Sull'aggravante dei futili motivi

03 Agosto 2017

I motivi futili sono individuabili nel caso in cui la determinazione criminosa sia stata indotta da uno stimolo esterno di tale levità, banalità e sproporzione, rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l'azione criminosa e da potersi considerare, più che una causa determinante dell'evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento.
Massima

I motivi futili sono individuabili nel caso in cui la determinazione criminosa sia stata indotta da uno stimolo esterno di tale levità, banalità e sproporzione, rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l'azione criminosa e da potersi considerare, più che una causa determinante dell'evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento.

Il caso

Con la sentenza impugnata la Corte d'appello di Palermo, in accoglimento del gravame proposto dal P.G. per pena mite, ha parzialmente riformato la decisione di condanna in primo grado nei confronti degli imputati per il delitto di lesioni aggravate dai futili motivi, inasprendo la pena inflitta, confermando nel resto il provvedimento, appellato incidentalmente anche dalla difesa degli imputati riguardo alla ritenuta aggravante dei futili motivi.

In particolare gli imputati, militanti un'area di estrema sinistra, riunitisi in un gruppo molto numeroso e armato, avevano malmenato brutalmente alcuni appartenenti di un centro sociale di estrema destra, «per ragioni sicuramente legate alla loro militanza in gruppi ideologizzati in contrasto tra loro».

Avverso la sentenza ha proposto ricorso la difesa degli imputati per i seguenti motivi:

  • errata applicazione dell'aggravante dei futili motivi sotto il profilo della violazione di legge e del vizio di motivazione;
  • illogicità della motivazione.

La Corte di cassazione annullava la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte d'appello di Palermo per nuovo esame.

La questione

La Corte di cassazione con la pronuncia in esame torna sulla nozione di futile motivo consolidando il proprio orientamento giuridico espresso nella sentenza del 12 gennaio 2016, n. 864 ove la prima Sezione penale ribadiva che «[…] in tema di circostanze aggravanti il motivo deve qualificarsi futile quando la determinazione delittuosa sia stata causata da uno stimolo esterno cosi lieve, banale e sproporzionato, rispetto alla gravità del reato, ovvero privo di quel minimo di consistenza che la coscienza collettiva esige per operare un collegamento logicamente accettabile con l'azione commessa, da apparire, per la generalità delle persone, assolutamente insufficiente a provocare l'azione delittuosa, tanto da poter considerarsi, più che una causa determinante dell'evento, un pretesto o una scusa per l'agente di dare sfogo al suo impulso criminale Per motivo abietto si intende, invece, quello turpe, ignobile, che rivela nell'agente un grado tale di perversità da destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità, nonché quello spregevole o vile, che provoca ripulsione ed è ingiustificabile per l'abnormità di fronte al sentimento umano […]».

Nel caso specifico però la Cassazione ha rilevato come i giudici di merito, nell'affermare integrata l'aggravante di cui all'art. 61, n. 1 c.p., si siano limitati a considerare la condotta messa in atto dagli imputati come «grave e vile, […] espressione di inciviltà e di ignobili sentimenti» e a rilevare l'appartenenza ad un gruppo politico estremista, senza addurre alcun ulteriore elemento significativo.

Alla luce di tali considerazione la Cassazione ha annullatoa con rinvio ad altra sezione della Corte d'appello di Palermo per nuovo esame che tenga conto delle indicazioni di cui alle motivazioni addotte in sentenza.

Le soluzioni giuridiche

La Cassazione con la pronuncia de quo ha confermato il proprio orientamento giurisprudenziale che, nel corso dell'ultimo ventennio, ha parzialmente ridefinito il criterio da seguire per ritenere sussistente l'aggravante di cui all'art. 61 n. 1 c.p. Esso è culminato negli ultimi anni in una sorta di revirement giurisprudenziale. Ai fini dell'esegesi dell'aggravante in questione, per motivo deve intendersi la causa psichica della condotta, cioè l'impulso, la molla che ha indotto il soggetto ad agire o ad omettere di agire, mentre futile è considerato il motivo che appaia, in base ad un determinato parametro di valutazione, del tutto sproporzionato rispetto al reato cui ha dato origine.

Osservazioni

Nell'applicare l'aggravante di cui all'art. 61 n. 1 appare indispensabile che il giudice effettui un prudente apprezzamento attraverso una completa e puntuale valutazione di tutte le circostanze del caso concreto, onde determinare se il comportamento tenuto dal reo debba considerarsi futile secondo il parametro di riferimento individuato nella condotta dell'agente modello. L'utilizzo, quale termine di paragone, di un vero e proprio agente modello parrebbe in effetti la strada migliore per garantire un'applicazione della norma che sia aderente alle caratteristiche soggettive del reo, atteso che ad una tale categoria può farsi riferimento tutte le volte in cui il giudice sia chiamato ad effettuare la propria valutazione.

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