Potere devolutivo del tribunale del riesame: un orizzonte già “avvistato” dalla giurisprudenza

Enrico Campoli
02 Dicembre 2015

Le recenti modifiche (legge 47/2015) degli artt. 309, comma 9, c.p.p e art. 292, comma 2, lett. c) e c-bis), c.p.p. non hanno mutato la natura del regime devolutivo affidato al tribunale del riesame: quest'ultimo conserva, difatti, il potere-dovere di integrazione della motivazione del provvedimento impugnato, anche con ragioni diverse da quelle esposte con lo stesso.
Massima

Le recenti modifiche (legge 47/2015) degli artt. 309, comma 9, c.p.p e art. 292, comma 2, lett. c) e c-bis), c.p.p. – il cui testo è stato interpolato dal parametro della autonoma valutazione – non hanno mutato la natura del regime devolutivo affidato al tribunale del riesame: quest'ultimo conserva, difatti, il potere-dovere di integrazione della motivazione del provvedimento impugnato, anche con ragioni diverse da quelle esposte con lo stesso, fermo restando la sanzione della nullità, rilevabile d'ufficio, in presenza di un'assoluta mancanza di motivazione e/o di un'autonoma valutazione dei presupposti della cautela.

Il caso

Il Gip territorialmente competente rinnova, ex art. 27 c.p.p., l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di un indagato.

Quest'ultimo adisce il tribunale del riesame lamentando la violazione dell'art. 292, comma 2, lett. c) c.p.p., così come novellato dalla legge 47/2015, laddove il giudice per le indagini preliminari ha dato luogo ad una mancanza della motivazione in ordine alla sussistenza delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza nei confronti di un indagato ultrasettantenne (art. 275, comma 4, c.p.p.).

Il tribunale del riesame rigetta la questione sollevata affermando che la eventuale mancanza di motivazione riguardo alle esigenze cautelari di cui all'art. 275, comma 4, c.p.p. non comporta alcun profilo di nullità non solo perché tale articolo non ha subito alcuna modifica dalla legge 47/2015 ma anche in forza del fatto che, pur in seguito all'intervento del legislatore, il potere di integrazione della motivazione in capo all'organo di gravame resta intatto, fatti salvi i casi di assoluta mancanza di motivazione ovvero di autonoma valutazione.

La questione

Il regime devolutivo affidato al tribunale del riesame. Com'è noto, l'art. 309, comma 9, c.p.p. nel delineare i poteri del tribunale del riesame in merito al provvedimento impugnato – parte che non ha subito alcuna innovazione dalla legge 47/2015 – prevede, espressamente, anche quello di confermarlo per ragioni diverse da quelle indicate nella motivazione del provvedimento stesso.

Lo sviluppo giurisprudenziale, faticosamente sedimentatosi nel corso degli anni, è giunto ad impedire l'allargamento dello spazio d'intervento di tale potere-dovere integrativo in capo al tribunale del riesame non solo ai casi di motivazione apparente bensì anche a tutte quelle situazioni in cui è ravvisabile un appiattimento acritico da parte del giudice sulle tesi della pubblica accusa che svelasse l'assenza di ogni elaborazione “propria” dei presupposti della cautela.

In giurisprudenza, ci si è molto affannati nell'individuare il campo delle motivazioni apparenti ovvero di quelle per relationem, patologie dell'atto entrambe dirette involgenti la professionalità del giudice: superficiale nel primo caso, gravemente negligente nel secondo.

In sede disciplinare le Sezioni unite della Corte di cassazione, – (Cass. civ., Sez. un.,n. 10627/2014 : In tema di illeciti disciplinari riguardanti i magistrati, il recepimento letterale in un provvedimento giudiziario delle considerazioni contenuti negli atti di una o entrambe le parti del processo è consentito se fatto per ragioni di economia processuale e di semplificazione, in funzione dell'accorciamento dei tempi di redazione, sempreché la riproduzione sia manifesta e la motivazione sia comunque supportata, pur se in modo non prevalente, da idonei spunti critici di ragionamento logico-giuridico propri del giudice, non potendosi risolvere nel mero assorbimento dell'atto di parte mediante ricopiatura, scannerizzazione e/o uso dello strumento informatico del “copia/incolla”.

Nella specie il giudice per le indagini preliminari aveva adottato l'ordinanza applicativa di misura cautelare limitandosi a riprodurre integralmente il testo della corrispondente richiesta formulata dal P.M., senza alcuna virgolettatura ed in assenza di vaglio critico) – hanno confermato condanne emesse dalla Sezione disciplinare del C.S.M., (C.S.M., Sezione disciplinare, n. 87/2013: Qualora il magistrato sia responsabile dell'illecito disciplinare nell'esercizio delle sue funzioni per emissione di provvedimenti privi di motivazione, ovvero la cui motivazione consiste nella sola affermazione della sussistenza dei presupposti di legge, senza indicazione degli elementi di fatti dai quali tale sussistenza risulti, quando la motivazione è richiesta dalla legge, per avere, in qualità di giudice per le indagini preliminari adottato un'ordinanza applicativa di una misura cautelare limitandosi a riprodurre integralmente il testo della corrispondente richiesta formulata dal pubblico ministero, l'assenza di precedenti disciplinari, consente di applicare la sanzione della censura), in casi in cui il giudice aveva omesso di dar luogo ad un'elaborazione autonoma dei presupposti della cautela, abdicando al suo stesso ruolo ed adottando motivazioni non integrabili ovvero prive di qualsiasi autonoma elaborazione.

Queste patologie dell'atto, aventi ad oggetto la inadeguatezza professionale del giudice, hanno trovato, nel corso degli anni, sempre maggiore spazio di trattazione in sede di legittimità in seguito all'uso, massivo, delle tecnologie da parte della magistratura (copia ed incolla; scannerizzazione; utilizzo degli atti trasmessi a mezzo dei sistemi Tiap; ecc.).

Le modifiche della legge 47/2015. La recente novella dell'art. 309, comma 9, c.p.p. ha delimitato il perimetro normativo dell'effetto devolutivo affidato all'organo di gravame, effetto che fino ad oggi era privo di un confine certo e che, nel corso degli anni, la giurisprudenza si è sforzata di individuare.

Il legislatore, invero, si è limitato a recepire normativamente principi di diritto già affermati in sede di legittimità, sancendo quale confine invalicabile quello della assoluta mancanza di motivazione e/o della mancanza dell'autonoma valutazione.

Fermo restando, pertanto, il potere devolutivo in capo all'organo di gravame – e ciò a differenza di quanto proposto dalla Commissione Canzio che intendeva eliminarlo del tutto – quest'ultimo mai può andare a colmare l'assenza della motivazione o dell'autonoma valutazione.

Una motivazione incompleta potrà trovare integrazione, una motivazione non autonoma mai : nel primo caso supplisce l'organo di gravame, nel secondo tale possibilità è esclusa in radice.

Sarà compito, anche questa volta, della giurisprudenza essere ancor più certosina nel creare una griglia di valutazione attenta a stabilire in cosa si sostanzi esattamente un'assenza di motivazione e/o di autonoma valutazione affidandosi, come base di partenza, alle elaborazioni sin qui svolte in merito alla motivazione apparente.

Com'è facile evincere dalle interpolazioni della norma le novità attengono a tutti gli aspetti riguardanti la applicabilità delle misure cautelari personali, laddove coniugati in relazione sia ai parametri di cui agli artt. 273, 274, 275, 275-bis c.p.p. che riguardo alle prospettazioni svolte in difesa dell'indagato (fascicolo del difensore; indagini difensive; memorie di parte; richieste di interrogatorio non prese in considerazione da parte del pubblico ministero; etc.)

Per nulla casualmente il legislatore ha fatto salvo l'elemento della esposizione degli elementi di fatto, che ben potrà essere ripreso, pedissequamente, dalla richiesta del pubblico ministero purché la riproduzione sia evidente, la stessa non escluda aspetti difensivi acquisiti agli atti e soprattutto sia seguita da un'autonoma (e tangibile) valutazione del giudice, quantomeno tale da poter poi essere integrata – anche con ragioni diverse – da parte dell'organo di impugnazione.

Le soluzioni giuridiche

Sono stati affermati, dai supremi giudici di legittimità, nella decisione in commento, i seguenti principi di diritto :

La novella introdotta dalla legge 47 del 2015 all'art. 309, comma 9, c.p.p. non ha introdotto alcun divieto per il Tribunale del riesame ad integrare la motivazione del provvedimento impugnato, laddove ciò abbia a specifico riguardo i presupposti della cautela.

Il limite al potere devolutivo riconosciuto all'organo di gravame va individuato nella assoluta mancanza di motivazione riguardo ai presupposti della cautela, ipotesi quest'ultima sintonica rispetto a quella della mancata autonoma valutazione.

Per motivare la sussistenza delle eccezionali esigenze cautelari di cui all'art. 275, comma 4, c.p.p. non v'è necessità di ricorrere a formule sacramentali risultando idoneo far riferimento a specifici rischi di recidiva, quest'ultimi desumibili da parametri oggettivi (gravità e modalità del fatto) e soggettivi (reiterazione, a distanza di un solo anno dal precedente arresto, di analoga condotta).

Osservazioni

Le conclusioni cui è giunta la sentenza in commento – nella loro efficace stringatezza – appaiono assolutamente condivisibili laddove smorzano in gola facili entusiasmi riguardo alla “rivoluzione” decantata da alcuni in merito ai poteri sanzionatori ora affidati all'organo del riesame riguardo ai provvedimenti in materia di libertà personale.

Una volta ribadito, infatti, che il potere devolutivo in capo al tribunale del riesame non ha subito alcuna innovazione riguardo alla possibilità di confermare il provvedimento impugnato anche per ragioni diverse da quelle illustrate nello stesso va registrata la novità dell'essere stato inglobato nella legge quello che prima era un confine stabilito dalla giurisprudenza.

Solo la mancanza di motivazione riguardo ai presupposti della cautela e, parallelamente, la mancanza di un'autonoma valutazione riguardo agli stessi, consentono l'annullamento, rilevabile d'ufficio, dell'ordinanza genetica, mancanza che, però, non può essere individuata, ad esempio, nel non avere utilizzato il giudice espressioni “sacramentali” riguardo alla sussistenza della eccezionalità richiesta dalla legge in materia di cautele ex art. 275, comma 4, c.p.p.

Laddove, difatti, il giudice nel provvedimento impugnato ha individuato le concrete ed attuali ragioni – sia di natura soggettiva che oggettiva – atte a fondare il pericolo di recidiva ben si può ricavare dalla loro illustrazione quella eccezionalità richiesta dalla legge per l'applicazione della custodia in carcere nei confronti di un soggetto ultrasettantenne.

Il potere di annullamento, pertanto, va declinato in senso sostanziale sindacando non l'assenza di formali espressioni rafforzative dei presupposti della cautela bensì andando a valutare, nello specifico, quelle situazioni in cui la motivazione, in concreto, non è adeguata ovvero non costituisce il frutto della elaborazione critica da parte del giudice bensì rappresenta – graficamente o meno – il precipitato di una apparente e fittizia condivisione, a mezzo di clausole di stile, della richiesta dell'ufficio del pubblico ministero (e, nella peggiore delle ipotesi, dell'attività di polizia giudiziaria).

Questo della giurisprudenza di legittimità è solo il primo approccio ad un tema, – quello del perimetro dei confini del potere devolutivo affidato all'organo di impugnazione –, che sarà sicuramente oggetto di tanti, ed ulteriori, ragguagli.

Una motivazione incompleta potrà continuare ad essere integrata dall'organo di impugnazione mentre quest'ultimo dovrà astenersi da ogni intervento dinanzi ad una motivazione apparente ovvero ad una valutazione non autonoma da parte del giudice.

Cosa accadrà, invece, allorquando l'ordinanza genetica presenterà delle inadeguatezze motivazionali solo riguardo alla posizione di alcuni indagati e/o di alcune imputazioni ed, ancor di più, come dovrà comportarsi l'organo di gravame in presenza di una concorsualità motivata adeguatamente solo per alcuni degli indagati e non per altri?

Potrà l'organo di gravame integrare tali lacune motivazionali (in quanto incomplete ma non rispetto al tutto) o dovrà pronunciare nullità parziali?

Guida all'approfondimento

Paola Borrelli, Una prima lettura delle novità della legge 47 del 2015 in tema di misure cautelari personali, in Dir. pen. cont.

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