Un fugace bacio sulla guancia non viola la libertà sessuale della vittima ma può costituire violenza privata

Valentina Ventura
31 Maggio 2016

Commette il delitto di violenza privata e non quello di violenza sessuale colui che dia un semplice e fugace bacio sulla guancia alla vittima, non potendosi ritenere in tal modo compiuto alcun atto idoneo ad interferire nella sfera sessuale di quest'ultima.
Massima

Commette il delitto di violenza privata e non quello di violenza sessuale colui che dia un semplice e fugace bacio sulla guancia alla vittima, non potendosi ritenere in tal modo compiuto alcun atto idoneo ad interferire nella sfera sessuale di quest'ultima.

Il caso

Tizio è stato condannato dal tribunale di Taranto alla pena di un anno e tre mesi di reclusione per il reato di cui agli artt.81 cpv e 609-bis c.p., per aver costretto con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, mediante violenza, consistita nel porre in essere una condotta insidiosamente rapida e tale da superare l'altrui contraria volontà, una quindicenne a subire atti sessuali consistiti in ripetuti baci sulla guancia (a volte si è trattato soltanto di tentativi) dopo averla inseguita all'uscita da scuola. La pronuncia è stata confermata dalla Corte di appello di Lecce – Sezione distaccata di Taranto.

Per il tramite del proprio difensore, l'imputato ha proposto ricorso per cassazione deducendo con un unico motivo di impugnazione l'erronea interpretazione dell'art. 609-bis c.p. da parte dei giudici di merito dichiarando, da un lato, di essersi limitato a dare un bacio sulla guancia della giovane, nei confronti della quale era (a suo dire) mosso da nobili sentimenti, e, dall'altro, di essere stato al momento del fatto in preda ad uno stato di eccitamento maniacale che gli avrebbe fatto perdere il controllo di sé. Infine, l'imputato ha ritenuto incomprensibile la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La questione

La questione in esame è la seguente: se il semplice e fugace bacio sulla guancia, dato senza interferenza nella sfera sessuale della vittima, possa essere configurato quale atto sessuale rilevante ai sensi dell'art.609-bis c.p.

Le soluzioni giuridiche

È piuttosto interessante il dibattito sorto, specialmente in giurisprudenza, in merito alla rilevanza penale del bacio, dibattito già acceso prima della novella dei reati sessuali operata dalla l. 15 febbraio 1996, n. 66, intervento che non ha certamente semplificato il lavoro dell'interprete.

Prima della novella del 1996, il bacio (specialmente se repentino e insidioso) era sovente ricondotto al delitto di atti di libidine di cui all'art. 521 c.p. (abrogato proprio ad opera della menzionata legge), sebbene la giurisprudenza di legittimità tendesse per lo più ad escludere la rilevanza penale del bacio laddove questo ricadesse su parti non erogene della persona offesa e ritenesse sussistente il delitto di atti di libidine solo in presenza di una manifestazione erotica dell'agente.

In epoca immediatamente successiva all'entrata in vigore della riforma dei reati sessuali, introdotta la generica ed unitaria nozione di atti sessuali all'art. 609-bis c.p., le perplessità già emerse in ordine al tema del bacio (a persona dissenziente) non sono diminuite e la giurisprudenza ha avuto indirizzi divergenti.

Mentre in talune circostanze il bacio sulla guancia a persona dissenziente è stato giudicato penalmente irrilevante, infatti, in altre occasioni è stato ritenuto sufficiente ad integrare il delitto di violenza sessuale e addirittura nella forma consumata (e non meramente tentata), con l'unica mitigazione in punto di pena della ritenuta applicabilità della circostanza attenuante di cui al comma 3 dell'art. 609-bis c.p.

La suprema Corte ha altresì precisato in più occasioni che per poter valutare la riconducibilità del bacio alla nozione di atto sessuale rilevante ai sensi dell'art. 609-bis c.p. è necessario considerare le circostanze di tempo e di luogo in cui il bacio viene dato, le modalità della condotta, la zona prescelta dal soggetto agente (e non tanto quella effettivamente raggiunta, magari a seguito di un tentativo di respingimento da parte della persona offesa) e le complessive condizioni del soggetto attivo e del soggetto passivo, potendo il bacio esprimere molteplici e diversi sentimenti ed essendo, di fatto, impossibile una aprioristica classificazione (Cass. pen., Sez. III, 27 aprile 1998, n. 6651).

Se, dunque, nessun problema interpretativo si pone per i baci diretti alle zone erogene (senza dubbio dotati di valenza sessuale e quindi penalmente rilevanti), né per quelli diretti in zone che non possono considerarsi idonee a suscitare e stimolare il piacere sessuale (si pensi alla fronte) o che esprimano una sessualità “deviata” (si pensi all'ipotesi di chi provi piacere sessuale baciando la scarpa della persona concupita), che sono penalmente irrilevanti, vi sono numerose ipotesi dubbie che richiedono un particolare sforzo ermeneutico per determinare se ed in che misura la condotta possa dirsi integrante il delitto di violenza sessuale.

In tali ipotesi, ad avviso della suprema Corte è necessario procedere alla valutazione di tutte le circostanze oggettive e soggettive dell'azione.

Nel caso sottoposto all'esame della suprema Corte nella sentenza in commento, i giudici di merito avevano dedotto la qualificazione sessuale dell'atto commesso dall'imputato da quattro distinti elementi: le modalità repentine e insidiose dell'azione, l'assenza di rapporti di qualsivoglia natura tra l'imputato e la minore, l'attrazione dell'uomo nei confronti della giovane, il fatto che questi fosse stato rinvenuto con la cerniera dei pantaloni aperta al momento in cui fu rintracciato dai Carabinieri, a seguito della denuncia della ragazza.

Orbene, nella pronuncia in esame la suprema Corte ha rilevato che la rapidità dell'azione inerisce alla violenza (implicando la mancanza di consenso della vittima) e di per sé non qualifica come sessuale l'atto commesso; ancora, quanto agli altri elementi richiamati, ha ritenuto privi di rilevanza sia l'attrazione dell'uomo verso la giovane, sia il rinvenimento di costui con i pantaloni aperti, elemento che non può essere ricollegato con assoluta certezza al momento del compimento dell'azione.

È residuato dunque soltanto l'elemento del bacio (fugace) dato dall'imputato sulla guancia della giovane.

Nel suo percorso argomentativo la Corte ha in primo luogo evidenziato che, come noto, la previsione di cui all'art. 609-bis c.p. è posta a tutela della libertà dell'individuo, che deve poter compiere (o partecipare ad) atti sessuali in assoluta autonomia e libertà, contro ogni possibile condizionamento, fisico o morale, e contro ogni non consentita e non voluta intrusione nella propria sfera intima, anche se attuata con l'inganno. A fondamento di detta libertà vi sono le previsioni di cui agli artt. 2 e 3 Cost., che tutelano l'inviolabilità assoluta dei diritti della persona e la promozione del pieno sviluppo dell'individuo.

Perché sussista il delitto di violenza sessuale, poi, ha precisato la Corte, è necessario che l'atto sia dotato di valenza sessuale sul piano oggettivo e non soltanto nel foro interiore dell'agente, il quale deve altresì essere consapevole della natura sessuale dell'atto compiuto.

Alla luce di dette considerazioni, la Corte ha rilevato come vi sia profonda differenza tra il semplice bacio repentino dato sulla guancia e – per esempio – il bacio dato ad una giovane alunna in un luogo appartato, trattenendola per i fianchi, chiedendole di essere baciati e rivolgendole apprezzamenti per il suo aspetto fisico (ipotesi di cui alla pronuncia Cass. pen., Sez. III, 12 febbraio 2014, n. 10248) ed ha concluso per l'esclusione della connotazione sessuale del bacio dato dall'imputato escludendo, conseguentemente, l'interferenza della condotta in esame nella sfera sessuale della vittima.

Ne discende che il fatto non può essere sussunto nella fattispecie di violenza sessuale cui all'art. 609-bis c.p. ma nella diversa fattispecie di violenza privata (art. 610 c.p.) trattandosi in ogni caso di una condotta posta in essere contro la volontà della vittima, che costringe quest'ultima a tollerare o subire una momentanea ingerenza nella propria persona.

In ragione di quanto sopra, la suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio inflitto all'imputato, determinando che esso sia rimodulato alla luce della diversa qualificazione giuridica del fatto.

Osservazioni

Dinanzi a condotte che non sono dotate di una dirompente valenza sessuale (come la masturbazione, il petting, i rapporti orali, per esempio), la valutazione in merito alla natura sessuale dell'atto compiuto deve essere condotta tenendo in considerazione tutti gli elementi del caso concreto, vale a dire non solo (e non tanto) l'oggetto dei toccamenti ma anche il contesto in cui l'azione si è svolta, i rapporti tra le persone coinvolte e ogni altro elemento sintomatico di una indebita compromissione della libera determinazione della libertà sessuale del soggetto passivo.

Nel caso sottoposto all'esame della Corte la persona offesa, ancora giovanissima, era stata più volte inseguita dall'imputato, che in alcune circostanze era riuscito a baciarla su una guancia, in altre aveva solo posto in essere detto tentativo.

La Corte ha ritenuto di non poter aderire alla tesi dei giudici di merito, che avevano affermato la valenza sessuale degli atti posti in essere dall'imputato da alcuni elementi – invero esterni all'azione – ritenuti sintomatici della finalità concupiscente dell'agente.

Nel caso di specie, ad avviso della Corte, il semplice e fugace bacio sulla guancia, privo di interferenze nella sfera sessuale della vittima, non può essere oggettivamente considerato come atto sessuale alla stregua dei significato "sociale" che può essere oggettivamente attribuito all'azione commessa.

Già in passato la suprema Corte ha evidenziato come il bacio abbia perso la connotazione di impudicizia che aveva un tempo, anche se dato a persona non consenziente, e che anche i concetti di comune senso del pudore e di osceno hanno subito una notevole e rapida evoluzione, finendo per affermare che non si può ritenere che un bacio dato sul collo o sulla guancia siano di per sé idonei a manomettere la sfera sessuale altrui (all'epoca il reato contestato era quello di atti di libidine violenti, oggi abrogato) per il semplice fatto di essere stati dati a persona non consenziente, potendosi invece ricondurre a detto reato soltanto toccamenti o gesti che per la loro entità e per le modalità con le quali sono compiuti costituiscono inequivoca manifestazione del desiderio e dell'ebbrezza sessuale dell'agente (Cass. pen., Sez. III, 27 aprile 1998, n. 6651).

Nel commentare tale orientamento, autorevole dottrina aveva ritenuto che probabilmente si stava facendo strada l'idea che, perduto il carattere di impudico e proibito che aveva un tempo, il bacio non potesse più essere ricondotto alla figura degli atti di libidine violenti e neppure a quella di violenza sessuale (PADOVANI).

Successivamente, tuttavia, in numerose pronunce la Corte di cassazione ha manifestato la tendenza ad allargare i confini del concetto di atti sessuali (Cass. pen., Sez. III, 4 dicembre 1998, n. 1137; Cass. pen., Sez. III, 15 novembre 2005, n. 549; Cass. pen., Sez. III, 1dicembre 2005, n. 3124) e ribadito la riconducibilità al delitto di violenza sessuale del bacio dato sul collo anche se diretto alle labbra ovvero del bacio a labbra chiuse.

Le conclusioni cui è giunta la giurisprudenza di legittimità non sono univoche, rimanendo la nozione di atti sessuali ancora eccessivamente indeterminata, specialmente con riguardo alle condotte più delicate ed equivoche come, per l'appunto, quella del bacio fugace dato a soggetto non consenziente.

Guida all'approfondimento

DI MARTINO, Sul bacio involato a «lei» che dissente, in Riv. it. dir. proc. pen., 1999

PADOVANI, Sub art. 609-bis c.p., in T. PADOVANI (a cura di), Codice penale (Le fonti del diritto italiano), tomo II, IV ed., Milano, 2007

VENTURA, La tutela della libertà sessuale del maggiorenne, in TOVANI-TRINCI, I delitti contro la libertà sessuale, Torino, 2014

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