Eccezione di inadempimento nei rapporti tra società e amministratore e natura duale del rapportoFonte: Cod. Civ. Articolo 1460
21 Settembre 2017
Premessa
Il presente lavoro prende spunto da una recente sentenza della Corte d'Appello di Milano (sentenza n. 3375/2017) che ha verificato e confermato l'applicabilità dell'art. 1460 c.c. nei rapporti tra la società e l'amministratore. Gli appellanti nel giudizio meneghino ottenevano dal Tribunale di Milano un decreto ingiuntivo per il pagamento di compensi quali amministratori di una società per azioni. La società proponeva opposizione e il giudice di prime cure, dichiarato l'inadempimento degli amministratori e confermata l'applicabilità dell'art. 1460 c.c., revocava il decreto ingiuntivo. Tra le altre cose, sostenevano gli appellanti che:
La Corte d'Appello analizza la recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha confermato l'esclusione del carattere para subordinato del rapporto tra la società e i suoi amministratori sulla base dell'esistenza di una immedesimazione organica, riconducendo tale relazione nell'alveo dei rapporti societari (Cass. 1545/2017, in questo portale, con nota di Grossi, Amministratore-società: dalla parasubordinazione al rapporto organico-societario). Secondo la Corte meneghina il rapporto societario è comunque inserito nel perimetro dei rapporti fonti di obbligazioni tra le parti e pertanto se “[…] la fonte dell'obbligazione non è ascrivibile ad un contratto o ad un negozio di amministrazione, in ogni caso si configura, nell'instaurazione di tale rapporto, una relazione obbligatoria interna tra amministratore e società, che non può ritenersi annullata o appiattita dal rapporto di immedesimazione organica” (App. Milano, n. 3375/2017). La Corte d'Appello di Milano ha pertanto statuito che “l'eccezione di inadempimento di per sé mantenga un suo spazio di applicazione nel rapporto tra amministratori e società, in quanto pur sempre norma dettata a rafforzare l'adempimento delle proprie obbligazioni in un contesto di corrispettività, quando non escluso dal rapporto societario né dal rapporto di immedesimazione organica, come ricostruito dalla Cassazione in SSUU 1545/17”. Gli scriventi, che pur concordano con il risultato raggiunto dai Giudici milanesi, vorrebbero offrire un contributo sul tema dell'applicabilità dell'eccezione di inadempimento ai rapporti tra società e amministratore.
È comunemente accettato che il vincolo sinallagmatico di cui all'art. 1460 c.c. sorge anche laddove difetti un rapporto di corrispettività diretta tra le prestazioni ma esista di fatto un rapporto di interdipendenza tra le stesse. La Suprema Corte di Cassazione ha infatti stabilito che il principio di autotutela di cui all'art. 1460 c.c. può essere legittimamente esercitato addirittura “[...] in ipotesi di inadempimento, da parte dell'altro contraente, di un diverso negozio, purché quest'ultimo risulti collegato con l'altro contratto da un vincolo di interdipendenza […]” (Cass. 19556/2003. Si veda anche in senso conforme Cass. 271/1998, Cass. 12733/1995, Cass. 1389/1981). Indipendentemente dall'impossibilità di annoverare il rapporto tra società e amministratore tra i rapporti para subordinati, come stabilito dalla sentenza della Suprema Corte di Cassazione più sopra citata e che non si intende contestare, le prestazioni svolte dall'organo di gestione rientrano comunque tra le prestazioni professionali e pertanto la remunerazione dell'amministratore ha un rapporto di dipendenza diretta con il corretto espletamento delle funzioni determinate dalla legge e dal contratto sociale. A tale proposito soccorre anche un recente arresto della S. C. che ha confermato la natura contrattuale dell'azione di responsabilità contro gli amministratori, proprio in quanto gli obblighi degli amministratori derivano da specifiche norme di legge e dallo statuto (Cass. 17441/2016, in questo portale, con nota di Cengia-Mascia, La responsabilità degli amministratori non esecutivi di s.p.a. tra potere e dovere di informazione). Si veda anche, in dottrina, G. Turelli, Responsabilità degli amministratori: disciplina civile e tributaria dei loro compensi). Ritengono gli scriventi che i Giudici milanesi avrebbero potuto cogliere l'occasione per sottolineare che il rapporto tra amministratore e società ha comunque natura duale: da una parte l'innegabile immedesimazione organica che rientra nel novero dei rapporti associativi, ma dall'altra altresì il rapporto contrattuale che origina probabilmente nello schema del mandato, seppur con alcuni correttivi. Tale natura duale è confermata dalla giurisprudenza di merito che ha avuto modo di osservare come “il diritto dell'amministratore non socio, al pagamento del compenso, trova la sua fonte in un rapporto contrattuale di mandato con la società, non certo nel contratto di società o in un rapporto sociale […]” (Trib. Pescara, 11 luglio 2016). In ambito fallimentare, la giurisprudenza di merito ha statuito che il curatore potrà sollevare l'eccezione di inadempimento ex art. 1460 c.c. nei confronti degli amministratori e dei sindaci infedeli che chiedano l'insinuazione al passivo per il loro compenso (Trib. Genova, 13 agosto 1990 in Fall., 1991, 641). Da una parte, dunque, il rapporto di immedesimazione organica che impedisce la caratterizzazione para subordinata della relazione, ma dall'altra il rapporto contrattuale di mandato attraverso il quale l'amministratore eroga prestazioni professionali. Ad avviso di scrive appare irragionevole pensare che il compenso all'amministratore sia dovuto per la sola nomina, al di fuori di qualsiasi rapporto sinallagmatico. Le prestazioni che l'amministratore svolge anche al fine di veder pagato il suo compenso hanno certamente carattere commutativo. La caratteristica associativa, contraddistinta da una comunione di scopo, è assente anche in altre relazioni di carattere societario (rapporti tra i soci, ovvero tra soci e la società o tra i diversi consiglieri). Proprio nei rapporti tra soci e società la Suprema Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare come laddove si appalesi un rapporto sinallagmatico si devia inevitabilmente da una comunione di scopo alla inevitabile contrapposizione tra prestazione e retribuzione (Cass. n. 26222/2014). Il rapporto di mandato, a carattere commutativo, affianca dunque l'immedesimazione organica, a carattere associativo, e permette di mantenere intatta l'applicabilità di tutti i rimedi propri dei contratti commutativi, compresa l'eccezione di inadempimento di cui all'art. 1460 c.c. Dalla natura duale del rapporto deriva poi una conseguenza che vale la pena essere rimarcata in questa sede. L'art. 2392 c.c. stabilisce che gli amministratori devono adempiere ai doveri loro imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle proprie competenze, limitando la responsabilità all'ipotesi in cui dalla violazione sia derivato un danno alla società. La violazione degli obblighi di legge e statutari comporta sempre la possibilità di attivare i rimedi previsti per i contratti commutativi, compresa l'eccezione di inadempimento, mentre solo l'esistenza di un danno effettivo legittimerà l'ulteriore rimedio dell'azione di responsabilità contro l'amministratore inadempiente. |