Reati ambientali e tenuità del fatto

Mario Gebbia
Maurizio Bortolotto
31 Agosto 2015

La riforma della normativa ambientale, con l'inserimento dei nuovi delitti all'interno del codice penale, entra in vigore poco dopo l'inserimento nel codice penale dell'istituto della Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
Abstract

La riforma della normativa ambientale, con l'inserimento dei nuovi delitti all'interno del codice penale, entra in vigore poco dopo l'inserimento nel codice penale dell'istituto della Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Occorre, quindi, valutare gli eventuali profili di sovrapposizione o “interferenza” tra l'art. 131-bis c.p. e le novità apportate dalla legge 68/2015.

Il quadro normativo

Durante l'iter parlamentare di approvazione della legge 68/2015, è entrato in vigore il d.lgs. 28/2015 (Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera m), della legge 28 aprile 2014, n. 67), che ha introdotto nel codice penale l'art. 131-bis.

I contenuti delle due riforme, ed anche la loro vicinanza temporale, propongono spunti di riflessione interessanti posto che il range di pena previsto dal d.lgs. 28/2015 è tale per cui vi rientrano tutte le contravvenzioni previste dal testo unico ambientale ed alcune delle nuove fattispecie (ad esempio il nuovo delitto di omessa bonifica – art. 452-terdecies c.p.). A ciò si aggiunga il rapporto tra l'estinzione del reato per tenuità ed il nuovo meccanismo di estinzione delle contravvenzioni ambientali di cui alla Parte VI-bis del d.lgs. 152/2006.

Peraltro, nelle more dell'approvazione della legge sui nuovi reati ambientali si sono registrate, da più parti, preoccupazioni circa il fatto che l'inserimento dell'art. 131-bis c.p. potrebbe tradursi in una sostanziale depenalizzazione della assoluta maggioranza dei reati ambientali (si vedano S. Maglia, E depenalizzar mi è dolce in questo mare, in Tuttambiente n. 12 del 23 marzo 2015; vedasi anche P. Ficco, Tenuità del fatto: la giustizia negata che trasforma reati socialmente inaccettabili in bagatelle, in Rifiuti, bollettino di informazione normativa, marzo 2015).

Si tratta, forse, di preoccupazioni un po' eccessive che non dovrebbero essere limitate alla sola materia ambientale. Infatti, analoga preoccupazione potrebbe essere espressa con riferimento alla materia della sicurezza ed igiene sul lavoro, posto che tutte le contravvenzioni previste dal d.lgs. 81/2008, nonché il reato di lesioni colpose ancorché aggravato (ed escluse le lesioni gravissime), rientrano nel campo di applicazione del d.lgs. 28/2015.

Il problema risiede, in realtà, nella inevitabile, notevolissima, discrezionalità che viene attribuita al giudice con la legge sulla nuova causa di non punibilità, con la conseguenza di applicazioni non uniformi sul territorio.

È un tema che deve essere affrontato con il dovuto realismo e analizzando le possibilità che ancora restano alla giustizia: se l'alternativa è quella di rimettere alla discrezionalità del singolo magistrato la valutazione in ordine a quali procedimenti lasciare a languire nell'anticamera della prescrizione, allora ben venga una legge che introduce dei criteri di origine normativa, finalizzati ad una interpretazione il più possibile uniforme sul territorio (per quanto, ovviamente, consentito dal fatto che si tratta di criteri molto elastici).

Tenuità e contravvenzioni ambientali

Indubbiamente, i criteri formali di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto sono tali per cui tutti gli illeciti contravvenzionali previsti dal T.U.A. vi sarebbero astrattamente soggetti.

E, d'altronde, non si intravede motivo per il quale i reati ambientali dovrebbero restarne, a priori, esclusi.

Non v'è chi non veda, e l'esperienza giurisprudenziale lo testimonia ampiamente, come in alcuni casi le contravvenzioni previste dal d.lgs. 152/2006 riguardino fatti che possono indubbiamente essere qualificati di particolare tenuità (si pensi, ad esempio, ad una violazione dei termini del deposito temporaneo in una condizione ove le operazioni di avvio al recupero e allo smaltimento sono state comunque realizzate in piena conformità alla normativa, ovvero alla violazione di una prescrizione autorizzativa di rilievo formale, quale il ritardo nella predisposizione di documenti o nell'invio di comunicazioni).

Non si ravvisano, quindi, ragioni particolari per negare, in questi casi, l'applicabilità della causa di non punibilità in esame.

Peraltro, di recente si è registrata una pronunzia della suprema Corte in tema di violazione delle prescrizioni di un'autorizzazione (art. 256, comma 4, d.lgs. 152/2006) che, riconoscendo, appunto, l'applicabilità del nuovo istituto alle contravvenzioni ambientali, ha precisato i criteri interpretativi che devono essere seguiti: “la rispondenza ai limiti di pena rappresenta, tuttavia, soltanto la prima delle condizioni per l'esclusione della punibilità, che infatti richiede (congiuntamente e non alternativamente, come si desume dal tenore letterale della disposizione) la particolare tenuità dell'offesa e la non abitualità del comportamento. Il primo degli "indici-criteri" (così li definisce la relazione allegata allo schema di decreto legislativo) appena indicati (particolare tenuità dell'offesa) si articola, a sua volta, in due "indici-requisiti" (sempre secondo la definizione della relazione), che sono la modalità della condotta e l'esiguità del danno o del pericolo, da valutarsi sulla base dei criteri indicati dall'art. 133 c.p., (natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo ed ogni altra modalità dell'azione, gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa dal reato intensità del dolo o grado della colpa). Si richiede pertanto al giudice di rilevare se, sulla base dei due "indici-requisiti" della modalità della condotta e dell'esiguità del danno e del pericolo, valutati secondo i criteri direttivi di cui all'art. 133 c.p., comma 1, sussista l'"indice-criterio" della particolare tenuità dell'offesa e, con questo, coesista quello della non abitualità del comportamento. Solo in questo caso si potrà considerare il fatto di particolare tenuità ed escluderne, conseguentemente, la punibilità” (così Cass. pen., Sez. III, 14 maggio 2015, n. 24358).

Inoltre, nelle more dell'entrata in vigore dell'art. 131-bis c.p., è stata fortemente discussa la possibilità di applicare tale nuovo istituto ai reati in cui sono previste soglie di punibilità e, genericamente, soglie di rilevanza penale del fatto.

L'argomento, di grande rilievo se si considera che molte contravvenzioni ambientali sono costituite dal superamento di limiti e di soglie, è stato implicitamente affrontato da Cass. pen., Sez. III, 8 aprile 2015, n. 15449, in cui la Corte è stata chiamata ad affrontare la questione dell'applicabilità dell'art. 131-bis al delitto di cui all'art. 11, d.lgs. 10 marzo 2000, n. 74, che prevede, per l'appunto, la presenza di una soglia di punibilità.

Occorre, inoltre, considerare che, come già anticipato, la legge 68/2015 ha introdotto, per tutte le contravvenzioni ambientali previste dal T.U.A., un meccanismo estintivo in sede amministrativa analogo a quello introdotto per la sicurezza ed igiene sul lavoro dal d.lgs. 758/1994.

Ora, se si considera che il meccanismo estintivo si colloca in una fase preprocedimentale e poi accompagna i passi iniziali della fase delle indagini preliminari, è verosimile che il problema della valutazione sulla possibile tenuità verrà esaminato dal pubblico ministero soltanto ad esito del procedimento estintivo in sede amministrativa.

È pur vero che nella pendenza della procedura in sede amministrativa al pubblico ministero non è preclusa la richiesta di archiviazione (art. 318-sexies, comma 3, d.lgs. 152/2006) e quindi, in teoria, anche la richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto ma è altrettanto vero che una tale richiesta, laddove dovesse intervenire quando non si è ancora concluso l'iter amministrativo, rischierebbe di trovare diversi ostacoli al suo accoglimento.

Infatti, è pacifico che l'esperimento della procedura di estinzione in sede amministrativa rappresenti condizione di procedibilità del reato.

Inoltre, la conclusione positiva dell'iter conduce all'estinzione del reato con una formula che per la persona sottoposta ad indagini è sicuramente più favorevole rispetto a quella della particolare tenuità.

Non fosse altro perché comporta l'attestazione che le irregolarità sono state eliminate e perché non produce le iscrizioni cui, invece, sono soggetti i provvedimenti giudiziari che hanno dichiarato la non punibilità ai sensi dell'art. 131-bis c.p. (si vedano le modifiche apportate al d.P.R. 313/2002, in materia di casellario giudiziale, di anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato e dei relativi carichi pendenti, ad opera dell'art. 4, d.lgs. 28/2015).

Insomma, per i reati soggetti ai meccanismi estintivi quale quello previsto dal d.lgs. 758/1994 in materia di sicurezza ed igiene su lavoro, ed ora previsto anche per tutte le contravvenzioni ambientali stabilite dal d.lgs. 152/2006, non sembra infondato ritenere che il pubblico ministero non possa chiedere l'archiviazione per particolare tenuità del fatto fintanto che non sia conclusa la procedura di estinzione in ambito amministrativo.

Dopodiché, laddove la procedura dovesse sortire esito positivo, il problema non si porrebbe perché il pubblico ministero potrà chiedere l'archiviazione per il motivo specifico della estinzione del reato previsto dalla procedura medesima, più favorevole alla persona sottoposta alle indagini rispetto alla declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Diversamente, il pubblico ministero, valuterà le ragioni per cui la procedura di estinzione in sede amministrativa non è stata portata avanti e si regolerà di conseguenza.

In conclusione

Alla luce delle osservazioni formulate pare che le preoccupazioni relative alle interferenze tra le due novità legislative possano essere superate alla luce di una valutazione complessiva degli strumenti sostanziali e processuali oggetto di riforma.

Occorre, infine, tenere a mente che il rapporto tra tenuità e nuovo meccanismo estintivo delle contravvenzioni potrà essere compiutamente valutato solo una volta effettivamente entrato a regime il secondo. Infatti, l'art. 318-octies d.lgs. 152/06 dispone che il nuovo istituto di cui alla Parte VI-bis, d.lgs. 152/2006 non si applichi “ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della medesima parte” e, pertanto, per i procedimenti in corso al 22 maggio 2015 l'unica novità è, appunto, la tenuità del fatto.

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