La nuova disciplina dei falsi in scrittura privata alla luce del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7

19 Febbraio 2016

I reati in materia di falsità in scrittura privata sono stati recentemente oggetto della modifica legislativa realizzata tramite il d.lgs. 7/2016 che ha abrogato numerose fattispecie di parte speciale e, allo stesso tempo, ha introdotto corrispondenti illeciti civili, puniti anche con una sanzione pecuniaria.
Abstract

I reati in materia di falsità in scrittura privata sono stati recentemente oggetto della modifica legislativa realizzata tramite il d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, che ha abrogato numerose fattispecie di parte speciale e, allo stesso tempo, ha introdotto corrispondenti illeciti civili, puniti anche con una sanzione pecuniaria. Pertanto, si analizza il nuovo quadro normativo previsto dagli artt. 485 ss. c.p., evidenziando alcuni problemi interpretativi che al momento sembrano emergere.

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Cenni sullo scenario previsto dal d.lgs. 7/2016

Con il d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, il Governo ha attuato, seppur parzialmente, una delle quattro deleghe conferitegli dal Parlamento con la l. 28 aprile 2014, n. 67. In particolare, l'art. 2, comma 3, di quest'ultima richiedeva l'abrogazione di un catalogo di reati non particolarmente gravi e la contestuale trasformazione degli stessi in illeciti civili, puniti non solo con il risarcimento del danno ma anche con l'innovativa sanzione pecuniaria, irrogata dal giudice civile. Si tratta di talune fattispecie poste a presidio della fede pubblica, dell'onore e del patrimonio, accomunate dal fatto di incidere su interessi di natura privata e di essere procedibili a querela di parte.

L'intervento legislativo si prefigge di valorizzare il principio di extrema ratio dell'azione penale, che, laddove vengano in gioco interessi individuali di scarsa offensività, cede il passo al giudizio civile, dotato di maggiore effettività e certezza nella risposta sanzionatoria. Così facendo, si cerca inoltre di deflazionare l'enorme numero di processi penali, in modo tale da permettere ai giudici di concentrare la loro attenzione sui reati più gravi, che destano maggiore allarme sociale.

Gli illeciti abrogati

Uno dei settori maggiormente interessati dalla riforma è quello dei delitti contro la fede pubblica, limitatamente alle condotte relative a scritture private.

L'art. 1, lett. a) e b), del d.lgs. 7/2016 ha abrogato i delitti previsti dagli artt. 485 (Falsità in scrittura privata) e 486 c.p. (Falsità in foglio firmato in bianco. Atto privato), che perdono quindi il loro carattere di illecito penale. Le citate disposizioni, per la verità di non frequente applicazione pratica, tutelavano la fiducia riposta dai consociati nella genuinità e nella veridicità degli scritti privati aventi carattere di documento.

Nello specifico, l'art. 485 c.p. puniva, con la reclusione da sei mesi a tre anni, chiunque formasse una scrittura privata falsa ovvero ne alterasse una vera, qualora ne facesse uso o lasciasse che altri ne facesse uso. La medesima sanzione era comminata, ai sensi del successivo art. 486 c.p., a colui che riempisse abusivamente un foglio incompleto, del quale avesse il possesso in forza di un titolo che importasse l'obbligo o la facoltà di riempirlo.

Le condotte appena menzionate sono diventate penalmente irrilevanti, per quanto restano illecite in un altro ambito: infatti, così come disposto dall'art. 3 del d.lgs. 7/2016, costituiscono fonte di responsabilità civile e conseguentemente obbligano gli autori alle restituzioni e al risarcimento del danno, nel rispetto del termine di prescrizione stabilito dall'art. 2947 c.c.

Qualora siano poste in essere dolosamente, comportano inoltre il pagamento di una sanzione pecuniaria civile, il cui provento è devoluto in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione varia da un minimo di euro duecento a un massimo di euro dodicimila e spetta al giudice civile – lo stesso che è competente a conoscere dell'azione di risarcimento del danno – commisurarla, seguendo il criteri previsti dall'art. 5 del decreto: tra di essi, rilevano in particolar modo la gravità della violazione, l'arricchimento del soggetto responsabile, la personalità e le condizioni economiche dell'agente.

Interessante notare come la cornice edittale prevista per gli illeciti civili di falso in scrittura privata e in foglio firmato in bianco sia maggiore rispetto a quella stabilita per l'ingiuria, altra fattispecie che la riforma fa transitare dal campo penale a quello civile. Ai sensi dell'art. 4, comma 1, lett. a), del d.lgs. 7/2016, infatti, chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente soggiace a una sanzione “punitiva” che non può superare gli ottomila euro.

Per ciò che concerne la disciplina transitoria, non dovrebbero esserci particolari problemi interpretativi, in quanto opera la regola generale sancita dall'art. 2, comma 2, c.p., per cui nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore non costituisce più reato e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali. Qualora il procedimento penale per il reato abrogato si sia concluso, con un accertamento definitivo della responsabilità, prima dell'entrata in vigore del provvedimento, l'art. 12, comma 2, del d.lgs. 7/2016 prevede che il giudice dell'esecuzione revochi la sentenza o il decreto, con le forme semplificate di cui all'art. 667, comma 4, c.p.p.

L'intervento sulla disciplina transitoria viene completato dal comma primo dell'art. 12 del decreto, che prevede l'applicazione delle sanzioni pecuniarie civili anche ai fatti commessi prima dell'entrata in vigore del decreto stesso, con l'unico limite di un accertamento ormai definitivo.

Gli interventi di collegamento

Numerosi, e a volte complessi, sono stati gli interventi di collegamento, necessari per eliminare qualsiasi riferimento agli artt. 485-486 c.p. e armonizzare in tal modo la disciplina dei falsi, che si è dimostrata ancora una volta eccessivamente frammentaria.

Ciò premesso, il legislatore delegato, con l'art. 2, comma 1, lett. da a) a f), d.lgs. 7/2016 ha apportato le seguenti modifiche:

  • nell'art. 488 c.p. (Altre falsità in foglio firmato in bianco. Applicabilità delle disposizioni sulle falsità materiali) è stato espunto il riferimento alle scritture private, per cui attualmente il richiamo è solo all'art. 487 c.p. e non anche all'art. 486 c.p., abrogato;
  • è stato abrogato il comma 2 dell'art. 489 c.p. (Uso di atto falso), che puniva chiunque, senza essere concorso nella falsità, utilizzava una scrittura privata falsa al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno. Rimane invece penalmente rilevante la condotta di utilizzo di atto pubblico falso ex art. 488, comma 1, c.p.;
  • nell'art. 490 c.p. (Soppressione, distruzione e occultamento di atti veri) il riferimento alla scrittura privata vera è stato sostituito con il richiamo al testamento olografo, alla cambiale e al titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore. In tali casi, per la punibilità è richiesto il dolo specifico: è necessario che l'autore agisca al fine di recare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno. È stato infine abrogato il secondo comma, che rinviava al capoverso dell'articolo precedente, come detto anch'esso abrogato;
  • l'ambito di applicazione dell'art. 491-bis c.p.(Documenti informatici) si riduce ai soli documenti informatici pubblici aventi efficacia probatoria, dal momento che viene eliminato il riferimento ai documenti informatici privati aventi la medesima funzione;
  • l'ultimo intervento concerne l'art. 493-bis c.p.(Casi di procedibilità a querela), che subisce un rilevante adeguamento. Viene espunto il richiamo sia agli artt. 485 e 486 c.p., abrogati, che agli artt. 488 e 489 c.p., i quali ora si applicano solo agli atti pubblici. Si prevede la punibilità a querela per i delitti ex artt. 490 e 491 c.p., qualora abbiano ad oggetto una cambiale o un titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore. Resta ferma la procedibilità d'ufficio qualora si tratti di un testamento olografo, così come disposto dall'art. 493-bis, comma 2, c.p., non toccato dalla riforma.

È importante sottolineare come le condotte espunte dal codice penale tramite questi interventi di collegamento comportino comunque conseguenze negative per l'autore delle stesse: ai sensi dell'art. 4, commi 4 e 5, del d.lgs. 7/2016, infatti, il soggetto è tenuto alle restituzioni, al risarcimento del danno e al pagamento della sanzione pecuniaria civile.

Così, a titolo esemplificativo, colui che sopprime, distrugge od occulta una scrittura privata vera non risponderà più del delitto ex art. 490 c.p. ma sarà condannato, qualora il suo comportamento sia doloso, a pagare una somma di denaro da euro duecento a euro dodicimila, il cui gettito sarà devoluto in favore della Cassa delle ammende.

Falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito. Il nuovo art. 491 c.p.

Vi è un ulteriore intervento di coordinamento della disciplina, resosi necessario a causa dell'abrogazione dei delitti di falso in scrittura privata e in foglio firmato in bianco; tuttavia, data l'importanza e le ricadute, abbiamo preferito darne atto in un'apposita sezione.

Ci riferiamo alla nuova formulazione dell'art. 491 c.p., che ha subito una profonda opera di riscrittura, a partire dalla rubrica: dalla precedente Documenti equiparati agli atti pubblici agli effetti della pena, si è passati alla nuova Falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito.

Tale articolo dovrebbe diventare la figura cardine nell'ambito dei falsi privati, così come si desume implicitamente dall'art. 2, comma 3, lett. a), della legge delega, che richiedeva al Governo di abrogare tutte le condotte relative a scritture private, ad esclusione delle fattispecie previste all'art. 491. Queste ultime riguardavano specifiche ipotesi di falso in scritture private “qualificate”, come il testamento olografo, la cambiale e i titoli di credito trasmissibili per girata o al portatore, data la loro rilevanza, subivano un trattamento più severo rispetto alle figure base di cui agli artt. 485 e 486 c.p.

Il novellato art. 491, comma 1, c.p. punisce le tre citate tipologie di falso “qualificato” – che, si badi bene, mantengono intatta la loro rilevanza penale – con una sanzione che è ricavabile tramite il rinvio quoad poenam agli artt. 476 e 482 c.p., in tema di atti pubblici. Pare opportuna una considerazione di tipo dogmatico ma che ha senz'altro delle ricadute sul piano pratico: la disposizione in esame, nella sua formulazione originaria, era pacificamente considerata una circostanza aggravante dell'art. 485 c.p. (cfr., ex plurimis, Cass. pen., Sez. II, 31 maggio 1979, in Giust. pen., 1980, II, 96; Cass. pen., Sez. V, 10 aprile 1979, in Riv. pen., 1980, 68). Con l'abrogazione del falso in scrittura privata, la natura giuridica dell'art. 491 c.p. dovrebbe essere destinata a mutare, diventando una fattispecie autonoma, con tutto quello che ne consegue.

Vi è un'ulteriore aspetto sul quale la giurisprudenza dovrà soffermarsi. Nell'ambito di applicazione del vecchio art. 491 c.p. non rientravano i falsi commessi su titoli di credito non trasmissibili per girata ovvero non trasferibili che integravano, invece, il delitto di falsità in scrittura privata (cfr. Cass.pen., Sez. V, 3 febbraio 2009, n. 9727; Cass. pen., Sez. un., 20 febbraio 1971, Guarracino). Ebbene, al momento le alternative sono due: da una parte, si può ipotizzare un mutamento giurisprudenziale, che faccia rientrale tali figure di falso all'interno dell'art. 491 c.p. In caso contrario, le condotte perderanno ogni rilevanza penale, a seguito dell'abrogazione dell'art. 485 c.p., e potranno essere censurate solo in sede civile.

L'ultimo aspetto da considerare in merito al nuovo art. 491 c.p. riguarda il secondo comma, nel quale il legislatore si è limitato a una mero aggiustamento formale. Viene quindi affermata – così come succedeva ante riforma – la punibilità per coloro che, senza essere concorsi nella falsità, utilizzino uno degli atti identificati al primo comma, ad esclusione delle mere scritture private falsificate. L'utilizzatore di queste ultime risponde di un illecito civile e, se ha agito con dolo, è tenuto anche al pagamento di una sanzione pecuniaria civile, così come stabilito dall'art. 4, comma 4, lett. d), del d.lgs. 7/2016. Ben più severo è il trattamento per l'utilizzatore di un testamento olografo, di una cambiale o di un titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore che, qualora siano stati contraffatti o alterati, risponde delle pene ex art. 489, cui l'art. 491, comma 2, c.p. rinvia quoad poenam.

In conclusione

La disciplina dei falsi in scritture private esce profondamente modificata dopo l'intervento effettuato mediante il d.lgs. 7/2016. Il Governo, seguendo puntualmente le indicazioni previste nella legge delega, ha abrogato i delitti previsti dagli artt. 485 e 486 c.p. e si è profuso nello sforzo, tutt'altro che agevole, di adattare le restanti disposizioni, eliminando ogni riferimento ai falsi in scrittura privata e in foglio firmato in bianco.

Il risultato è, nel suo complesso, positivo, dal momento che non sembrano esservi carenze di coordinamento evidenti, anche se è presente qualche nodo interpretativo, che dovrà essere sciolto dalla giurisprudenza.

Se ci soffermiamo sugli intenti seguiti dal legislatore, possiamo concordare sull'opportunità di eliminare dal codice penale alcune fattispecie contro la pubblica fede, connotate da una scarsa offensività e lesive di interessi meramente individuali.

Una perplessità, tuttavia, balza agli occhi: pare arduo deflazionare in modo significativo il numero dei processi penali abrogando alcuni delitti, come quelli ex artt. 485 e 486 c.p., che nella prassi delle aule giudiziarie svolgono un ruolo assolutamente marginale.

Guida all'approfondimento

Per un inquadramento generale sulle deleghe al Governo previste dalla l. 28 aprile 2014, n. 67, si rimanda a PALAZZO, Le deleghe sostanziali: qualcosa si è mosso, tra timidezze e imperfezioni, in Conti–Marandola–Varraso (a cura di), Le nuove norme sulla giustizia penale. Liberazione anticipata, stupefacenti, traduzione degli atti, irreperibili, messa alla prova, deleghe in tema di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio, Padova, 2014, p. 145 ss.

Commentano i recenti d.lgs. 15 gennaio 2016, nn. 7-8, che hanno depenalizzato e abrogato un numero rilevante di reati, LEOPIZZI, Depenalizzazioni: i reati trasformati in illeciti amministrativi (d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8), in ilPenalista.it; GATTA, Depenalizzazione e nuovi illeciti sottoposti a sanzioni pecuniarie civili: una riforma storica, in Dir. pen. cont., 25 gennaio 2016; MORAMARCO, Depenalizzazione, la ricerca affannosa del catalogo dei reati, in Guida dir., 2016, fasc. 2, p. 14 ss; Corte Cassazione, Ufficio Massimario, Settore Penale, Gli interventi di depenalizzazione e di abolitio criminis del 2016: una prima lettura, in www.cortedicassazione.it.

In tema di reati di falsità in scrittura privata, così come erano previsti prima della riforma oggetto di commento, rinviamo ai lavori molto approfonditi di AMBROSETTI (a cura di), Delitti contro la fede pubblica, Napoli, 2014, in particolare p. 447 ss.; RAMACCI (a cura di), Reati contro la fede pubblica, Milano, 2013, in particolare p. 489 ss.

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