La minorenne che assiste alla violenza sessuale della madre può costituirsi parte civile

Redazione Scientifica
09 Novembre 2016

Il minore che abbia assistito alla commissione di un delitto contro la vita e l'incolumità fisica, contro la libertà personale ovvero del delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi può essere considerato persona offesa del reato, in ragione di quanto disposto dall'art. 61, n. 11-quinquies c.p.

Il minore che abbia assistito alla commissione di un delitto contro la vita e l'incolumità fisica, contro la libertà personale ovvero del delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi può essere considerato persona offesa del reato, in ragione di quanto disposto dall'art. 61, n. 11-quinquies c.p. Tale circostanza aggravante infatti determina un'estensione dell'ambito della tutela penale, anche al minore che abbia assistito alla violenza il quale risulta pienamente legittimato a costituirsi parte civile essendo danneggiato dal reato così come aggravato.

Secondo la Sez. III, con la disposizione di cui al n. 11-quinquies dell'art. 61 c.p., introdotta dall'art. 1, comma 1, d.l. 93/2013 conv. con modif. l. 119/2013, il Legislatore ha voluto attribuire specifica valenza giuridica alla c.d. violenza assistita, intesa come il complesso di ricadute di tipo comportamentale, psicologico, fisico, sociale e cognitivo, nel breve e lungo termine, sui minori costretti ad assistere ad episodi di violenza e, soprattutto, a quelli in cui la vittima è la madre.

Per tali ragioni, i giudici di legittimità, con la sentenza n. 45403/2016, hanno dichiarato ammissibile il ricorso proposto da una minore, tramite il suo legale e tutore, costretta ad assistere alla violenza sessuale commessa in danno alla madre contro la sentenza di merito che dichiarava non sussistere il fatto.

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