Inquinamento ambientale: i primi chiarimenti della suprema Corte

29 Novembre 2016

Qual è la corretta interpretazione dell'avverbio abusivamente, dei concetti di compromissione e deterioramento e degli aggettivi significativi e misurabili che compaiono nella formulazione letterale dell'art. 452-bis c.p.? La suprema Corte coglie l'occasione per fornire una prima interpretazione del nuovo delitto di inquinamento ambientale di cui all'art. 452-bis c.p.
Massima

Nel delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) l'avverbio abusivamente, conformemente ai contenuti della direttiva 2008/99/Ce, deve essere inteso in una concezione ampia, che comprende la violazione di leggi statali o regionali, ancorché non strettamente pertinenti al settore ambientale, ma anche di prescrizioni amministrative. La compromissione e il deterioramento della matrice ambientale o dell'ecosistema – che non implicano una condizione di tendenziale irrimediabilità – si risolvono entrambi in una modifica del bene ambientale caratterizzata, nel primo caso, da un condizione di squilibrio funzionale, perché incidente sui normali processi naturali correlati alla specificità della matrice ambientale o dell'ecosistema e, nel secondo caso, in uno squilibrio strutturale, caratterizzato da un decadimento di stato o di qualità di quest'ultimi. Nella valutazione della significatività (intesa come incidenza e rilevanza) e della misurabilità (intesa come apprezzabilità quantitativa o oggettivamente rilevante) della compromissione o del deterioramento della matrice ambientale o dell'ecosistema, il giudice non è vincolato a parametri imposti dalla disciplina di settore, pur potendo trarre dai medesimi elementi di giudizio.

Il caso

Sulla base delle indagini svolte dal corpo forestale dello Stato e dalla capitaneria di porto è emerso che l'impresa incaricata di drenare i fondali dei moli Fornelli e Garibaldi del porto della Spezia, al fine di concludere celermente i lavori, abbattendo i costi e ottenendo un maggiore profitto, avrebbe violato le prescrizioni progettuali, che prevedevano l'adozione di peculiari accorgimenti tecnici, organizzativi e operativi finalizzati a contenere l'impatto ambientale. Tale condotta ha provocato lo sversamento di elevate quantità di fango e la contaminazione da metalli pesanti ed idrocarburi policiclici aromatici.

Con decreto del 29 dicembre 2015, il giudice per le indagini preliminari del iribunale della Spezia ha disposto il sequestro preventivo di una porzione di fondale e di un cantiere, ritenendo configurabile a carico del progettista e direttore dei lavori di dragaggio il reato di inquinamento ambientale di cui all'art. 452-bis c.p., concretatosi nell'avere omesso di rispettare le norme progettuali, provocando la dispersione di sedimenti nelle acque circostanti e il conseguente trasporto degli inquinanti in essi contenuti (idrocarburi e metalli pesanti); condotte tali da cagionare un deterioramento e una compromissione significativi delle acque del golfo della Spezia.

Con ordinanza del 22 gennaio 2016, il tribunale della Spezia ha accolto l'istanza di riesame proposta dalla difesa avverso il suddetto, escludendo l'integrazione del reato di inquinamento ambientale per mancanza di un deterioramento significativo delle acque.

Il procuratore della Repubblica presso il tribunale della Spezia ha proposto ricorso per cassazione avverso la decisione del tribunale, sostenendo che i giudici, con la loro valutazione, avrebbero travalicato l'ambito della limitata cognizione attribuitagli in sede di riesame cautelare sconfinando in un pieno giudizio di merito.

La Corte di cassazione ha accolto il ricorso annullando con rinvio l'ordinanza impugnata.

La questione

Qual è la corretta interpretazione dell'avverbio abusivamente, dei concetti di compromissione e deterioramento e degli aggettivi significativi e misurabili che compaiono nella formulazione letterale dell'art. 452-bis c.p.?

Le soluzioni giuridiche

La suprema Corte, con la pronuncia in commento, coglie l'occasione per fornire una prima interpretazione del nuovo delitto di inquinamento ambientale di cui all'art. 452-bis c.p. introdotto dalla l. 22 maggio 2015, n. 68 sui c.d. ecoreati.

In primo luogo, i giudici di legittimità concentrano la loro attenzione sul requisito dell'abusività della condotta.

Richiamandosi ai contenuti della direttiva 2008/99/Ce, la Corte ritiene che tale requisito, in relazione al delitto in esame, debba essere inteso in senso ampio, tale da comprendere non soltanto la violazione di leggi statali o regionali, ancorché non strettamente pertinenti al settore ambientale, ma anche di prescrizioni amministrative.

Quanto all'individuazione del bene ambientale sul quale cadono gli effetti della condotta criminosa, nella sentenza si osserva che le acque in genere, così come l'aria, sono espressamente contemplate dalla norma in esame senza alcun riferimento quantitativo o dimensionale, di fatto difficilmente individuabile, diversamente da quanto previsto riguardo al suolo ed al sottosuolo, il cui degrado deve interessare porzioni estese e significative. Si ritiene tuttavia che l'estensione e l'intensità del fenomeno produttivo di inquinamento abbia comunque una sua incidenza, difficilmente potendosi definire significativo quello di minimo rilievo, pur considerandone la più accentuata diffusività nell'aria e nell'acqua rispetto a ciò che avviene sul suolo e nel sottosuolo.

In merito all'individuazione del significato concreto da attribuire ai termini compromissione e deterioramento, la pronuncia in esame esclude che debba farsi riferimento esclusivo alle definizioni contenute nell'art. 5, comma 1, 1-ter) d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, né al deterioramento significativo e misurabile contenuto nella definizione di danno ambientale di cui all'art. 300 d.lgs. 152/2016, in quanto la l. 68/2015 ha, sotto questo profilo, una propria autonomia e, quando lo ha ritenuto necessario, ha espressamente richiamato il d.lgs. 152/2006 o altre disposizioni.

Secondo la Corte di cassazione, l'uso della congiunzione disgiuntiva – o – svolge una funzione di collegamento tra i due termini (compromissione e deterioramento) – autonomamente considerati dal Legislatore, in alternativa fra loro – che indicano fenomeni sostanzialmente equivalenti negli effetti, in quanto si risolvono in una alterazione, ossia una modifica dell'originaria consistenza della matrice ambientale o dell'ecosistema caratterizzata, nel caso della compromissione, da una condizione di rischio o pericolo che la Corte definisce di squilibrio funzionale, perché incidente sui normali processi naturali correlati alla specificità della matrice ambientale o dell'ecosistema e, in quello del deterioramento, come squilibrio strutturale, caratterizzato da un decadimento di stato o di qualità di quest'ultimi. Da tali premesse, i giudici di legittimità traggono la conclusione che l'irreversibilità del fenomeno inquinante non rappresenta un elemento integrativo della fattispecie in commento ma può concorrere con altri elementi a delineare il confine col più grave delitto di disastro ambientale di cui all'art. 452-quater c.p.

La compromissione o il deterioramento devono essere significativi e misurabili. Al riguardo, la sentenza osserva come tale precisazione persegua il fine di elevare in modo considerevole il livello di lesività della condotta in modo da estromettere i fatti di minore rilievo.

La significatività sta ad indicare, secondo la Corte, incisività e rilevanza, mentre la misurabilità indica ciò che è quantitativamente apprezzabile o, comunque, oggettivamente rilevabile.

Secondo i giudici di legittimità, l'assenza di espliciti riferimenti a limiti imposti da specifiche disposizioni o a particolari metodiche di analisi consente di escludere l'esistenza di un vincolo assoluto per l'interprete correlato a parametri imposti dalla disciplina di settore, il cui superamento non implica necessariamente una situazione di danno o di pericolo per l'ambiente, potendosi peraltro presentare casi in cui, pur in assenza di limiti imposti normativamente, tale situazione sia di macroscopica evidenza o, comunque, concretamente accertabile.

Tuttavia, si riconosce che i predetti parametri costituiscono comunque un utile riferimento nel caso in cui possono fornire un elemento concreto di giudizio, al di fuori, però, di qualsiasi automatismo fra superamento dei limiti normativi ed integrazione del reato di inquinamento ambientale.

Osservazioni

La sentenza che si commenta rappresenta la prima pronuncia di legittimità sul nuovo delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) introdotto dalla l. 68/2015 nell'ambito di una più estesa riforma volta ad inserire nel codice penale un titolo (il VI-bis) dedicato ai delitti contro l'ambiente.

Il delitto di inquinamento ambientale consiste nel fatto di chi abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo, oppure di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

Con la norma in esame il Legislatore, innovando rispetto alla tradizione in materia di reati ambientali, passa dal modello del reato contravvenzionale di mera condotta, incentrato sull'esercizio dell'attività inquinante senza autorizzazione o in superamento dei valori-soglia fissati dalla legge, allo schema del delitto di evento di danno, in cui viene punita la causazione di un pregiudizio per l'ambiente, rappresentato dalla compromissione o dal deterioramento rilevante della qualità del suolo, del sottosuolo, delle acque o dell'aria, ovvero dell'ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna selvatica.

La formulazione della norma – come peraltro altre fra quelle introdotte dalla medesima novella – sconta difetti di tassatività dovuti all'impiego di vocaboli dal significano semantico incerto.

Ciò ha creato una convergenza di opinioni nei primi commentatori sulla necessità di un intervento chiarificatore da parte della giurisprudenza.

Sul punto, la pronuncia in commento tenta di offrire un contributo ermeneutico, che tuttavia risulta parziale e non del tutto convincente.

L'inquinamento ambientale è caratterizzato da un evento necessario di danno consistente in una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo, oppure di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

I due termini, compromissione e deterioramento, i cui confini appaiono piuttosto sfumati, sembrano alludere a situazioni differenti sul piano degli effetti della condotta inquinante. Infatti, come suggeriscono i lavori parlamentari, il deterioramento può essere considerato come un'alterazione dell'ambiente reversibile attraverso processi rigenerativi naturali, mentre la compromissione consiste in un'alterazione reversibile solo attraverso un'attività umana di bonifica o di ripristino. Entrambe le espressioni segnalano un danneggiamento del bene che hanno ad oggetto.

Secondo la Corte dicassazione, invece, dato l'uso della congiunzione disgiuntiva, i due termini indicherebbero fenomeni sostanzialmente equivalenti negli effetti – ovvero una modifica dell'originaria consistenza della matrice ambientale o dell'ecosistema – ma distinti nelle modalità, giacché la compromissione consisterebbe in un condizione di squilibrio funzionale che incidente sui normali processi naturali correlati alla specificità della matrice ambientale o dell'ecosistema, mentre il deterioramento dà luogo ad uno “squilibrio strutturale”, cioè un decadimento di stato o di qualità di quest'ultimi.

Ciò ha indotto i giudici ad escludere che la condizione di tendenziale irrimediabilità della modificazione della matrice ambientale o dell'ecosistema sia un requisito della fattispecie, che la norma non prevede. La reversibilità o meno del fenomeno inquinante può semmai costituire uno degli elementi che distinguono l'illecito in esame rispetto al più grave delitto di disastro ambientale (art. 452-quater c.p.).

La compromissione o il deterioramento devono essere significativi e misurabili. Si tratta di previsioni che richiamano sia la definizione di danno ambientale di cui all'art. 300 d.lgs. 152/2016 (qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell'utilità assicurata da quest'ultima), che la nozione comunitaria di danno ambientale contenuta nella direttiva 2004/35/Ce (mutamento negativo misurabile di una risorsa naturale o un deterioramento misurabile di un servizio di una risorsa naturale, che può prodursi direttamente o indirettamente).

Al riguardo la sentenza in analisi non fornisce un chiarimento decisivo, limitandosi a sostenere che il termine “significativo” denota senz'altro incisività e rilevanza, mentre “misurabile” può dirsi ciò che è quantitativamente apprezzabile o, comunque, oggettivamente rilevabile.

Se, da un lato, appare evidente la volontà del legislatore di punire solo quei comportamenti che abbiano superato una certa soglia di gravità, dall'altro, occorre rilevare come entrambi gli indici utilizzati per la definizione di tale soglia siano privi di autentica capacità selettiva.

Quanto alla significatività, si tratta di un parametro indeterminato che si presta a qualsiasi lettura, essendo opinabile sia la natura qualitativa o quantitativa, sia l'eventuale carattere numerico, mentre la misurabilità rimanda alla necessità — ridondante sul piano probatorio — di una oggettiva possibilità di quantificazione, tanto con riferimento alle matrici aggredite che ai parametri scientifici (biologici, chimici, organici, naturalistici, ecc.) dell'alterazione.

Inoltre, la suprema Corte svincola i suddetti elementi da qualsiasi parametro normativo, soluzione che lascia perplessi giacché, in assenza di limiti imposti dalla legge o da prescrizioni amministrative, è difficilmente ipotizzabile una condotta abusiva.

La suprema Corte ammette tuttavia che i parametri normativi esistenti possono fornire al giudice un elemento concreto di giudizio.

Volendo quindi individuare dei parametri di riferimento per stabilire se la compromissione o il deterioramento siano significativi agli effetti della norma in commento, è possibile ricondurre alla fattispecie le condotte che superano le concentrazioni soglie di rischio (C.S.R.) — superamento punito dalla diversa fattispecie di pericolo prevista dall'art. 257 d.lgs. 152/2006, ove non seguito dalla bonifica del sito — senza arrivare a cagionare una alterazione irreversibile o particolarmente onerosa dell'ecosistema, che integrerebbe gli estremi del più grave delitto di disastro ambientale (si veda anche Siracusa, 13, la quale osserva come tali valori rappresentino in effetti uno dei più importanti parametri di valutazione a disposizione del giudice per la stima del livello di contaminazione presente e futuro di un ecosistema, in quanto fissano una soglia di tolleranza che dovrebbe variare al variare del contesto empirico di riferimento, ossia in base alle diverse peculiarità di quel contesto). In sostanza, l'inquinamento sarebbe ravvisabile in tutte le condotte di danneggiamento delle matrici ambientali che, all'esito della stima fattane, producono una alterazione significativa del sistema, senza assumere le connotazioni dell'evento tendenzialmente irrimediabile.

Per quanto riguarda la misurabilità, appare evidente la sua connotazione empirico-quantitativo. Tuttavia, l'aggettivo si presta a una duplice lettura: da un lato, può essere inteso in astratto, come formulabilità di una valutazione quantitativa del danno, con il rischio tuttavia di una sostanziale interpretatio abrogans della norma; dall'altro, intendendolo in concreto, esso va inteso come necessità della concreta possibilità di esperire, ai sensi dei dati probatori acquisibili, una valutazione quantitativa del danno. Va tuttavia escluso che il requisito della misurabilità sia da intendere quale sinonimo di effettiva misurazione degli esiti che dovrebbero superare una certa soglia legale, essendo incompatibile il dato letterale con una ricostruzione del requisito in esame che richiedesse alla pubblica accusa di provare il superamento di precisi parametri tabellari.

Il Legislatore, a differenza di quanto previsto dai reati contravvenzionali di pericolo astratto presenti nel d.lgs. 152/2006, ha tipizzato pertanto la nuova fattispecie facendo riferimento non già a dati quantitativi, bensì alla sola possibilità di una misurazione degli effetti dannosi.

Tuttavia, i predetti aggettivi sembrano lasciare un ampio spazio di discrezionalità al giudice nell'individuazione dei criteri su cui valutare nel caso concreto la gravità del danno ambientale; va da sé che il requisito della significatività finisce per risolversi nella prescrizione di una generica non esiguità del danno, mentre quello della misurabilità fa riferimento alla consistenza di un danno materiale, esprimibile in termini quantitativi.

In sostanza, quindi, per la suprema Corte, l'evento del delitto di inquinamento ambientale consiste in una alterazione (squilibrio funzionale o strutturale) ambientale rilevante (anche se reversibile e non tendenzialmente irrimediabile), quantitativamente apprezzabile o concretamente accertabile e che non sfoci in uno dei più gravi eventi che integrano il disastro ambientale.

Per quanto riguarda, infine, il requisito dell'abusività della condotta, va detto che la pronuncia che si si annota non si esprime sulla possibilità che la suddetta illiceità speciale sia integrata anche dalla mera inosservanza di principi generali stabiliti dalla legge e, quindi, in primo luogo dei principi costituzionali sul diritto alla salute ed alla sicurezza.

Guida all'approfondimento

TRINCI, Art. 452-bis, in Beltrani (diretto da), Codice penale commentato, Giuffrè, 2016

CARINGELLA-DE PALMA-FARINI-TRINCI, Manuale di diritto penale. Parte speciale, Roma, 2016;

FARINI-TRINCI, Compendio di diritto penale. Parte speciale, Roma, 2016.

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