Responsabilità da sinistri stradali e malore improvviso del conducente ancora al vaglio della Cassazione

Sergio Beltrani
03 Settembre 2015

In tema di omicidio colposo determinato dalla perdita di controllo di un autoveicolo, nel caso in cui venga prospettata dalla difesa dell'imputato la tesi del malore, il giudice di merito può correttamente disattenderla qualora manchino elementi concreti capaci di renderla plausibile e siano presenti elementi idonei a far ritenere che la perdita di controllo del veicolo sia stata determinata da un altro fattore non imprevedibile, che avrebbe dovuto indurre il conducente a desistere dalla guida.
Massima

In tema di omicidio colposo determinato dalla perdita di controllo di un autoveicolo, nel caso in cui venga prospettata dalla difesa dell'imputato la tesi del malore, il giudice di merito può correttamente disattenderla qualora manchino elementi concreti capaci di renderla plausibile e siano presenti elementi idonei a far ritenere che la perdita di controllo del veicolo sia stata determinata da un altro fattore non imprevedibile, che avrebbe dovuto indurre il conducente a desistere dalla guida. (Nella fattispecie la S.C. ha affermato che la dedotta crisi ipoglicemica, dovuta al diabete mellito di tipo 2 di cui era affetto l'imputato, non poteva condurre all'esclusione della responsabilità per il sinistro occorso, essendo al medesimo ascrivibile la responsabilità di essersi posto alla guida proprio nelle ore in cui era più alto il rischio del verificarsi delle menzionata crisi ipoglicemica, tra l'altro viaggiando anche a velocità elevata).

Il caso

L'imputato era stato assolto in appello (in riforma della condanna riportata in primo grado) dai reati di omicidio colposo e lesioni gravi colpose (che gli erano contestati perché, alla guida della sua autovettura, mentre percorreva una strada statale, viaggiando alla velocità di circa 85 chilometri orari in un tratto di strada con limite di 50 ed omettendo di tenere rigorosamente la destra, aveva perduto il controllo del veicolo ed aveva invaso l'opposta corsia di marcia, collidendo semifrontalmente con una autovettura che viaggiava nell'opposta direzione; in conseguenza dell'urto, il conducente di quest'ultima era deceduto e le tre persone trasportate avevano riportato lesioni gravi) con la formula perché il fatto non costituisce reato.

Il Tribunale aveva ritenuto che il sinistro fosse ascrivibile a colpa dell'imputato, sia in ragione della velocità di marcia tenuta sia perché la tesi difensiva, secondo la quale l'imputato, affetto da diabete mellito di tipo 2, aveva perduto il controllo della guida a causa di una crisi ipoglicemica con perdita di coscienza, non escludeva l'elemento soggettivo del reato in quanto l'imputato, che risultava essere un paziente poco ligio nel comportamento alimentare, era spesso soggetto nelle ore pomeridiane a crisi ipoglicemiche e ciononostante si era posto alla guida del veicolo in condizioni di consapevole rischio, perdipiù viaggiando a velocità anche elevata.

La Corte di appello aveva, invece, appunto assolto l'imputato, osservando che l'ipotesi diagnostica espressa dal medico del pronto soccorso non aveva consentito di escludere che il sinistro fosse avvenuto per essere stato l'imputato colto da malore: tra le varie ipotesi compatibili con lo stato patologico del paziente vi era, infatti, quella che egli fosse stato colto da un attacco ischemico e non vi era prova certa che il malore fosse stato, invece, provocato da una cattiva gestione delle cure che l'imputato praticava per il diabete.

Il P.G. territoriale aveva proposto ricorso per cassazione denunciando violazione di legge e vizio di motivazione, lamentando che la riforma della condanna riportata dall'imputato in primo grado era dipesa da approssimazione del giudizio ed omessa considerazione critica della carenza di risultanze diagnostiche, sulla base di elementi congetturali se non apodittici: il giudice di appello avrebbe trascurato di verificare se, nella fase antecedente il sinistro, si fossero verificati comportamenti anche omissivi da potersi porre in correlazione con lo stato di incoscienza, ovvero se quest'ultimo fosse in concreto prevedibile e prevenibile da parte dell'agente; la Corte di appello avrebbe, inoltre, preso in considerazione unicamente la valutazione espressa dal medico del pronto soccorso, riportando in modo sommario le risultanze processuali, “ampiamente argomentate in primo grado proprio con riguardo alla sintomatologia individuata nel paziente, che aveva certamente riportato un trauma toraco-addominale ed un trauma cranico-commotivo, da cui si era esteso l'iniziale campo di indagine diagnostica anche con riguardo ad un ipotetico attacco ischemico transitorio, rimasto però privo di dati clinici concreti”.

La questione

La Corte di cassazione si è trovata a dover valutare quale tra le due ipotesi sulle cause del malore che aveva cagionato il sinistro fosse maggiormente accreditata dalle acquisite risultanze e, con riferimento alla dedotta crisi ipoglicemica, dovuta secondo la difesa al diabete mellito di tipo 2 di cui era affetto l'imputato, se sussistessero margini di rimproverabilità per un avvenimento in ipotesi prevedibile e prevenibile.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di cassazione, dopo aver riepilogato le risultanze istruttorie, ha evidenziato che l'argomentazione posta a fondamento dell'assoluzione dalla Corte di appello (a parere della quale non poteva escludersi che il sinistro fosse avvenuto per un malore del conducente), era meramente congetturale e non fondata su alcuna concreta emergenza istruttoria, in assenza del dato clinico di un valore del tasso glicemico inferiore alla norma; non si era, inoltre, tenuto conto dell'eccessiva velocità di marcia tenuta dall'imputato.

Con riguardo a quest'ultimo punto, la Corte di appello non si era correttamente conformata al consolidato orientamento della Corte di cassazione, per il quale è possibile ricondurre causalmente l'evento alla condotta colposa dell'imputato anche sulla base del comportamento antecedente rispetto alla materiale condotta di guida, tale da denotare la violazione di elementari regole di prudenza che devono assistere la stessa scelta di porsi alla guida di un veicolo: in materia di circolazione stradale può, infatti, costituire condotta colposa causalmente determinante nella verificazione di un sinistro – come si può desumere dalla attenzione posta dal legislatore alla pericolosità della guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti – anche la scelta di porsi alla guida di un veicolo in condizioni psico-fisiche non idonee a garantire il controllo del mezzo.

Si è, conclusivamente ribadito che, in tema di omicidio colposo determinato dalla perdita di controllo di un autoveicolo, il giudice può disattendere la tesi difensiva del malore improvviso in assenza di elementi concreti capaci di renderla plausibile ed in presenza, peraltro, di elementi idonei a far ritenere che la perdita di controllo del veicolo sia stata determinata da altro fattore non imprevedibile che avrebbe dovuto indurre il conducente a desistere dalla guida.

In applicazione del principio, ed in considerazione del riscontrato deficit motivazionale, la sentenza (assolutoria) impugnata è stata annullata con rinvio per nuovo giudizio.

Osservazioni

La decisione risulta in linea con le consolidate applicazioni della giurisprudenza in tema di malore improvviso.

Secondo l'insegnamento tradizionale (Cass. pen., Sez. IV, n. 5952/1989), in tema di reati colposi connessi alla circolazione stradale, non è sufficiente che il conducente assuma di aver perduto il controllo del veicolo per un improvviso malore, perché il giudice sia tenuto a compiere indagini per l'accertamento delle sue condizioni di salute al momento del fatto, dovendosi piuttosto presumere in mancanza di allegazione di elementi specifici su cui impostare una qualsiasi indagine medico-legale, che la condotta del soggetto normalmente capace sia riferibile a distrazione, a colpo di sonno o comunque ad un'attività cosciente e volontaria e quindi liberamente determinata.

Qualora venga prospettata dall'imputato la tesi difensiva del malore improvviso (che un orientamento inquadra nella nozione di infermità incidente sulla capacità intellettiva e volitiva del soggetto come prevista dall'art. 88 c.p., e/o comunque riconduce alla c.d. suitas, non all'ipotesi di caso fortuito ex art. 45 c.p.: Cass. pen., Sez. IV, 20 maggio 2004, n. 32931), si ritiene che il giudice di merito possa correttamente disattenderla in assenza di elementi concreti capaci di renderla plausibile (ad esempio l'età o le condizioni psico-fisiche dell'imputato) ed in presenza, peraltro, di elementi idonei a far ritenere che la perdita di controllo del veicolo sia stata determinata da un altro fattore non imprevedibile, quale un improvviso colpo di sonno dovuto ad uno stato di spossatezza per lunga veglia, che avrebbe dovuto indurre il conducente a desistere dalla guida.

Considerato che l'ipotesi alternativa avvalorata dalla Corte di appello risultava meramente congetturale (poiché non congruamente accreditata dalle acquisite risultanze) ed era quindi, allo stato, insuscettibile di integrare gli estremi del ragionevole dubbio che avrebbe potuto legittimare, ex art. 533 c.p.p., un verdetto assolutorio, la Corte di cassazione ha valorizzato il rilievo che le condizioni di salute del conducente (delle quali egli era all'evidenza consapevole) avrebbero dovuto, in ipotesi, indurlo a non mettersi alla guida nelle ore pomeridiane (nelle quali era maggiormente a rischio di crisi ipoglicemiche) e comunque a tenere una condotta di guida più prudente (evitando di viaggiare a velocità elevata).

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