L’anticipato deposito della motivazione non “conta” nel computo della custodia cautelare di fase

Enrico Campoli
11 Novembre 2016

In giurisprudenza ci si è interrogati su cosa accade allorquando il giudice non utilizza interamente il periodo che si era dato per il deposito differito della motivazione: mentre alcun dubbio si nutre sulla circostanza che i termini per l'impugnazione ...
Massima

La sospensione dei termini di custodia cautelare durante il termine, stabilito dalla legge o determinato dal giudice, per la stesura della motivazione della sentenza non trova interruzione in caso di anticipato deposito della stessa ed i termini di fase ne prescindono.

Il caso

L'imputato, in data 17 dicembre 2013, all'esito del giudizio abbreviato, viene condannato alla pena di dieci anni di reclusione per reati di criminalità organizzata.

Il giudice fissa quale termine per la stesura della motivazione quello di settanta giorni (scadenza: 25 febbraio 2014), contestualmente sospendendo i termini di durata della custodia cautelare per il medesimo periodo.

Il 7 febbraio 2014 – cioè 18 giorni prima della scadenza da egli stesso fissata al momento della decisione – il giudice anticipa il deposito della sentenza.

Con sentenza del 18 maggio 2015 la Corte d'appello conferma, parzialmente, la condanna dell'imputato rideterminando la pena in anni otto di reclusione e 2.600 di multa.

La difesa dell'imputato, facendo leva sulla pronuncia n. 27361/2011 delle Sezioni unite, presenta istanza di scarcerazione per decorrenza dei termini relativi alla fase d'appello in quanto, stante il periodo sancito per essa in relazione alla pena inferta (un anno) e sommato ad esso sia quello della effettiva stesura della motivazione (52 giorni e non i 70 stabiliti) che gli altri di complessiva sospensione, gli stessi sarebbero già decaduti prima della pronuncia della sentenza di secondo grado.

La Corte d'appello, richiamandosi ad altra e più recente, pronuncia in sede di legittimità (Cass. pen., Sez. I, n. 22584/2015; ma poi anche Cass. pen., Sez. I, n. 11626/2016) rigetta la richiesta difensiva evidenziando l'irrilevanza dell'anticipato deposito della sentenza rispetto al periodo stabilito dal giudice in sede di dispositivo, circostanza da cui consegue che la pronuncia di secondo grado è intervenuta prima della scadenza del termine del fase.

Il tribunale del riesame annulla la decisione della Corte d'appello, disponendo la scarcerazione dell'imputato per decorrenza del termine di fase, ritenendo fondata la questione prospettata dalla difesa dell'imputato in merito all'incidenza dell'anticipato deposito della motivazione sul termine di fase, dovendo rimanere avulsi dal conteggio i giorni non utilizzati per la stesura.

La questione

Al momento della decisione il giudice, laddove ritiene di non poter dar luogo alla redazione immediata della motivazione della sentenza (art. 544, comma 1, c.p.p.) ovvero di provvedere nel termine dei quindici giorni fissato dalla legge (comma 2), può determinare il periodo (fino al massimo di novanta giorni) nel quale depositerà la stessa (comma 3).

Proprio in relazione al periodo sancito per il deposito della motivazione il giudice ha la facoltà di disporre la sospensione dei termini custodiali di fase,sospensione che, laddove adottata – unitamente ai giorni di udienza ed agli altri rientranti nel perimetro normativo dettato dall'art. 304 c.p.p. – determina uno slittamento del termine di fase per il successivo grado di giudizio – (L'eventuale prolungamento del termine per il deposito della motivazione previsto dall'art. 154, comma 4-bis, disp. att. c.p.p. incide sul termine per l'impugnazione ma non anche sulla sospensione custodiale).

Fermo restando che dal deposito differito della motivazione – nel termine indicato dalla legge (15 giorni) ovvero di quello stabilito dal giudice (da 16 a 90 giorni) – decorrono i termini per l'impugnazione per quelli riguardanti la scadenza custodiale di fase occorre tenere conto, dalla pronuncia della sentenza, anche dei periodi di sospensione ex art. 304 c.p.p.

Ci si è interrogati su cosa accade allorquando il giudice non utilizza interamente il periodo che si era dato per il deposito differito della motivazione: mentre alcun dubbio si nutre sulla circostanza che i termini per l'impugnazione decorrano dal giorno di deposito sancito in sede di decisione riguardo all'interruzione del periodo di sospensione del decorso custodiale, in sede di legittimità, v'è chi sostiene che l'anticipo del deposito della motivazione da parte del giudice, rispetto al termine stabilito, determini la decorrenza del nuovo termine di fase e chi, invece, ritiene che lo stesso non svolga alcuna incidenza in concreto.

Le soluzioni giuridiche

I giudici di legittimità, con la sentenza in commento, che ha determinato l'annullamento con rinvio della decisione del tribunale del riesame, hanno affermato i seguenti principi di diritto :

  • quando viene disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare nella fase del giudizio, ex art. 304, comma 1, lett. c), cod. proc. pen., durante la pendenza di termini previsti dall'art. 544, commi 2 e 3, cod. proc. pen., deve farsi riferimento, ai fini della ripresa della decorrenza dei termini di fase, alla scadenza del termine stabilito dalla legge o determinato dal giudice per il deposito della sentenza;
  • l'anticipato deposito della sentenza, rispetto al termine determinato dalla legge o stabilito dal giudice, è irrilevante riguardo alla sospensione dei termini di fase che trova scadenza in coincidenza, salva l'ipotesi ex art. 154, comma 4 bis, disp. att. cod. proc. pen., con quello che dà corso al termine per l'impugnazione.
Osservazioni

La questione risolta dalle Sezioni unite – per quanto residuale in sede applicativa – costituisce, nell'affermazione dei principi di diritto che la sottendono, l'occasione per l'ennesima riflessione sull'istituto della custodia cautelare e sull'interpretazione costituzionale orientata della disciplina dettata in materia di sospensione dei termini di decorrenza della stessa.

Le precedenti Sezioni unite intervenute sul punto (Cass.n. 27361/2016), sebbene non avessero lo specifico quesito a fondamento della loro decisione, avevano basato il ragionamento in forza del quale l'evento del deposito anticipato della motivazione da parte del giudice va ad incidere sull'interruzione della sospensione custodiale sulla diversità strutturale tra il regime delle impugnazioni, che esige la certa ed immediata individuazione, sia in punto di iniziale decorrenza, sia in punto di durata, del termine di cui si può avvalere l'impugnante e quello della decorrenza dei termini custodiali, il quale deve mirare al contenimento di ogni limitazione della libertà personale, così da essere la limitazione sempre rispondente ai principi del giusto processo, tanto da poter affermare che il decorso della sospensione va circoscritto al tempo effettivamente utilizzato.

Secondo tale impostazione interpretativa l'equilibrio sistemico tra gli artt. 304, 544 e 585 c.p.p. bilancia varie esigenze: quella dei giudici ad ottenere un congruo periodo per la stesura delle motivazioni complesse; quella delle difese ad avere termini certi per lo svolgimento del potere d'impugnazione; ed, infine, quella dell'imputato a non vedere sacrificato oltremodo il bene della libertà personale.

Nella decisione in commento, invece, i giudici di legittimità hanno inteso negare all'elemento “distonico” del deposito anticipato della motivazione, rispetto al termine stabilito dalla legge ovvero determinato dal giudice, ogni incidenza riguardo alla sospensione della custodia cautelare.

Si è intesi giungere, quindi, ad un assoluto revirement dell'orientamento precedente sulla base, dapprima, di una valutazione letterale dell'art. 304 c.p.p. e, successivamente, in forza di un'interpretazione sistematica della normativa applicabile.

Per quanto riguarda la prima argomentazione essa si sostanzia nel fatto che l'art. 304 c.p.p. nello stabilire che i termini previsti dall'art. 303 sono sospesi nella fase del giudizio, durante la pendenza dei termini previsti dall'art. 544, commi 2 e 3 non fa altro che introdurre una stretta correlazione tra il periodo di sospensione e la pendenza del termine per la redazione della sentenza per cui nessun rilievo viene, dunque, assegnato al più breve tempo effettivamente impiegato dal giudice che ben può avere a fondamento un'errata valutazione in merito alla complessità della motivazione ovvero “un atteggiamento di prudenza del giudice, e ciò per gli oneri che un eventuale ritardo comporta sia per la cancelleria che sul piano disciplinare.

Ebbene, l'argomento letterale speso dai giudici si rivela assai debole e, francamente, poco onorevole nelle sue causali.

Stando, difatti, all'ambito epistemologico, la stretta correlazione, sancita dal legislatore, tra il periodo di sospensione e quello di redazione della motivazione non può che rimanere tale anche in caso di anticipato deposito non potendo essa “elasticizzarsi” unilateralmente soprattutto allorquando quest'ultima trova le sue ragioni nelle “convenienze” del giudice o della organizzazione giudiziaria a discapito della libertà personale del custodito : in alcun modo, difatti, può trovare spazio applicativo “la prudenza” del giudice per non incorrere in sanzioni disciplinari ovvero quella al servizio della cancelleria per gli adempimenti connessi all'impugnazione.

La seconda argomentazione, di natura sistematica, si impernia sul ruolo centrale dell'art. 544 c.p.p. attraverso la previsione della biunivoca corrispondenza tra il termine definito per il deposito e la corrispondente sospensione della durata della custodia cautelare, da un lato, e l'individuazione della decorrenza del termine per impugnare, dall'altro da cui consegue che il deposito anticipato della motivazione […] non può assumere l'idoneità giuridica di una manifestazione di una volontà di revoca della precedente valutazione di complessità né, in assenza di una puntuale previsione normativa, può determinare gli effetti riconducibili all'adozione di un provvedimento di revoca della precedente statuizione.

Anche questo argomento, di natura sistemica, appare assai poco soddisfacente sia perché finisce per reintrodurre quanto la precedente decisione delle Sezioni unite aveva stigmatizzato – e cioè un connubio tra l'istituto della sospensione dei termini custodiali e quello delle impugnazioni che non ha alcun ragione per celebrarsi rispondendo a logiche e finalità del tutto diverse – e sia per l'introduzione di una ineluttabilità del termine stabilito dal giudice per il deposito della propria motivazione al momento della decisione che pure laddove trova smentita, per facta concludentia, diviene, incomprensibilmente, intangibile.

A differenza di quanto si assume il diritto di difesa relativo al regime delle impugnazioni non subisce, dal deposito anticipato della motivazione da parte del giudice, alcuna lesione: l'art. 585 c.p.p. scandisce, difatti, in modo cadenzato le varie decorrenze ed in tali casi, questa volta sì letteralmente, alcuna interpretazione diversa appare possibile atteso che il termine per proporre impugnazione decorre, ove sia stabilito un termine superiore a quello di legge, dalla scadenza del termine […] determinato dal giudice, il quale rimane tale – ove rispettato – a prescindere da qualsiasi evenienza in tema di custodia cautelare.

Quel che proprio non si comprende è per quale ragione ad essere sacrificata debba essere, sempre ed in ogni caso, la libertà personale del detenuto atteso che quest'ultima, da un lato, può (legittimamente e, comprensibilmente) subire un vulnus dalla necessità del giudice di avere un periodo più ampio per la redazione della motivazione mentre, al contrario, non deve ottenere alcun beneficio allorquando, – per le più svariate ragioni, ivi comprese quelle, non proprio edificanti, indicate dai giudici di legittimità – il giudicante virtuosamente si anticipa, casomai proprio nel rispetto di quel valore costituzionale.

Sono, del resto, i principi dettati dalla Corte costituzionale nelle numerose pronunce in materia, (non ultima, la 233/2011), che impongono, al contrario di quanto concluso, l'interpretazione alternativa a quella adottata dalle Sezioni Unite che pur li menziona, e cioè: a) il carattere eccezionale dell'art. 304 c.p.p. che deroga alla regola generale del decorso ordinario della carcerazione preventiva; b) il dovere di optare, in sede ermeneutica, per l'interpretazione che determina il minor sacrificio della libertà personale; c) l'adeguatezza e la proporzionalità come criteri valutativi anche in relazione alla durata della custodia cautelare; d) il decorso custodiale strettamente abbinato a situazioni obiettive, del tutto svincolate da valutazioni soggettive degli organi titolari del potere cautelare.

Ed è proprio nella scia degli insegnamenti dei giudici delle leggi che è da aggiungere, last but not least, la considerazione che il deposito anticipato è un fatto oggettivo cui il giudice dà corso mentre la prognosi di un termine di deposito è una mera valutazione soggettiva dello stesso con la conseguenza che a beneficiare dell'incidenza del primo è, solo ed esclusivamente, il soggetto ristretto in carcere dovendosi limitare l'autorità giudiziaria ad una mera sottrazione dal computo dei termini di fase di qualche giorno, del tutto irrilevante per la tempistica processuale.

Guida all'approfondimento

LUDOVICI, Custodia cautelare: sospensione dei termini interfasici e deposito anticipato della sentenza rispetto alla scadenza.

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