Infedeltà patrimoniale. Anche il socio receduto può proporre querela

Redazione Scientifica
05 Settembre 2016

La Corte di cassazione, Sez. V, con sentenza n. 35384 (depositata il 23 agosto 2016) ha dichiarato che anche il socio receduto è legittimato a proporre querela per il reato di infedeltà patrimoniale potendo questi qualificarsi come persona offesa del suddetto delitto.

La Corte di cassazione, Sez. V, con sentenza n. 35384 (depositata il 23 agosto 2016) ha dichiarato che anche il socio receduto è legittimato a proporre querela per il reato di infedeltà patrimoniale potendo questi qualificarsi come persona offesa del suddetto delitto.

Spiegano nella sentenza i giudici di legittimità che dato il rilievo dell'appartenenza alla compagine sociale al momento in cui l'amministratore ha compiuto l'atto infedele, è evidente che il socio receduto non perde al momento dello scioglimento (nei suoi confronti) del rapporto sociale la qualità di parte offesa e, conseguentemente, la legittimazione a proporre la querela, atteso che il fatto genetico illecito (costituente reato) produttivo di un pregiudizio nella sua sfera giuridica si è verificato ben prima della sua uscita dalla società e ciò a prescindere dal fatto che la quantificazione concreta del danno si appalesi solo all'atto della liquidazione della quota. Per queste ragioni il socio receduto ma componente della compagine sociale al momento della commissione dell'atto di infedeltà non può considerarsi soggetto terzo estraneo ed è pertanto legittimato a proporre querela.

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