Sulla configurabilità del reato di tratta di persone. La strage dei migranti di Lampedusa

06 Novembre 2015

Sotto il profilo oggettivo, mentre l'art. 600 c.p. punisce chi contribuisce a rendere una persona schiava dell'altra, ossia parificabile ad un oggetto, ad esempio vendendola, cedendola gratuitamente o prestandola a terzi, o assoggettandola continuativamente al fine dello sfruttamento sessuale o lavorativo; con l'art. 601 c.p. (Tratta di persone) si sanziona chi di quella stessa situazione di sudditanza.
Massima

Sotto il profilo oggettivo, mentre l'art. 600 c.p. punisce chi contribuisce a rendere una persona schiava dell'altra, ossia parificabile ad un oggetto, ad esempio vendendola, cedendola gratuitamente o prestandola a terzi, o assoggettandola continuativamente al fine dello sfruttamento sessuale o lavorativo; con l'art. 601 c.p. (Tratta di persone) si sanziona chi di quella stessa situazione di sudditanza, che magari ha contribuito a creare, si approfitta per disporre di un essere umano con la massima discrezionalità, decidendo dove questo deve vivere, per quanto tempo e quando deve spostarsi all'interno dello Stato.

Il caso

Nelle prime ore del 3 ottobre del 2013 la guardia costiera di Lampedusa lanciava un'operazione di salvataggio su larga scala dopo che un peschereccio proveniente dalla Libia e carico di migranti africani, aveva preso fuoco, affondando. Si calcola che il numero delle vittime, quasi tutte di nazionalità eritrea, sia stato di trecentosessantasei e che i superstiti siano stati centocinquantasei.

A fronte di tale antefatto storico, lungi dal riguardare le cause della tragedia, il processo si incentrava, in realtà, sulle sorti di un cittadino somalo, che veniva accusato di gravi fatti sostanzialmente verificatisi, secondo la prospettiva accusatoria, in Eritrea, in Sudan, in Libia ed in altre località del continente africano.

In particolare, al cittadino somalo si contestava di avere fatto parte di un'associazione criminale armata che, intercettato un gruppo di 130 persone di nazionalità eritrea nel deserto tra il Sudan e la Libia, le avrebbe sequestrate, trasportate a Sabha (Libia), maltrattate, picchiate, commesso violenza sessuale sulle donne, ecc. … Sicché, in concorso con ignoti, venivano enucleati a carico dell'imputato una serie di reati (da quello di associazione per delinquere al sequestro di persona a scopo di estorsione, alla tratta di persone aggravata dalla “transanazionalità”, alla violenza sessuale aggravata, oltre al reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina).

Nonostante il clamore suscitato a livello mondiale dalla tragedia in mare del 3 ottobre 2013, gli sbarchi irregolari nell'isola di Lampedusa proseguivano e, in occasione dello sbarco del 25 ottobre 2013, una volta che i migranti venivano trasferiti all'interno del centro di prima accoglienza, durante le prime operazioni di inserimento, si verificava che uno degli ospiti (successivamente identificato nell'imputato) veniva aggredito dagli altri stranieri.

Da qui scaturivano le indagini che portavano al processo nei confronti del suddetto soggetto.

Il Gip presso il tribunale di Palermo con ordinanza del 3 gennaio 2014 accoglieva la richiesta del P.M. e disponeva di procedere all'incidente probatorio di otto cittadini eritrei. Sicché si assumeva la testimonianza di sette migranti (uno di essi non era più rintracciabile), con le forme assistite di cui all'art. 197-bis c.p.p., in quanto indagati in un procedimento connesso per il reato di cui all'art. 10-bis del d.lgs. 286/1998 (ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato).

I testimoni riconoscevano l'imputato come il soggetto che avrebbe gestito, come sovrintendente, uno dei centri di prigionia sito nella città di Sabha nel deserto libico e che, insieme ad altri soggetti rimasti ignoti, avrebbe proceduto a vessare i migranti, sia fisicamente che mentalmente, al fine di ottenere il pagamento del riscatto necessario per continuare il viaggio verso l'Europa. Inoltre, egli veniva riconosciuto come autore di episodi di violenza sessuale nei confronti delle donne eritree sottoposte a prigionia (nello specifico, le donne sarebbero state messe a disposizione degli altri membri dell'associazione). Infine i testimoni lo individuavano come colui che avrebbe organizzato la restante parte del viaggio, reso possibile a seguito del pagamento del riscatto.

All'esito del giudizio di primo grado, l'imputato veniva riconosciuto colpevole di tutti i reati contestati e condannato alla pena di anni trenta di reclusione (la sentenza non è ancora definitiva). Ammessa la costituzione di parte civile del Comune di Lampedusa, la Corte di Assise riteneva di applicare anche l'aggravante della transnazionalità, riconoscendo il contesto internazionale dell'associazione criminale.

La questione

Ai fini della configurabilità del delitto di tratta di persone è necessario che il soggetto passivo sia già stato ridotto in condizione di schiavitù (e, dunque, come recita l'art. 600 c.p., costretto a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all'accattonaggio o comunque a prestazioni che ne comportino lo sfruttamento) oppure, a prescindere dal verificarsi di tali specifiche circostanze, è sufficiente che, sfruttando una generale condizione di assoggettamento, il soggetto passivo sia stato comunque costretto a muoversi secondo la volontà e la discrezionalità del soggetto agente?

Le soluzioni giuridiche

Come detto, la Corte di assise di Agrigento, riconoscendo la colpevolezza dell'imputato anche per delitto di cui all'art. 601 c.p., ha richiamato l'orientamento già espresso dalla quinta Sezione della Cassazione (Cass. pen., Sez. V, 8 maggio 2008, n. 23368; dello stesso tenore è: Cass. pen., Sez. V, 24 settembre 2010, n. 40045) secondo cui, appunto, ai fini della sussistenza del delitto di tratta di persone, non è richiesto che il soggetto passivo si trovi già in schiavitù o condizione analoga, atteso che con tale richiamo si è inteso soltanto, da parte del legislatore, stabilire la necessità del dolo specifico da cui la condotta dell'agente dev'essere accompagnata, nulla rilevando, quindi, che la finalità da lui perseguita non si realizzi.

Da più parti, in dottrina (Spiezia, Vassallo Paleologo), si è però osservato come la tratta presenti difficoltà di accertamento e come l'espressione sempre più spesso utilizzata di traffico di esseri umani sia omnicomprensiva in quanto in tale formula sono ricondotte più forme di manifestazioni rilevate, riguardando essa sia il fenomeno della tratta di persone finalizzata al loro successivo sfruttamento (trafficking) che quello del favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (smuggling. Nel Protocollo addizionale alla Convenzione delle Nazioni unite contro la criminalità organizzata, firmata a Palermo nel dicembre 2000 ed entrata in vigore il 29 settembre 2003, viene data la definizione del concetto di smuggling che consiste nel procurare l'ingresso illegale in uno Stato di una persona che non abbia nazionalità, con lo scopo di ottenere da ciò vantaggi finanziari o materiali).

In base alle Convenzioni internazionali (si veda l'art. 3 del Protocollo addizionale della Convenzione delle Nazioni unite contro la criminalità organizzata transnazionale per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone) si ha la tratta quando lo spostamento avvenga senza o contro la volontà del soggetto trasferito e con finalità di sfruttamento che possono essere le più varie.

Di recente, l'art. 601 c.p. è stato sostituito integralmente dall'art.2, comma 1, lett. b) del d.lgs n. 24/2014, che ha dato attuazione alla Direttiva 2011/36/Eu. Rispetto alla precedente versione codicistica, viene data una definizione del delitto di tratta di esseri umani, specificando in che modo essa possa essere realizzata. In sostanza, perseguendo gli obbiettivi della direttiva, si è inteso offrire maggiore tutela penale, assicurando una più accentuata capacità repressiva e garantendo un'effettiva protezione della vittima.

Nella nuova versione della norma, viene così chiarito che il delitto si può realizzare anche a danni di una sola persona e viene modificata la portata del dolo specifico, stabilendo che la finalità perseguita deve consistere nell'indurre o costringere la vittima a prestazioni lavorative, sessuali, ovvero all'accattonaggio o comunque al compimento di attività illecite che ne comportino lo sfruttamento o a sottoporsi al prelievo di organi.

Ora, riprendendo il caso in esame, i giudici della Corte di assise di Agrigento danno atto del fatto che l'imputato avrebbe privato della libertà personale le donne eritree e che le stesse sarebbero state sottoposte a numerosi abusi sessuali. Inoltre, i giudici territoriali hanno stabilito che, una volta trasferiti a Tripoli, pur non essendo controllati a vista da uomini armati né vessati con violenze fisiche, i migranti non potevano comunque considerarsi liberi di autodeterminarsi, avendo perso la capacità anche economica di tornare indietro o di effettuare scelte di vita che non fossero quelle imposte dalla organizzazione criminale (Sentenza Corte di Assise pag. 29).

Sicché, in definitiva, la Corte di assise di Agrigento si è uniformata al principio giurisprudenziale secondo cui, ai fini della configurabilità del delitto di tratta, non è necessario che la condotta materiale sia realizzata nei confronti di un soggetto ridotto in condizione di schiavitù. Del resto, ai sensi dell'art. 601 c.p., le condotte nelle quali si estrinseca la riduzione in schiavitù (ossia, il costringere qualcuno a prestazioni lavorative o sessuali ovvero all'accattonaggio o comunque a prestazioni che ne comportino lo sfruttamento) costituiscono soltanto il contenuto del dolo specifico; contenuto, il cui specifico perseguimento non è necessario ai fini della configurabilità del delitto di tratta di essere umani, essendo sufficiente che il soggetto agente se lo sia invece rappresentato e voluto.

Osservazioni

Il 22 settembre 2014, il Gruppo di esperti sulla lotta alla tratta di esseri umani del Consiglio d'Europa (Greta) ha pubblicato il primo rapporto di valutazione relativo alle azioni intraprese dall'Italia per prevenire e combattere tale fenomeno.

Il rapporto, pur dando atto del miglioramento del quadro giuridico apportato nella nostra legislazione, insiste affinché maggiori sforzi siano compiuti per realizzare un più efficace coordinamento tra gli attori coinvolti a livello nazionale nonché per assicurare una maggiore cooperazione a livello europeo che consenta di facilitare i contatti, gli scambi e le indagini.

Del resto, nessuna legge anti-tratta può essere di per sé sufficiente a sconfiggere il fenomeno criminale; è dunque necessario rivedere con urgenza le politiche migratorie, intervenire con missioni umanitarie nei paesi di origine, evitando, come purtroppo proposto con insistenza dai rappresentati europei, di bombardare i barconi; ciò che avrebbe inevitabilmente, come reale (e forse unica) conseguenza, quella di aumentare ancor di più il numero delle vittime innocenti.

Guida all'approfondimento

Lattanzi - Lupo, Codice Penale, Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, Vol. XI, Giuffrè Editore 2010.

Filippo Spiezia, La tratta di esseri umani, relazione del Convegno del C.S.M., 14.10.2008, su Google.

Fulvio Vassallo Paleologo, Traffico di Migranti, tratta di esseri umani e strumenti di protezione, in Sviluppo della persona ed esercizio dei diritti umani, Editrice Aracne 2013.

Maria Grazia Giammarinaro, La direttiva 2011/36/UE sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime in Diritto, Immigrazione e Cittadinanza XIV, 1-2012;

Giorgio Fidelbo, Rel. N. III/04/2014 della Corte di Cassazione del 27.03.2014- Novità legislativa: D.Lgs. 4 marzo 2014, n.24 “Attuazione della direttiva 2001/36/Ue, relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime.

GRETA- Group of Experts on Action against Trafficking in Human Beings- Report concerning the implementation of the Council of Europe Convention on Action against Trafficking in Human Beings by Italy-Adopted on 4 July 2014.

Trafficanti di uomini: Word's most wanted di Alex Crawford di Sky News (Documentario)- 2015.

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