La portata applicativa della legge Balduzzi anche alla colpa per negligenza e imperizia. L'evoluzione giurisprudenziale

Vittorio Nizza
30 Novembre 2015

Sebbene gli orientamenti non siano ancora consolidati in ordine alla portata della novella apportata dalla legge Balduzzi (d.l. 158/2012 conv. l. 189/2012), la più recente giurisprudenza di questa Corte estende la rilevanza della colpa lieve, anche ad addebiti diversi dell'imprudenza.
Massima

Sebbene gli orientamenti non siano ancora consolidati in ordine alla portata della novella apportata dalla legge Balduzzi (d.l. 158/2012 conv. l. 189/2012), la più recente giurisprudenza di questa Corte estende la rilevanza della colpa lieve, anche ad addebiti diversi dell'imprudenza.

È stato, infatti, di recente affermato che, premesso che in tema di responsabilità medica, l'osservanza delle linee guida accreditate dalla comunità scientifica esclude la rilevanza della colpa lieve, la novella pur trovando terreno d'elezione nell'ambito dell'imperizia, può tuttavia venir in rilievo anche quando il parametro valutativo della condotta dell'agente sia quello della diligenza.

Il caso

Nella sentenza in commento la Corte di cassazione affronta un caso di colpa medica relativo alla condotta posta in essere da un medico di continuità assistenziale (ex guardia medica) imputato del reato di omicidio colposo.

Il medico era stato chiamato presso l'abitazione della persona offesa che lamentava “dolore toracico retro sternale con irradiazione al braccio bilateralmente” ed aveva erroneamente diagnosticato una patologia gastrica, omettendo di disporre l'immediato invio del paziente al pronto soccorso. Il paziente decedeva in serata per sindrome coronarica acuta.

Pochi giorni prima, il paziente era stato ricoverato presso l'ospedale con sintomatologia analoga e gli era stata diagnosticata una sospetta colica addominale.

Il giudice per l'udienza preliminare, in sede di giudizio abbreviato, aveva emesso sentenza assolutoria perché il fatto non costituisce reato per assenza dell'elemento soggettivo della colpa. Il medico, infatti, a parere del giudice, aveva fatto affidamento sulla pregressa situazione clinica del paziente e sulla precedente diagnosi effettuato dell'ospedale.

La Corte d'appello aveva riformato la sentenza di primo grado condannando il medico ad un anno di reclusione, concesse le attenuanti generiche e la diminuente del rito. Secondo la Corte il medico era stato gravemente imprudente ed imperito nel non disporre immediati accertamenti presso il pronto soccorso, avrebbe infatti dovuto effettuare un'autonoma valutazione del quadro sintomatico e non limitarsi ad omologarsi alla diagnosi effettuata, al momento delle dimissioni, dai sanitari dell'ospedale presso cui il paziente era stato in cura solo pochi giorni prima.

Avverso la sentenza aveva proposto ricorso l'imputato lamentando l'erronea applicazione della legge Balduzzi, per mancata valutazione della presenza di una colpa lieve; il difetto di motivazione sulla necessaria valutazione del grado della colpa; la contraddittorietà della motivazione.

La Corte di cassazione riteneva fondato il ricorso e disponeva l'annullamento della sentenza con rinvio alla Corte d'Appello per la valutazione dell'applicazione della legge Balduzzi.

La questione

La sentenza si inserisce nel recente dibattito giurisprudenziale relativo all'ambito di applicazione della legge Balduzzi, in particolare sulla possibilità che gli errori lievi commessi dal medico possano essere anche dettati da negligenza o imprudenza per essere penalmente irrilevanti, o solo da imperizia.

Le soluzioni giuridiche

In seguito all'entrata in vigore della legge Balduzzi, si sono posti due problemi in ordine alla sua applicabilità, il primo di ordine temporale, il secondo in ordine alla portata del concetto di linee guida e di colpa lieve e la conseguente applicabilità nella norma ai soli casi di imperizia, o anche alla colpa dettata da imprudenza o negligenza.

Sul primo punto, la giurisprudenza è sempre stata costante nel considerare la nuova norma un'ipotesi di abolitio criminis parziale degli art. 589 e 590 c.p., con riferimento alla responsabilità medica, e come tale rientrante nella disciplina dell'art. 2, comma 2, c.p. con conseguente applicabilità retroattiva della norma.

Con riferimento alla seconda questione, la legge ha per la prima volta normativamente introdotto una distinzione tra colpa lieve e colpa grave, senza però darne una definizione. La giurisprudenza si è orientata nel senso di valutare il grado della colpa tenendo conto di parametri oggettivi e soggetti del caso concreto per capire quanto si sia discostato dell'agire dell'agente modello. Valutare quindi il grado di complessità del quadro clinico e la situazione di urgenza e di adeguatezza del presidio sanitario in cui il medico si sia trovato ad intervenire, nonché le specifiche condizioni dell'agente il suo grado di specializzazione.

Inoltre viene valorizzato il rispetto delle linee guida, che per la giurisprudenza non sono norma propriamente cautelare (non configurano quindi ipotesi di colpa specifica) ma propongono direttive generali, istruzioni di massima, orientamenti che vanno applicate in concreto senza automatismo, rapportandole alle peculiari specificità di ciascun caso clinico. Le linee guida rilevanti sono quelle che indicano standard terapeutici conformi alle regole dettate dalla migliore scienza medica a garanzia della salute del paziente, non certo ispirate a esclusive logiche di economicità della gestione, sotto il profilo del contenimento delle spese.

L'errore lieve del medico che abbia agito nel rispetto delle linee guida non è, quindi, più penalmente rilevante.

Il primo orientamento giurisprudenziale venutasi a delineare sul punto – ad tutt'oggi predominante – però, ha ritenuto che la norma sia applicabile solo ove la colpa del medico sia dovuta ad imperizia. Secondo tale giurisprudenza, l'osservanza delle linee guida costituirebbe uno scudo protettivo contro istanze punitive che non trovino la loro giustificazione nella necessità di sanzionare penalmente errori gravi commessi nel processo di adeguamento del sapere codificato alle peculiarità contingenti. Tale disciplina, naturalmente, troverebbe il suo terreno di elezione nell'ambito dell'imperizia.

La norma non potrebbe invece involgere ipotesi di colpa per negligenza o imprudenza, perché le linee guida contengono solo regole di perizia.

La sentenza in commento, invece, si inserisce nel più recente orientamento giurisprudenziale opposto che non pone limiti all'applicabilità della legge Balduzzi. Tale giurisprudenza, pur riconoscendo come terreno di elezione di applicazione della norma quello dell'imperizia, afferma come non possa escludersi che le linee guida pongano regole rispetto alle quali il parametro valutativo della condotta dell'agente sia quello della diligenza. La norma, pertanto, potrebbe trovare applicazione anche in caso di errori lievi dovuti ad imprudenza o negligenza del sanitario.

Osservazioni

L'art. 3 della l. 189/2012 prevede che l'esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve.

La norma, in realtà, non distingue tra le forma di colpa, non pone alcuna limitazione alle sole ipotesi di colpa per imperizia.

L'interpretazione giurisprudenziale restrittiva si basa sulla concezione che le linee guida contengano solo regole di perizia. Secondo tale ragionamento attenersi alle linee guida anche quando il sanitario, sulla base delle specificità del caso concreto, avrebbe dovuto discostarsene rappresenterebbe un'ipotesi di imperizia, per insufficiente capacità professionale.

Il rischio di tale interpretazione è di restringere eccessivamente la portata della norma, anche per la difficoltà di qualificare un comportamento medico nella categoria della negligenza piuttosto che dell'imperizia, non essendoci delle definizioni chiari per tali categorie ed essendo il settore medico intrinsecamente connotato da complessità.

La giurisprudenza rimane comunque finora molto oscillante nell'estendere l'applicabilità della norma; per lo più le sentenze che lo hanno fatto si sono limitate a riconoscerne l'applicabilità a tutte le ipotesi di colpa lieve solo attraverso obiter dicta. Alcune, come quella in commento, hanno riconosciuto espressamente invece che la linee guida possono contenere anche regole di diligenza, andando così a ricomprendere oltre all'imperizia quanto meno anche l'imprudenza.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.