Il prossimo congiunto, persona offesa del reato commesso anche in danno di altri, non può astenersi dal testimoniare

Redazione Scientifica
30 Marzo 2017

La Corte di cassazione è stata chiamata a chiarire se siano valide o meno le dichiarazioni rese dal prossimo congiunto dell'imputato che non sia stato avvertito – in quanto anche persona offesa – della facoltà astenersi dal deporre ex art. 199, comma 1, c.p.p. quando il reato offenda, oltre a lui, anche altre persone.

La Corte di cassazione è stata chiamata a chiarire se siano valide o meno le dichiarazioni rese dal prossimo congiunto dell'imputato che non sia stato avvertito – in quanto anche persona offesa – della facoltà astenersi dal deporre ex art. 199, comma 1, c.p.p. quando il reato offenda, oltre a lui, anche altre persone.

In particolare, il caso portato all'esame dei giudici di legittimità riguardava le minacce di morte – con l'uso di un coltello e di una mannaia – da parte dell'imputato nei confronti del fratello ed a un'altra persona,

Tale reato veniva commesso in un unico contesto temporale e spaziale.

Il Collegio, con sentenza n. 13529, depositata il 20 marzo 2017, ha affermato, contrariamente a quanto sostenuto nel ricorso dall'imputato, che l'unitarietà della condotta ascritta rende inscindibili le dichiarazioni del congiunto obbligato a deporre, sia esso persona offesa ovvero autore di denuncia, querela o istanza.

Viene infatti spiegato nella motivazione che la ratio della facoltà di astensione dal deporre si identifica nella facoltà di prevenire l'eventualità di false testimonianze […] pertanto, come non riguarda i coimputati del prossimo congiunto del testimone, così non riguarda l'imputato di un'unica condotta plurioffensiva, nei casi in cui la legge esclude la facoltà di astensione del congiunto, poiché all'obbligo di deporre – e di dire la verità – non può che conseguire la necessità di una rappresentazione completa ed esaustiva di ciò che è a conoscenza del testimone nei suoi aspetti oggettivi e soggettivi.

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