La messa alla prova esce indenne dal vaglio di costituzionalità

Redazione Scientifica
14 Marzo 2017

La Corte costituzionale con ordinanza n. 54, depositata il 10 marzo 2017, ha dichiarato manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 168-bis c.p. sollevate dal tribunale ordinario di Prato con riferimento ...

La Corte costituzionale con ordinanza n. 54, depositata il 10 marzo 2017, ha dichiarato manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 168-bis c.p. sollevate dal tribunale ordinario di Prato con riferimento agli artt. 3, 24 e 27 della Costituzione.

Per il giudice delle leggi è manifestamente priva di ogni fondamento la tesi del giudice remittente, secondo cui la norma impugnata sarebbe in contrasto con l'art. 3 Cost. perché non sarebbe idonea a impedire che casi tra loro diversi ricevano un identico trattamento. In proposito i giudici delle leggi rilevano che la normativa della sospensione del procedimento con messa alla prova comporta una diversificazione dei contenuti, prescrittivi e di sostegno, del programma di trattamento, con l'affidamento al giudice di un giudizio sull'idoneità del programma, quindi sui contenuti dello stesso, comprensivi sia della parte “afflittiva” sia di quella rieducativa, in una valutazione complessiva circa la rispondenza del trattamento alle esigenze del caso concreto, che presuppone anche un'ipotesi di non recidiva.

È altresì priva di ogni fondamento la ritenuta violazione dell'art. 24 Cost. perché le norme impugnate omettono di indicare il termine massimo di durata del lavoro di pubblica utilità, i parametri e il soggetto competente a determinare l'entità. La durata massima si ricava chiaramente dall'art. 464-quater, comma 5, c.p.p. che, in mancanza di una sua diversa determinazione, corrisponde necessariamente alla durata della sospensione del procedimento; al termine del periodo di sospensione il giudice, secondo quanto dispone l'art. 464-septies c.p.p. deve valutare l'esito della messa alla prova, tenuto conto del comportamento dell'imputato e del rispetto delle prescrizioni stabilite, tra le quali vi sono anche quelle relative al lavoro di pubblica utilità che, alla cessazione della sospensione, deve essere terminato; infine, per determinare, in concreto, tale durata, il giudice deve tener conto dei criteri indicati dall'art. 133 c.p. e delle caratteristiche che dovrà avere la prestazione, considerato che questa potrà svolgersi in giorni anche non continuativi, con una durata giornaliera da stabilire, nel limite massimo di otto ore e che dovrà avvenire con modalità che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute dell'imputato.

Sulla base di tali considerazioni deve dichiararsi infondata anche la questione relativa all'art. 27 Cost. in quanto risultano determinati sia la durata massima delle sospensione del procedimento, sial il trattamento di messa alla prova, sia, infine, i criteri da seguire per stabilirla.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.