Il ricorso straordinario per errore materiale o di fatto avverso sentenza di annullamento con rinvio limitatamente ad una circostanza aggravante

29 Luglio 2015

La legittimazione alla proposizione del ricorso straordinario per cassazione a norma dell'art. 625-bis c.p.p. spetta anche alla persona condannata nei confronti della quale sia stata pronunciata sentenza di annullamento con rinvio limitatamente a profili che attengono alla determinazione del trattamento sanzionatorio.
Massima

La legittimazione alla proposizione del ricorso straordinario per cassazione a norma dell'art. 625-bis c.p.p. spetta anche alla persona condannata nei confronti della quale sia stata pronunciata sentenza di annullamento con rinvio limitatamente a profili che attengono alla determinazione del trattamento sanzionatorio. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto ammissibile il ricorso straordinario proposto avverso la sentenza della Corte di cassazione che aveva annullato con rinvio la pronuncia di condanna esclusivamente con riferimento alla sussistenza di una circostanza aggravante – Corregge errore materiale, Cass. pen., Sez. II, 1° dicembre 2010, n. 44058).

Il caso

Tizio proponeva personalmente ricorso straordinario a norma dell'art. 625-bis c.p.p., avverso sentenza Corte di cassazione, con la quale era stata annullata la sentenza emessa nei suoi confronti dalla Corte di appello di Catania il 5 marzo 2010 "limitatamente alla applicabilità della aggravante di cui all'art. 7, d.l. 152/1991 (conv. l. 203/1991)", con rinvio per nuovo giudizio sul punto ad altra sezione della medesima Corte di appello e rigettato il ricorso nel resto.

Quanto all'errore di fatto dedotto, il ricorrente sottolinea che la sentenza impugnata ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso contro la sentenza di appello, nel quale si eccepiva la inutilizzabilità degli esiti di una intercettazione ambientale, sul rilievo che il ricorrente stesso non avrebbe "provveduto in alcun modo né alla specifica indicazione degli atti asseritamente affetti dai vizi denunciati né a curare che tali atti fossero comunque effettivamente acquisiti al fascicolo trasmesso al giudice di legittimità".

Al contrario, come emergerebbe dai motivi di ricorso, ivi espressamente si affermava che all'atto venivano allegati in copia "il decreto e gli atti di riferimento impugnati, come esatto dalla ormai costante giurisprudenza di questa Corte".

Da ciò secondo il ricorrente si ricavava che la questione sulla utilizzabilità degli esiti della intercettazione non è stata esaminata per un errore di natura percettiva, così come risulterebbe evidente la rilevanza di tale errore sul processo decisionale, risultando questo viziato "dalla omessa delibazione e decisione sulla asserita inutilizzabilità degli esiti delle intercettazioni", che avrebbe condotto – conclude il ricorrente – ad una decisione in ipotesi diversa da quella che si sarebbe potuta adottare ove la dedotta questione fosse stata scrutinata dalla Corte.

La questione

La questione in esame è la seguente:

se possa ritenersi ammissibile la proposizione dei ricorso straordinario per errore di fatto di cui all'art. 625-bis c.p.p. avverso la sentenza della Corte di cassazione che abbia pronunciato l'annullamento con rinvio soltanto in riferimento alla questione relativa alla sussistenza di una circostanza aggravante, e che, dunque, abbia determinato la irrevocabilità del giudizio in punto di sussistenza della responsabilità penale.

Le soluzioni giuridiche

La sentenza in commento è chiamata a risolvere il contrasto insorto tra le sezioni semplici della S.C..

In particolare secondo una prima linea interpretativa si era reputato che quando l'annullamento con rinvio è disposto limitatamente alla necessità di rideterminare il trattamento sanzionatorio, vi era passaggio in giudicato sul punto dell'affermazione di responsabilità, e quindi sussista un giudicato parziale che attribuisce la non più discutibile qualità di "condannato", nel significato – che solo rileva ai fini della proponibilità del ricorso straordinario – di persona nei cui confronti è definitiva l'affermazione di responsabilità penale per un determinato fatto reato.

Secondo, invece, altro orientamento, in caso di sentenza parziale con rinvio anche soltanto in punto di pena, non essendosi formato il giudicato, e di conseguenza non avendo l'istante ancora perso la qualifica di imputato, quest'ultimo non è legittimato a proporre ricorso straordinario ex art. 625 bis c.p.p., neppure in forza del principio del giudicato parziale.

Le Sezioni unite hanno avallato la correttezza del primo orientamento ermeneutico, evidenziando che “.. se è pur vero – come si è già posto in evidenza – che la giurisprudenza di questa Corte non ha mancato di sottolineare come, proprio in tema di giudicato parziale, non possa essere confusa la eseguibilità di una sentenza penale di condanna con l'autorità di cosa giudicata attribuibile ad una o più statuizioni in essa contenute, non può al tempo stesso trascurarsi di considerare che, in più occasioni, la stessa giurisprudenza ha avuto modo di affermare che, quando la decisione divenga irrevocabile in relazione alla affermazione della responsabilità e contenga già l'indicazione della pena minima che il condannato deve comunque espiare, la stessa deve essere messa in esecuzione, in quanto l'eventuale rinvio disposto dalla Corte di cassazione relativamente ad altri reati non incide sull'immediata eseguibilità delle statuizioni residue aventi propria autonomia (Cass. pen., Sez. V, 2 luglio 2004, n. 2541; Cass. pen., Sez. I,20 marzo 2000, n. 2071; Cass. pen., Sez. VI, 20 agosto 1997, n. 3216; Cass. pen., Sez. un., 9 ottobre 1996, n. 20).

E dunque enunciando il principio di diritto di cui alla massima sopra riportata le Sezioni unite hanno chiarito che, ove adita a seguito di ricorso straordinario, la Corte di cassazione può, nel medesimo contesto procedimentale, delibare la fondatezza del ricorso, esaminare il merito che scaturisce dall'errore riscontrato ed adottare i conseguenti provvedimenti, che potranno essere di tipo demolitorio, sostitutivo o integrativo del precedente decisum, con i corrispondenti riverberi che da ciò scaturiranno sul piano della conferma o dell'annullamento della sentenza di condanna, oggetto della pronuncia viziata.

Osservazioni

La giurisprudenza della Suprema Corte sull'articolo in questione, aggiunto dall'art. 6, l. 26 marzo 2001, n. 128, che aveva raccolto le indicazioni della Corte costituzionale (Corte cost. 28 luglio 2000, n. 395) e colmato una evidente lacuna del nostro sistema processuale, risulta abbastanza ricca e per lo più concentrata nella individuazione di criteri utili alla distinzione dell'errore materiale dall'errore di fatto (sul punto Cass. pen., Sez. un., 27 marzo 2002 n. 16103).

Nella risoluzione del contrasto interpretativo operato dalle Sezioni unite con la sentenza in commento, gli ermellini si sono imbattuti nella situazione, assai singolare, derivante dalla possibilità di ammettere l'esperibilità del ricorso straordinario contemplato dall'art. 625-bis c.p.p. anche nel particolare caso in cui vi sia stato una sentenza di annullamento con rinvio. È abbastanza evidente che in tal caso lo stesso procedimento è contemporaneamente interessato sia dalla fase ordinaria in pendenza del giudizio di merito che da quella straordinaria derivata dalla presentazione della richiesta per la correzione del ritenuto errore materiale o di fatto (da effettuarsi entro il termine di centottanta giorni dal deposito del provvedimento, ex art. 625-bis, comma 2, c.p.p.).

In effetti la situazione, come meglio sopra specificato, aveva dato luogo ad un contrasto tra le Sezioni semplici della S.C., circa la qualifica, di “imputato” ovvero di “condannato” attribuibile alla persona sottoposta a giudizio nel caso di annullamento parziale della sentenza impugnata, con evidenti conseguenze in ordine alla possibilità o meno di proporre il ricorso straordinario, a cui, per chiaro dato normativo, è ammesso solo il “condannato”.

Risulta peraltro degno di nota il risultato finale della decisione, che dopo aver ritenuta ammissibile e fondata la richiesta, ha effettuato una disamina dell'elemento che per errore non era stato preso in considerazione nella sentenza impugnata, ritenendo che il decreto di intercettazione che il ricorrente aveva censurato nel suo primigenio ricorso fosse stato invece adeguatamente motivato dal pubblico ministero, che aveva espressamente dato atto della indisponibilità di postazioni presso la sala ascolto della locale procura della Repubblica, ed anche puntualmente enunciato le specifiche ragioni di urgenza – nella specie attestanti una situazione di assoluta indifferibilità – connesse al fatto che la captazione delle conversazioni doveva avvenire, come si è già fatto cenno, in occasione del tragitto di ritorno dopo una audizione in questura e per acquisire i relativi commenti dai protagonisti, nel quadro di una indagine per fatti di estorsione inquadrati nell'ambito di vicende di criminalità organizzata.

Da tali considerazioni le Sezioni unite hanno ritenuto che l'errore in cui era incorsa la Corte non aveva inciso sul dispositivo della sentenza censurata ma soltanto sulla relativa motivazione, conseguentemente rettificata nel senso esposto nella motivazione della sentenza in commento.

Guida all'approfondimento

E. Mazza, Il ricorso straordinario per errore di fatto: un quarto grado di giudizio occasionale? in Cass. pen., Giuffrè, 2003, doc. 943.

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