto di assumere decisioni di ordinaria amministrazione relative al figlio, collocato presso l'abitazione materna (così Trib. Roma, sez. I civ., 27 ottobre 2016 n. 27805, v. nota di F. King, La nomina di un tutore per il minore come rimedio alla conflittualità dei genitori, in ilFamiliarista.it)

Diverse pronunce hanno, invece, limitato l'esercizio della responsabilità di entrambi i genitori autorizzando il responsabile del Servizio Socio Assistenziale ad assumere le decisioni di maggiore interesse per il minore, nel caso in cui i genitori non fossero in grado di raggiungere un accordo, neppure con l'ausilio del Servizio. Tali provvedimenti hanno individuato precise linee guida per il Servizio nell'assunzione delle decisioni e dei compiti attribuiti dal provvedimento giudiziale (Trib. Roma, decr. 15 luglio 2015; Trib. Roma 14 ottobre 2015 v. L'affidamento al servizio sociale implica la limitazione della responsabilità genitoriale, in ilFamiliarista.it; Trib. Milano, ord., 16 giugno 2015).

Vi sono poi stati casi in cui, nonostante il conflitto genitoriale, uno dei due genitori si è rivelato idoneo a preservare il figlio da tale conflitto ovvero ad assumere ogni decisione nell'esclusivo interesse del minore, alla luce della palese inidoneità ovvero delle gravi carenze riscontrate nell'altro genitore. In questi casi, il Tribunale, anziché affidare a terzi l'esercizio della responsabilità genitoriale, ha preferito valorizzare le capacità del genitore ritenuto idoneo, concentrando in capo a quest'ultimo l'esercizio della responsabilità genitoriale e conseguentemente autorizzando tale genitore ad assumere ogni decisione relativa al minore, oppure autorizzandolo ad assumere le decisioni di maggiore rilevanza per il figlio. Dalle decisioni indicate dal Giudice Ordinario, è completamente escluso l'altro genitore, privato, dunque, rispetto agli ambiti indicati, dell'esercizio della responsabilità genitoriale (.Mantova, 4 maggio 2016 n. 533; Trib. Milano, sez. IX civ., ord. 22 marzo; Trib. di Milano, sez. IX civ., 4 giugno 2015 n. 6900; Trib. di Roma, sez. I civ., 27 gennaio 2015 n. 1821; Trib. Pavia ord., 29 dicembre 2014, in www.ilcaso.it; Trib. Milano, sez IX civ., ord. 20 marzo 2014, alla quale si deve l'elaborazione giuridica di tale affidamento, noto come affidamento “super esclusivo” o “rafforzato”).

Talvolta, la percepibile inadeguatezza di entrambi i genitori e l'urgenza di assumere determinazioni hanno condotto il Tribunale a designare immediatamente un curatore speciale – preferibilmente Avvocato – che garantisca al minore un'immediata rappresentanza sia sostanziale, quanto alle scelte oggetto del conflitto, sia processuale, senza sospendere la responsabilità genitoriale. In tali provvedimenti, necessariamente interinali, il Tribunale ha specificato in quale ambito il curatore deve operare, ambito rispetto al quale, dunque, la responsabilità genitoriale è limitata. Per ogni altra decisione, diversa da quelle attribuite al curatore speciale, i genitori continuano a esercitare congiuntamente la responsabilità genitoriale sul figlio, in attesa di una decisione definitiva (Trib. Milano, sez. IX civ. decr., 15 maggio 2014 in www.ilcaso.it; Trib. Milano, sez. IX civ. 19 giugno 2014; cfr. anche M. Velletti, Affidamento a terzi, in www.ilFamiliarista.it; Trib. Milano, sez. IX civ., decr. 27 ottobre 2015 inedito).

In altri casi, invece, in assenza di carenze genitoriali ma in presenza di un forte contrasto tra i genitori rispetto a specifiche scelte, spesso mediche, il Tribunale, con provvedimento definitivo, ha limitato l'esercizio della responsabilità genitoriale rispetto alle sole decisioni oggetto di conflitto, autorizzando un solo genitore ad assumerle, ovvero autorizzandovi un terzo – una figura professionale –, mantenendo invariato l'esercizio della responsabilità genitoriale da parte dei genitori per ogni altra questione (rispettivamente: Trib. Roma, sez I civ. 28 agosto 2015, n. 17400; Trib. Reggio Emilia, 11 giugno 2015).

Nel caso in esame, benché i genitori siano stati ritenuti incapaci di collaborare, e la madre della minore abbia interrotto le terapie prescritte alla figlia, arrecando un pregiudizio a quest'ultima, il giudice non ha ritenuto di sospendere la responsabilità genitoriale e di attribuirne l'esercizio all'altro genitore ovvero a un terzo, autorizzato ad assumere tutte le decisioni di maggiore rilevanza indicate nell'art. 337-ter c.c..

Piuttosto il Giudice ha correttamente distinto tra il soggetto che deve assumere le decisioni relative alla salute della minore – alcune delle quali improcrastinabili – e l'attuazione di tali decisioni.

Sotto il primo profilo, le scelte circa le cure, gli accertamenti da effettuare per la patologia diagnosticata alla minore, le vaccinazioni e gli altri eventuali e ulteriori problemi di salute di quest'ultima, sono state affidate a terzi: l'Ospedale presso il quale la minore è in cura per le patologie uditive e il pediatra del Servizio Sanitario Nazionale per le vaccinazioni e altri problemi di salute. In ciò, dunque, il Giudice ha limitato l'esercizio della responsabilità di entrambi i genitori.

Sotto il diverso profilo dell'esecuzione delle decisioni assunte da terzi, il Tribunale non ha ulteriormente limitato la responsabilità dei genitori, invitando entrambi a provvedervi.

Soltanto in caso di inerzia di uno dei genitori, il Giudice ha affidato l'esecuzione delle decisioni assunte dai terzi, all'altro genitore.

Nel caso di specie, contrariamente a quanto sarebbe stato prevedibile, l'esecuzione di tali decisioni non è stata dunque affidata al padre della minore, preoccupato per l'interruzione delle cure della figlia e per l'assenza di vaccinazioni, ma al “genitore più diligente”, dizione, quest'ultima che non esclude alcuno dei genitori, né limita, ulteriormente, ex ante, l'esercizio della responsabilità genitoriale della madre ovvero del padre.

In termini innovativi il giudice ha risolto l'impasse originata dal conflitto genitoriale autorizzando una figura “priva di volto”, quella del “genitore più diligente” – che dunque ben potrebbe essere impersonata sia dal padre che dalla madre –, alla esecuzione delle decisioni assunte dai medici della minore, garantendo a quest'ultima, in tempi celeri, le cure, gli accertamenti clinici e le vaccinazioni necessarie.

Sotto altro profilo, la dizione scelta dal Giudice appare particolarmente felice, poiché non accentua oltre le carenze dei genitori ma valorizza “la diligenza” di entrambi, in una prospettiva volta al recupero e allo sviluppo delle risorse genitoriali. E questa prospettiva è maggiormente utile, in caso di conflitto, rispetto a limitazioni ulteriori della responsabilità genitoriale, che rischiano di “appesantire” i genitori – uno ovvero entrambi – anche sotto il profilo della consapevolezza del disvalore insito in tali provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale.

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