Liberazione anticipata speciale e reati di cui all'art. 4-bis ord. pen.

01 Giugno 2016

È preclusa la possibilità di riconoscere il beneficio della liberazione anticipata speciale ai condannati per i reati di cui all'art. 4-bis ord. pen. anche qualora la relativa richiesta riguardi i semestri di pena già positivamente valutati ai fini del beneficio ordinario.
Massima

In seguito all'entrata in vigore della legge 10 del 21 febbraio 2014 (legge di conversione del d.l. 146/2013), è preclusa la possibilità di riconoscere il beneficio della liberazione anticipata speciale (c.d. Las) ai condannati per i reati ostativi di cui all'art. 4-bis ord. pen. anche qualora la relativa richiesta riguardi i semestri di pena già positivamente valutati ai fini della concessione del beneficio ordinario.

Il caso

L'interessato, detenuto presso la Casa circondariale di Tolmezzo, aveva formulato istanza di integrazione della liberazione anticipata con riguardo al periodo di pena espiata dal 1 gennaio 2010 al 22 febbraio 2014, per il quale il beneficio era già stato concesso nella misura ordinaria.

L'istanza si fondava sul disposto del comma 2, art. 4 d.l. 146/2013, che – in difetto della clausola eccettuativa relativa ai condannati per taluno dei delitti di cui all'art.4-bis, ord. pen. (presente, invece, nel comma 1 della medesima disposizione) – troverebbe applicazione anche con riguardo a tali condannati per quanto riguarda la possibilità di integrazione della liberazione anticipata già concessa nella misura ordinaria, con riferimento al triennio pregresso rispetto alla data di entrata in vigore della l. 10/2014. Fermo restando che, de futuro, a tali condannati resterebbe fruibile la sola detrazione di pena nella misura ordinaria stabilita dall'art. 54, ord. pen.

Il Magistrato di sorveglianza di Udine ha dichiarato inammissibile la richiesta. La decisione in commento prende le mosse dal presupposto secondo il quale la normativa contenuta nell'ordinamento penitenziario ha natura processuale e non sostanziale e, pertanto, come sostenuto anche da un consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, non troverebbe applicazione in riferimento ad essa il principio della retroattività della legge più favorevole al condannato, enunciato agli artt. 25, comma 2, Cost. e art. 2 c.p.

Nella materia penitenziaria, dunque, dovrebbe necessariamente farsi applicazione del principio tempus regit actum, con riferimento alla legge vigente al momento della decisione sull'istanza.

Il Decidente richiama, poi, a una pronuncia con la quale la suprema Corte sostiene che la disciplina della Las risulterebbe complessivamente illogica e asistematica qualora si accedesse all'interpretazione per cui anche ai condannati per taluno dei delitti ostativi di cui all'arrt. 4-bis, ord. penit., potrebbe essere riconosciuta de praeterito la maggiore detrazione di cui al comma 2, art.4, d.l. 146/2013. Dalla ratio legis si evincerebbe che l'assetto voluto dal legislatore con l'introduzione dell'istituto della Las, anche mediante il tormentato iter di conversione del d.l. 146/2013, mirerebbe ad escludere in toto i condannati per reati di particolare gravità – quali i delitti indicati nell'art. 4-bis, ord. pen. – dalla più generosa dimensione quantitativa del beneficio.

Infine, affrontando incidentalmente la questione relativa all'individuazione del momento rilevante cui va riferita l'ostatività dovuta alla espiazione dei delitti di cui all'art. 4-bis, ord. pen. – nella decisione in commento si afferma che, ai fini della concessione della liberazione anticipata speciale, è necessario verificare se l'istante, nei semestri pregressi oggetto della domanda, fosse o meno in espiazione di pena per un delitto ostativo. Nel caso in cui tale accertamento dia esito negativo, si potrebbe operare il c.d. scioglimento del cumulo materiale di pene per accertare l'ammissibilità della domanda di concessione della invocata integrazione in relazione ai reati non contenuti nell'art. 4-bis ord. pen. (sul punto nella sentenza in commento si richiama Cass. pen., Sez. I, 22 dicembre 2014, n. 1655).

La questione

Come noto l'art. 4 del d.l. 146/13 ha introdotto l'istituto della liberazione anticipata speciale (Las) in base al quale, per un periodo di due anni dall'entrata in vigore dello stesso decreto la detrazione di cui all'art. 54 ord. pen. è stata innalzata a settantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata.

Al secondo comma della citata norma si specifica che a coloro che dal 1° gennaio 2010 all'entrata in vigore della legge abbiano già usufruito della liberazione anticipata ordinaria potrà essere riconosciuta un'integrazione di trenta giorni per ogni semestre. Il successivo comma stabilisce, poi, che la detrazione in questione si applica anche ai semestri di pena in corso di espiazione alla data del 1 gennaio 2010.

In questo quadro generale si inseriva nel testo originario del decreto legge 146 del 2013, la previsione contenuta nel comma 4 dell'art. 4, contenente una specifica disciplina per i soggetti condannati per reati ostativi di cui all'art. 4-bis ord. pen. In essa si precisava che agli stessi la liberazione anticipata potesse esser concessa nella misura di settantacinque giorni per semestre soltanto nel caso in cui avessero dato prova, nel periodo di detenzione, di un concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della personalità.

La disposizione da ultimo richiamata è stata soppressa nell'iter di conversione del decreto. La legge 10 del 2014 prevede, oggi, una specifica preclusione per tale categoria di soggetti solo al primo comma dell'art. 4 che disciplina la richiesta della Las per il futuro. Nessuna indicazione è invece contenuta nel successivo comma, relativo all'eventuale richiesta di integrazione dello “sconto” per i periodi di pena già sofferti nei tre anni precedenti all'entrata in vigore della disciplina.

La problematica affrontata nella sentenza in commento trae origine proprio dalla conversione con modifiche dell'art. 4, d.l. 146/2013 operato con la l. 10/2014 e dalla lettura fornita alla normativa in esame dalla giurisprudenza maggioritaria.

L'originaria previsione dell'art. 4, comma 4, del d.l. 146/2013 (norma non convertita) aveva di certo una portata chiara e generale (dovendosi applicare tanto alle richieste de futuro che a quelle de praeterito); in seguito alla conversione in legge l'unica preclusione riguardante i condannati per reati di cui all'art. 4-bis (peraltro assoluta) è contenuta in riferimento alle richieste che riguardano il futuro.

Per tale ragione dalla lettura del testo oggi in vigore la disposizione che disciplina la richiesta di Las per il triennio precedente all'entrata in vigore della legge 10/2014 sembrerebbe applicabile indistintamente a tutti i condannati (per delitti comuni e per delitti ostativi) che abbiano già ottenuto il riconoscimento della liberazione anticipata nella misura ordinaria.

La sentenza in commento, viceversa, esclude tale eventualità in linea con l'orientamento maggioritario della Cassazione. Nella decisione, in particolare, si sottolinea che la preclusione opererebbe sia nel caso in cui la richiesta dell'integrazione della detrazione venga dopo l'entrata in vigore della legge di conversione sia nel caso in cui nella vigenza della legge del 2014 intervenga la sola decisione, pur in presenza di una richiesta avanzata prima dell'entrata in vigore della stessa.

Le soluzioni giuridiche

Le soluzioni offerte alla questione in esame sono piuttosto controverse. In giurisprudenza l'orientamento maggioritario ritiene che, con l'entrata in vigore della legge 10 del 2014, la normativa sulla Las non sia più applicabile nei confronti dei condannati per reati di cu all'art. 4-bis ord. pen. né per i periodi passati né per quelli futuri (sul punto si vedano, Cass. pen., Sez. I, 22 aprile 2015, n. 3523 e Cass. pen., Sez. I, 13 gennaio 2015, n. 4451). Se per quest'ultima eventualità, come detto, l'incipit del primo comma dell'art. 4 nella (versione “convertita”) non pare lasciar spazio ad alcun dubbio, diverse perplessità permangono, viceversa, in relazione alle richieste di integrazione relative ai periodi di carcerazione già sofferti. Le decisioni in questione volte ad escludere il riconoscimento del beneficio anche a tali ipotesi si fondano su una lettura “coordinata” del testo normativo secondo la quale la preclusione prevista al primo comma dell'art. 4 della legge 10/2014 dovrebbe estendersi per ragioni di coerenza sistematica anche all'ipotesi disciplinata dal successivo comma, circostanza che peraltro sarebbe possibile evincere anche dall'intenzione del Legislatore e dalla soppressione in sede di conversione del comma 4 del decreto 146/2013 (in questi termini Cass. pen., Sez. I, 19 dicembre 2014, n. 3130). Prendendo le mosse da tale assunto si precisa, poi, che la normativa penitenziaria avrebbe natura processuale e, pertanto, ad essa dovrebbe applicarsi il principio del tempus regit actum con riferimento al momento in cui deve adottarsi la decisione sull'istanza. In ogni caso, poi, pur volendo ipotizzare che le norme penitenziarie abbiano natura sui generis (né sostanziale né processuale), l'applicabilità della legge più favorevole, secondo tale indirizzo, resterebbe preclusa. Infatti, come precisato anche dalla Corte costituzionale, il fenomeno del successione di leggi nel tempo di cui all'art. 2 c.p. e art. 25 Cost. non può applicarsi in caso di mancata conversione per qualsiasi causa di un decreto legge (recante norma penale favorevole) e in caso di un decreto (avente analogo contenuto) convertito in legge con emendamenti che implichino mancata conversione in parte qua (Corte cost., 22 febbraio 1985,n. 51 sul punto, nello stesso senso, anche Cass. pen., Sez. I, 27 giugno 2014, n. 34073).

Al citato orientamento restrittivo si contrappone, tuttavia, un indirizzo minoritario meno restrittivo almeno in riferimento alle domande presentate prima dell'intervento della legge di conversione. Proprio in virtù di quanto stabilito dalla citata sentenza della Corte costituzionale, il beneficio della liberazione anticipata speciale andrebbe riconosciuto al condannato per un reato di cui all'art. 4-bisord. pen. se al momento della presentazione della domanda (e non al momento della decisione sulla stessa) era ancora in vigore la legge più favorevole. Secondo tale indirizzo è a quel momento che occorre far riferimento per valutare la sussistenza dellecondizioni di ammissibilità e dei presupposti di concedibilità del beneficio in coerenza con il principio di divieto di regressione incolpevole del trattamento penitenziario e in ragione della legittima aspettativa del condannato nella concessione del beneficio richiesto (Magistrato di sorveglianza di Vercelli, ordinanza del 19 giugno 2014). Si precisa, infatti, che L'attenta lettura della citata pronuncia della Corte Costituzionale n. 51/1985, comporta l'impossibilità di applicare retroattivamente la norma penale più mite contenuta nel decreto legge non convertito "solo" ai fatti commessi prima dell'entrata in vigore del decreto stesso. Ferma restando, al contrario, la necessità di applicare la norma più mite ai fatti cosiddetti concomitanti, ossia commessi sotto la vigenza del decreto, stante la prevalenza, sul disposto dell'art. 77, comma 3, Cost., del superiore ed irrinunciabile principio di irretroattività della legge penale più severa, sancito dall'art. 25, comma 2, Cost.

In dottrina l'orientamento che ritiene applicabile la Las, in presenza dei presupposti e delle condizioni di legge contenute nel d.l 146/2013, ai detenuti che hanno presentato la domanda nella vigenza del decreto legge appare prevalente. Le autorevoli voci che sostengono tale conclusione si spingono fino a sostenere che, anche con l'entrata in vigore della legge di conversione, la possibilità di riconoscere la Las per i semestri già trascorsi dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2013 per i quali sia stato già riconosciuta la liberazione anticipata ordinaria, non sarebbe affatto preclusa. Le limitazioni imposte dalla giurisprudenza sarebbero figlie di un'interpretazione sistematica audace se non persino arbitraria (tendente ad applicare analogicamente una norma sfavorevole) ed esplicitamente contrastante con la littera legis (sul punto si vedano in particolare GIOSTRA; RUARO).

La corrente dottrinaria in questione critica il punto di partenza da cui prende le mosse l'orientamento più restrittivo della giurisprudenza costituito dall'affermazione secondo cui alle norme che presiedono all'esecuzione della pena non potrebbe riconoscersi natura sostanziale. Contrariamene a quanto sostenuto nelle summenzionate pronunce, si rileva come l'art. 25, comma 2, Cost., possa trovare applicazione anche in caso di decreto non convertito o convertito con emendamenti implicanti mancata conversione parziale qualora, come nel caso di specie, il condannato per un reato di cui all'art. 4-bis ord. pen. abbia maturato i requisiti per accedere alla liberazione anticipata speciale nella vigenza provvisoria del decreto legge 146/2013. In tali casi la norma penale più favorevole dovrà ritenersi ultrattiva – in applicazione dello speciale beneficio di cui all'art. 4, comma 4, d.l. 146/2013 – successivamente estromessa dalla legge di conversione 10 del 2014.

Osservazione

L'istituto della Las e il relativo iter di conversione del decreto legge che ha introdotto tale beneficio straordinario nel nostro sistema penitenziario pongono questioni di rilievo sotto diversi aspetti.

Un primo profilo di interesse e di carattere generale attiene all'analisi delle ragioni che hanno indotto il legislatore ad adottare la citata misura. Nella presentazione del disegno di legge per la conversione del d.l. 146/2013 si precisa che la Las rientra fra gli istituti eccezionali volti a far fronte all'emergenza carceraria e che per tale motivo appare ragionevole che la stessa abbia una durata temporanea e proporzionata alla esigenza di un intervento di riduzione ragionata della popolazione carceraria imposta dalle decisioni della Corte costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Presentazione consultabile su www.camera.it). Tema che induce a riflettere, pur non potendo in questa sede approfondire l'argomento, sul drammatico connotato di emergenzialità che caratterizza ormai da anni la situazione delle nostre carceri e che istiga il nostro legislatore a continui interventi poco organici e coerenti.

Con specifico riferimento al contenuto della normativa in questione e alla soluzione offerta nella sentenza in commento, merita di essere evidenziato che, al fine di dirimere il dubbio circa la applicabilità della previsione contenuta all'art. 4, comma 2, d.l. 146/2013 anche ai condannati per reati di cui all'art. 4-bis ord. pen. la decisione in commento richiama interi passaggi della sentenza con la quale la suprema Corte ha negato che la norma di cui al comma due potesse avere autonomia rispetto al resto della disciplina (Cass. pen., Sez. I, 19 dicembre 2014, n. 3130).

Pur non condividendo espressamente alcuni passaggi motivazionali della sentenza della Cassazione (ed in particolare il richiamo alle disposizioni per il confezionamento degli atti legislativi), il Magistrato di Udine ritiene che la pronuncia in questione vada condivisa nella parte in cui afferma che, qualora si accedesse all'interpretazione secondo la quale anche ai condannati per taluno dei delitti ostativi di cui all'art. 4-bisord. pen. potrebbe essere riconosciuta de preterito la maggiore detrazione di cui al comma 2, art. 4 d.l. 146/2013, ci si troverebbe dinanzi ad una disciplina illogica e asistematica. In altri termini – si precisa nella motivazione della decisione - una volta accertato sul piano sistematico che la LAS non può trovare applicazione con riguardo ai condannati per delitti “ostativi”, tale assunto non può che essere tenuto fermo con riguardo a tutti i profili della disciplina speciale, senza che – su tale profilo – sia consentita alcuna distinzione all'interno delle partizioni in cui è distinta la norma.

Il rilevo non risulta pienamente convincente. Non appare condivisibile, anzitutto, l'impostazione generale secondo la quale la disciplina della Las perderebbe di sistematicità e di logica ove se ne consentisse l'applicazione per i reati ostativi solo in riferimento ai periodi pregressi. Si potrebbe sostenere, al contrario, che circoscrivere la limitazione in oggetto non sarebbe solo in linea con la lettera della legge ma consentirebbe anche di venire incontro alle finalità di riduzione ragionata della popolazione carceraria cui mira l'istituto speciale (sul punto si veda la citata presentazione del disegno di legge di conversione del d.l. 146/2013). Di certo con l'esclusione assoluta e generalizzata dal beneficio speciale dei condannati per qualunque dei reati di cui all'art. 4-bis ord. pen. tale obiettivo appare di più difficile realizzazione.

Non deve dimenticarsi, infatti, che la norma citata da ultimo contiene una disciplina assai articolata riguardante numerose fattispecie di reato assai eterogenee, per ognuna della quali è previsto uno specifico regime normativo (e non una preclusione indiscriminata) per l'ottenimento delle misure alternative alla detenzione diverse dalla liberazione anticipata ordinaria; unico beneficio, quest'ultimo, fruibile senza specifiche limitazioni anche da tali soggetti. Negare in maniera incondizionata ed assoluta per tutti i condannati per i delitti ivi richiamati il riconoscimento della LAS non parrebbe coerente con la stessa articolata disciplina di cui all'art. 4-bisord. pen. Meriterebbe in tal senso di esser valorizzato il passaggio della presentazione del disegno di legge per la conversione del decreto legge in cui si sottolinea che la concessione della speciale riduzione di pena comporta l'obbligo di un accertamento, di una motivazione più pregnante in riferimento ai condannati per i delitti di cui all'art. 4 bis, in quanto si è ritenuto di operare un bilanciamento tra l'esigenza di diminuire il sovraffollamento degli istituti di pena e le esigenze di sicurezza e tutela della collettività a fronte di delitti di elevato allarme sociale. L'esame caso per caso delle istanze provenienti dai detenuti per reati ostativi parrebbe in effetti in linea con il principio generale di individualizzazione della pena e di certo più coerente con il sistema penitenziario rispetto all'esclusione indiscriminata prospettata dalla giurisprudenza maggioritaria.

In definitiva l'assunto sostenuto nella sentenza in commento appare suggerito da una lettura forzata della norma in esame (l'art. 4 d.l. 146/2013) fornita dalla giurisprudenza di legittimità ma non del tutto condivisibile. Contrariamente a quanto sostenuto in tali decisioni, negare in caso di condanna per reati ostativi in maniera indiscriminata l'applicazione della Las, anche in relazione alle istanze relative ai semestri già trascorsi per i quali è stato riconosciuto il beneficio nella sua dimensione ordinaria, pare porsi in stridente contrasto con le finalità del d.l. 146/2013, oltre che con l'articolata normativa di cui all'art. 4-bis ord. pen. e con il principio di individualizzazione della pena e con la funzione rieducativa della stessa. Già in precedenza la Consulta aveva rilevato che le diverse valutazioni di carattere generale e preventivo, operate dal legislatore in ordine alla previsione di misure alternative alla detenzione o di benefici penitenziari, non possono incidere negativamente sui risultati già utilmente raggiunti dal condannato, con la conseguenza che, nell'ipotesi di una sopravveniente normativa che escluda dal beneficio una categoria di soggetti, l'applicazione della nuova restrizione a chi aveva maturato le condizioni per godere del beneficio rappresenta una brusca interruzione dell'iter rieducativo, alla quale non corrisponde un comportamento colpevole del condannato (Corte cost., 16 marzo 2007, n. 79).

Guida all'approfondimento

BRONZO, Problemi della « ;liberazione anticipata speciale ;», in Arch. pen., 2, 2014, 2, p. 619;

CECCHINI, 'Svuota-carceri' e liberazione anticipata speciale: decreto legge non convertito e successione di leggi penali nel tempo, in Dir. pen. cont.;

GIOSTRA, I delicati problemi applicativi di una norma che non c'è (a proposito di presunte ipotesi ostative alla liberazione anticipata specuiale), in Dir. pen. cont.;

RUARO, L'indebita estensione della clausola che preclude la liberazione anticipata speciale ai condannati “socialmente pericolosi”, in, Riv. It. Dir. e proc. Pen., 3, 2015.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario