Trust di protezione del patrimonio familiareFonte: L. 16 ottobre 1989 n. 364
01 Marzo 2022
Inquadramento
Il trust è un istituto giuridico di matrice anglosassone, che è stato introdotto nel nostro ordinamento con la l. n. 364/1989, per mezzo della quale l'Italia ha ratificato la Convenzione dell'Aja del 1 luglio 1985. È uno strumento di segregazione patrimoniale che ha visto la sua origine nella dicotomia common law-equity nel diritto inglese: la dottrina suole ricostruire la fattispecie del trust come "quell'intesa riconosciuta dalla legge dove una persona trasferisce la sua proprietà in capo ad un amministratore e questi l'amministra a vantaggio del beneficiario o del disponente". Nel trust, generalmente, un soggetto denominato trustee, al quale sono attribuiti i diritti e i poteri di un vero e proprio proprietario, gestisce un patrimonio che gli è stato trasmesso da un altro soggetto, denominato disponente (o settlor) nell'interesse ed a beneficio di uno o più soggetti, i beneficiari, oppure per uno scopo prestabilito, purché lecito e non contrario all'ordine pubblico. In particolare, la figura del trust di protezione del patrimonio familiare indica un tipo di trust che non presenta una struttura peculiare rispetto ad altri trust, come ad esempio quello di gestione del patrimonio familiare, ma ne diverge quanto a finalità e causa.
Questo istituto è tradizionalmente inquadrato nell'ambito degli istituti che mirano a tutelare la famiglia e, quindi, costituisce un'alternativa rispetto a strumenti affini quali il fondo patrimoniale, il patto di famiglia, l'holding di famiglia e l'intestazione fiduciaria. La stessa dottrina conferma che sia proprio il carattere atipico del trust a farne uno strumento adattabile alle diverse situazioni ed esigenze di vita e di assistenza del beneficiario, uno strumento comunque flessibile. L'istituzione di un trust finanche sul patrimonio di un minore, ricevuto dalla devoluzione ereditaria a seguito della scomparsa del padre, appare vantaggiosa per il minore stesso, soggetto beneficiario del trust, di guisa che tale strumento è uno strumento utile al minore, non solo al momento attuale, ma anche al raggiungimento della maggiore età a causa dell'inesperienza, e pertanto costui, sebbene non ancora pronto, per la giovane età, a gestire in piena serenità un così cospicuo patrimonio, vedrebbe garantito sé stesso e i suoi beni da un'adeguata protezione. Infatti il trust è stato organizzato in modo tale che anche un minore, una volta raggiunta la maggiore età, possa essere messo di fronte alla decisione relativa al possibile scioglimento ovvero al mantenimento del suddetto vincolo e che la medesima decisione, nel caso del mantenimento del trust possa essere successivamente rinnovata al compimento da parte del beneficiario di una determinata età. Tale strumento consente, dunque, di proteggere gli interessi non solo della famiglia esclusivamente per i creditori futuri, facendo salvi i diritti dei creditori particolari o della famiglia precedenti alla istituzione del trust che potrebbero agire per rendere inefficace tale fattispecie nei loro confronti. Il trust, non essendo previsto tra i contratti nominati del nostro ordinamento, pur se recepito, deve possedere un oggetto che sia diretto a realizzare interessi meritevoli di tutela ai sensi dell'art. 1322, comma 2, c.c.; nel caso specifico, tale valutazione deve essere sempre fatta in relazione alla tutela dei creditori ed al principio stabilito dall'art. 2740 c.c.. La tutela del patrimonio della famiglia è una tematica trasversale, che coinvolge una moltitudine di soggetti, a prescindere dalla consistenza del loro patrimonio e dal rapporto di coniugio. E' importante, infatti, ricordare che il concetto di famiglia, così come definito dell'art. 29 Cost., ovvero quello di «società naturale fondata sul matrimonio», ha subito, e sta ancora subendo, una forte evoluzione sia normativa sia giurisprudenziale, che ha di recente raggiunto importanti traguardi. Il trust di protezione del patrimonio familiare costituisce una fattispecie di trust che non ha una struttura tipica ma presenta un fine ben preciso: la tutela del patrimonio per assicurarlo alla famiglia del disponente. Ciò avviene per mezzo del noto effetto segregativo del trust stesso: il disponente trasferisce la proprietà di determinati suoi beni al trustee, persona fisica o giuridica, affinché questi gestisca un bene od un patrimonio in favore dei beneficiari, con l'obbligo di restituire i beni a questi ultimi a particolari condizioni oppure di corrispondere loro periodicamente il reddito prodotto dai beni che gli sono stati affidati. Data la sua finalità ma la molteplicità di forme che può assumere, al giorno d'oggi non esiste una definizione univoca di trust di protezione del patrimonio familiare, ma sono state evidenziate alcune sue imprescindibili caratteristiche: incompatibili con tale finalità risultano la breve durata ed il fatto che i beneficiari siano soggetti diversi dai familiari del disponente oppure possano essere modificati. Con trust di protezione del patrimonio familiare, poi, possono essere intese diverse finalità: certamente lo scopo di evitare ai creditori personali dei coniugi di agire su beni a sostegno della famiglia, ma anche quello di creare un patrimonio destinato nei casi di famiglia creata fuori dal matrimonio o dall'unione civile, di gestire gli effetti di una separazione o di un divorzio, di proteggere gli interessi di soggetti con disabilità grave o gli anziani. Il tutto senza mai dimenticare, comunque, che deve dichiararsi privo di efficacia e non meritevole di tutela il trust che eluda norme imperative costituite dalla rappresentanza ed esercizio della potestà genitoriale su figli minori, affidando la stessa ad un terzo (così Tribunale Roma, 29 ottobre 2016). Altri istituti a tutela del patrimonio familiare
Come già evidenziato, l'utilizzo del trust di protezione del patrimonio familiare viene spesso circoscritto alle situazioni non protette da istituti affini, benché esso presenti il notevole vantaggio di essere più duttile rispetto ad altri istituti previsti dalla legge. La holding di famiglia, al contrario, è una società che detiene partecipazioni di altre società, controllata dai componenti di una stessa famiglia; come gli altri istituti descritti, essa tende ad avere il fine di proteggere il patrimonio della famiglia. L'attività di holding può essere esercitata attraverso differenti tipologie societarie, a seconda delle esigenze della famiglia e della tipologia di attività. Potendo presentarsi sia in forma di società di persone che di capitali, la holding di famiglia può essere un utile strumento teso alla conservazione del patrimonio della famiglia. La scelta della tipologia societaria mediante la quale costituire una holding familiare varia profondamente in considerazione delle esigenze della famiglia stessa. Così, ad esempio, nel caso di famiglia composta da numerosi soggetti e con un considerevole patrimonio che vede la partecipazione anche in società estere, spesso viene utilizzata la forma di società per azioni. Tale fattispecie, come è evidente, non è tanto alternativa rispetto al trust di protezione ma rappresenta uno schema tipico in caso di protezione del patrimonio familiare in presenza di più società controllate, che renderebbero la creazione di un trust troppo complessa o sconveniente. Determinandosi il trasferimento a mezzo di negozio traslativo normalmente oneroso, l'intestazione fiduciaria è un mezzo che garantisce una certa protezione verso i terzi creditori della famiglia ma, per la sua natura obbligatoria, il pactum fiduciae è soggetto al pericolo di abuso del fiduciario: il fiduciario ben potrebbe essere inadempiente nei confronti dell'obbligo di ritrasferimento ed, in questo caso, si aprono diverse possibilità per il fiduciante. Il negozio fiduciario rappresenta uno strumento duttile e sicuro nei confronti dei terzi, ma la possibilità di abuso del fiduciario comporta il rischio intrinseco dell'inadempimento dell'obbligo di ritrasferimento e il fiduciante, perciò, potrebbe considerare altri mezzi più idonei ai suoi propositi. Vi è, poi, da fare un breve accenno anche alle società fiduciarie ed alle fondazioni di famiglia. Mentre le società fiduciarie svolgono attività di intestazione fiduciaria soprattutto in ambito mobiliare con riferimento ad azioni ed obbligazioni, dando comunque origine al fenomeno segregativo tipico di un trust, le fondazioni di famiglia sono complessi di beni destinati al perseguimento di uno scopo di pubblica utilità, ovvero gestiscono dei beni a vantaggio di una o più famiglie, con il solo effetto collaterale di creare vincoli di destinazione tendenzialmente perpetui. Le società fiduciarie sono normativamente previste dalla l n. 1966/1939 e dal TUF, invece le fondazioni di famiglia sono ammesse solo se costituite per la realizzazione di scopi di utilità sociale. La figura del fondatore della fondazione di famiglia, come è noto, è caratterizzata dal fatto che da questo soggetto parte l'impulso per la creazione di un ente con scopo altruistico ristretto a un ambito familiare. Dunque, la fondazione di famiglia risponde contestualmente a una duplice finalità: una altruistica tipica delle fondazioni perché di utilità sociale e una per così dire “egoistica” perché a beneficio solo di una o più determinate famiglie. Come per il trust anche la fondazione di famiglia può essere costituita con atto tra vivi e con il testamento, in quest'ultimo caso viene costituita dopo la morte del fondatore e in favore di soggetti appartenenti anche alla famiglia del de cuius, ma sempre nel rispetto dei diritti dei legittimari che possono agire con l'azione di riduzione in caso di lesione. Molti dubbi sono stati sollevati sulla questione se il fondatore possa gestire personalmente la fondazione, poiché generalmente l'amministrazione è affidata a uno o più amministratori che devono dare esecuzione all'atto costitutivo. A differenza del trust nella fondazione di famiglia il perseguimento di fini di interesse pubblico è essenziale per la validità dell'ente, ad esempio sono sicuramente valide le fondazioni di famiglia con lo scopo di soddisfare particolari condizioni di bisogno di uno o più nuclei familiari. Come nel trust il disponente può scegliere il beneficiario, anche nella fondazione di famiglia il fondatore può scegliere una o più famiglie beneficiarie dei vantaggi; la fondazione di famiglia, peraltro, non crea manifestamente un effetto per così dire “segregativo” del patrimonio come nel trust, ma certamente la costituzione di una fondazione fa sorgere una persona giuridica distinta dal fondatore, soprattutto sotto il profilo patrimoniale la fondazione gode di una autonomia patrimoniale perfetta (d.P.R. n. 361/2000). Non è da tacere che l'effetto di separazione patrimoniale nei due istituti deve essere coordinato con la disciplina dell'azione revocatoria (art. 2901 c.c.), per meglio dire entrambi gli istituti non tutelano il patrimonio se i negozi dispositivi pregiudicano le ragioni del ceto creditorio (Cass. civ, Sez. III, 6 luglio 2020, n. 13883).
Il trust di protezione ed il fondo patrimoniale
Come detto, il trust di protezione del patrimonio familiare trova scarsa applicazione in costanza di matrimonio, venendo spesso utilizzato l'istituto del fondo patrimoniale. Dall'entrata in vigore della l. n. 76/2016, inoltre, tale strumento può essere applicato anche nei casi di unioni civili. A prescindere dall'effetto segregativo, peraltro limitato nel fondo patrimoniale, e dallo scopo, molte sono le differenze con il trust di protezione. Differentemente dal trust, infatti, il fondo patrimoniale deve essere costituito per atto pubblico e può essere istituito anche da un terzo; la proprietà dei beni che costituiscono il fondo spetta ad entrambi i coniugi, salvo che non sia diversamente stabilito, e l'amministrazione di questi ultimi è regolata dalle norme relative alla comunione legale dei beni tra i coniugi, a differenza della grande duttilità del trust. Anche la disposizione dei beni in un fondo patrimoniale può subire le azioni revocatorie summenzionate per il trust, sebbene sia oggettivamente più difficile per i creditori dei singoli coniugi provare il consilium fraudis dell'atto di disposizione di beni nel fondo patrimoniale. Il più importante svantaggio, però, del fondo patrimoniale nei confronti del trust di protezione consiste nelle ipotesi di cessazione dello stesso fondo: l'annullamento, lo scioglimento e la cessazione degli effetti civili del matrimonio causano lo scioglimento del fondo patrimoniale. Il trust, al contrario, non essendo legato ad un istituto come il matrimonio o l'unione civile, può durare per un tempo determinato, sotto condizione, od anche a tempo indeterminato. D'altronde, vi è anche da considerare che «il trust che presenta maggiori punti di contatto con il fondo patrimoniale è il c.d. trust discrezionale, in cui viene lasciata al trustee la discrezionalità di individuare il o i beneficiari appartenenti ad una determinata categoria di soggetti, oltre che individuare quanto assegnare loro dell'intero reddito o parte di esso. Nel trust c.d. fisso, invece, i beneficiari sono già individuati a monte come titolari di un diritto equitativo di ricevere il reddito o il capitale» (S. Mazzeo, C. Iodice, Il regime patrimoniale della famiglia, Giuffrè, 2015). In conclusione, il fondo patrimoniale si traduce in uno strumento semplice, agevole e relativamente sicuro per coniugi o uniti civilmente che abbiano la necessità di separare dal proprio patrimonio quei beni che intendono destinare per la creazione della famiglia, ma presenta non pochi svantaggi: è poco duttile, gli atti di disposizione sono comunque revocabili, ha una durata legata a quella dello stesso matrimonio. Il trust, d'altro canto, è un istituto che garantisce, se elaborato con la giusta perizia, una protezione maggiormente aderente agli interessi di tutela della famiglia, in assenza di limiti oggettivi e soggettivi specifici, con rischi maggiori connessi, tuttavia, alla minore resistenza ad eventuali azioni oppositive di terzi creditori ed all'incertezza derivata dall'assenza di una specifica disciplina normativa. Esso si presta, quindi, ad essere utilizzato come strumento alternativo al fondo patrimoniale per disciplinare anche i rapporti tra conviventi more uxorio, tra loro e con i figli, e per tutelare la famiglia di fatto, soddisfacendone i bisogni. Casistica
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