Art. 38 disp. att. c.c.: resta la competenza del Tribunale per i Minorenni se è adito per primo

27 Maggio 2015

Se un giudizio di separazione è in corso al momento della proposizione della domanda diretta all'adozione di un provvedimento de potestate si verifica l'effetto attrattivo della competenza in favore del giudice davanti al quale è in corso il giudizio di separazione
Massima

Per effetto del novellato art. 38 disp. att. c.c. (come riscritto dall'art. 3, l. 10 dicembre 2012, n. 219) se un giudizio di separazione è in corso al momento della proposizione della domanda diretta all'adozione di un provvedimento de potestate si verifica l'effetto attrattivo della competenza, in favore del giudice davanti al quale è in corso il giudizio di separazione. Diversamente, se la domanda diretta all'adozione di provvedimenti de potestate da parte del Tribunale per i minorenni è stata proposta anteriormente alla instaurazione davanti al tribunale civile del giudizio di separazione o divorzio da parte dei genitori, resta ferma la competenza del giudice minorile, per non vanificare il percorso processuale svolto.

Il caso

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino ha chiesto dichiarare decaduta la responsabilità genitoriale di K.M. sui cinque figli a seguito della denuncia di maltrattamenti presentata dalla madre.

Successivamente la madre presenta, avanti al Tribunale di Novara, ricorso per separazione.

Il Tribunale per i Minorenni dichiara la propria incompetenza ritenendo competente il Tribunale ordinario di Novara in quanto, a seguito dell'entrata in vigore della l. n. 219/2012, «le domande di regolamentazione rapporto sono di esclusiva competenza del Tribunale ordinario e le domande di adozione dei provvedimenti ex art. 330 e 333 c.c., anche se presentate dal PM, sono strettamente connesse e non decidibili separatamente».

A seguito di regolamento di competenza promosso dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Torino, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha cassato l'ordinanza impugnata e dichiarato la competenza del Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta rilevando che il procedimento promosso avanti al Tribunale per i Minorenni era stato iniziato prima che venisse proposto il ricorso per separazione giudiziale con la conseguente necessaria applicazione del principio della perpetuatio iurisdictionis oltre che di economia processuale volto alla salvaguardia dell'attività svolta davanti al Tribunale per i Minorenni.

In motivazione

«La riscrittura dell'art. 38 disp. att. c.c., da parte del legislatore del 2012 (art. 3 l. 10 dicembre 2012, n. 219), ha lasciato aperta, fra le altre, la questione interpretativa relativa alla individuazione del giudice funzionalmente competente a decidere sulla domanda di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale proposta al Tribunale per i minorenni prima della instaurazione del giudizio di separazione o di divorzio.

A fronte di una redazione del testo legislativo che la dottrina ha ritenuto oscura sotto vari profili e specificamente per l'utilizzazione dell'espressione giudizi “in corso" (nel primo comma del nuovo art. 38 disp. att. c.c.), in luogo di un inequivoco richiamo al principio della prevenzione, che fugasse i dubbi derivanti dall'accostamento all'ulteriore espressione "in tal caso per tutta la durata del processo", non possono trascurarsi, per altro verso, le ragioni ostative a una lettura estensiva dell'art. 38.

In primo luogo va rilevata la prevalenza di una lettura testuale intesa a valorizzare il significato dell'espressione sopra riportata nel linguaggio comune e quindi a far ritenere che il legislatore abbia inteso che se un giudizio di separazione, come nella specie, è in corso al momento della proposizione della domanda diretta all'adozione di un provvedimento de potestate si verifica l'effettivo attrattivo della competenza, in favore del giudice davanti al quale è in corso il giudizio di separazione. Tale lettura testuale appare anche rispettosa del principio generale della perpetuatio jurisdictionis di cui all'art. 5 c.p.c. secondo cui la competenza si determina con riguardo allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda. Nel caso in esame il P.M. ha proposto ricorso al Tribunale per i minorenni prima che fosse stata proposta al Tribunale civile la domanda di separazione.

In secondo luogo, come è stato evidenziato nell'istanza di regolamento, l'interpretazione sin qui ritenuta corretta corrisponde anche alle finalità di economia processuale e di tutela dell'interesse superiore del minore che trovano riscontro nelle disposizioni costituzionali (art. 111 Cost.) e sopranazionali (art. 8 CEDU e art. 24 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea). Disposizioni che rafforzano la interpretazione della disposizione dell'art. 38 diretta a non vanificare il percorso processuale svolto, a seguito di una domanda diretta all'adozione di provvedimenti de potestà te da parte del Tribunale per i minorenni proposta anteriormente alla instaurazione davanti al tribunale civile del giudizio di separazione o divorzio da parte dei genitori».

La questione

La questione in esame è la seguente: opera la vis attrattiva prevista dal novellato art. 38 disp. att c.c. nel caso di istaurazione di un giudizio per la decadenza e/o la limitazione di responsabilità promosso dal PM minorile prima della proposizione di separazione?

Le soluzioni giuridiche

La pronuncia in esame affronta il problema del riparto di competenza tra Tribunale per i Minorenni e Tribunale Ordinario avuto riguardo all'assunzione dei provvedimenti decadenziali e/o limitativi della responsabilità genitoriale affrontando il rapporto e la sorte del procedimento già istaurato e pendente avanti al Tribunale per i Minorenni rispetto alla successiva istaurazione di un giudizio per separazione personale.

La lettura testuale del novellato art. 38 disp. att. c.c. induce a ritenere che il legislatore abbia inteso chiarire che se un giudizio di separazione, come nella specie, è in corso al momento della proposizione della domanda diretta all'adozione di un provvedimento de potestate si verifica l'effetto attrattivo della competenza, in favore del giudice davanti al quale è in corso il giudizio di separazione. Si tratta di lettura rispettosa del principio generale della perpetuatio jurisdictionis di cui all'art. 5 c.p.c. secondo cui la competenza si determina con riguardo allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda.

Peraltro, allorchè il procedimento de potestate sia stato promosso e istaurato anteriormente alla proposizione del giudizio di separazione (divorzio o ex art. 316 c.c.) la competenza permane in capo al giudice specializzato sia perché preventivamente adito sia a salvaguardia del principio di economia processuale e di tutela dell'interesse superiore del minore che trovano riscontro nelle disposizioni costituzionali (art. 111 Cost.) e sopranazionali (art. 8 CEDU e art. 24 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea) che rafforzano l'interpretazione della disposizione dell'art. 38 tesa a non vanificare il percorso processuale svolto da parte del Tribunale per i minorenni se proposta anteriormente alla instaurazione davanti al tribunale civile del giudizio di separazione o divorzio da parte dei genitori.

Osservazioni

La pronuncia in esame affronta la questione posta dal non chiaro dettato letterale dell'art. 38 disp. att.c.c. come novellato a seguito dell'entrata in vigore della l. n. 219/2012.

La Corte richiama nella decisione la propria ordinanza (Cass., ord., 5 ottobre 2011, n. 20352) emessa nel vigore dell'art. 38 disp. att. c.c. ante vigente, osservando che l'art. 155 c.c. previgente (oggi artt. 337-bis e ss. c.c.) prima e dopo la novella del 2006 già consentiva al giudice della separazione di adottare anche provvedimenti incidenti sulla responsabilità genitoriale, andando anche ultra petitum, avendo riguardo esclusivamente all'interesse morale e materiale della prole con la possibilità di emettere i provvedimenti opportuni (anche conformativi della responsabilità genitoriale) quando emergevano gravi inadempienze in pregiudizio al minore.

La domanda di affidamento esclusivo per comportamento pregiudizievole dell'altro genitore e la richiesta di un provvedimento limitativo della responsabilità genitoriale svolta in pendenza di un conflitto familiare sono, infatti, sostanzialmente indistinguibili. Nella interconnessione tra tali domande risiede la necessità che sia un unico giudice, il tribunale ordinario, a decidere per entrambi i profili.

La decisione in esame, alla quale faranno a breve seguito altre pronunce dirette a risolvere l'intricato aspetto del riparto di competenza tra Tribunale Ordinario e Tribunale per i Minorenni (Cass. civ., n. 2833/2015; Cass. civ., n. 1349/2015), risolve il problema interpretativo posto dall'art. 38 disp. att. c.c. sotto il profilo della preventiva istaurazione della domanda pervenendo alla conclusione che se un giudizio di separazione è in corso quando è proposta la domanda limitativa o decadenziale della responsabilità genitoriale opererà la vis attrattiva della competenza del Tribunale Ordinario, mentre il principio della perpetuatio iurisdictionis determinerà il permanere della competenza a statuire in capo al Tribunale per i Minorenni quando il procedimento sia stato ivi preventivamente radicato anche al fine di non svilire l'attività processuale che avanti a tale autorità sia stata compiuta.

La sentenza, pur dando atto delle indubbie aporie poste dal novellato art. 38 disp. att. c.c. limita la propria indagine ad uno dei tanti aspetti problematici posti alla richiamata disposizione ossia quello posto dall'utilizzo dell'espressione «in corso» a cui fa seguito quella «in tal caso per tutta la durata del processo» ma non affronta i problemi, non meno spinosi, connessi al ruolo e alle specifiche competenze del PM minorile e alla, quantomeno attuale, assenza di analoghe competenze in capo al PM ordinario ed il concreto rischio di utilizzazioni strumentali dei differenti moduli processuali.

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