Il diritto di accesso alla documentazione bancaria

21 Novembre 2016

La clientela bancaria ha diritto di ottenere ex art. 119, comma 4, del Testo unico bancario (D.Lgs. n. 385/1993), a proprie spese, entro il termine di 90 giorni dalla richiesta, copia della documentazione inerente singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni. Se già infruttuosamente esperita l'istanza suddetta, è possibile richiedere un ordine di esibizione ex art. 210 c.p.c. Per acquisire la documentazione bancaria richiesta è proficuamente utilizzabile anche il procedimento monitorio (art. 633 c.p.c.).
Premessa

La clientela bancaria ha diritto di ottenere ex art. 119, comma 4, del Testo unico bancario (D.Lgs. n. 385/1993), a proprie spese, entro il termine di 90 giorni dalla richiesta, copia della documentazione inerente singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni. Se già infruttuosamente esperita l'istanza suddetta, è possibile richiedere un ordine di esibizione ex art. 210 c.p.c. Per acquisire la documentazione bancaria richiesta è proficuamente utilizzabile anche il procedimento monitorio (art. 633 c.p.c.).

L'accesso alla documentazione bancaria

L'art. 119, comma 4, del testo unico bancario (D.Lgs. n. 385/1993, di seguito TUB) stabilisce che il cliente, colui che gli succede a qualunque titolo o che ne subentra nell'amministrazione ha diritto di ottenere, a proprie spese (solo costi di reperimento e produzione della documentazione), entro il termine di 90 giorni dalla richiesta, copia della documentazione inerente singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni.

Anche il garante - che per Banca d'Italia è qualificabile come 'cliente' poiché intrattiene rapporti contrattuali con l'intermediario - può richiedere la documentazione delle operazioni bancarie dell'obbligato principale/soggetto garantito, per verificarne la regolarità (Cass. n. 23391/2007; Trib. Prato 13 aprile 2015; Trib. Oristano 4 dicembre 2014); allo stesso modo, hanno accesso alla documentazione bancaria anche gli eredi del cliente, il cointestatario di un conto corrente con firma disgiunta (Collegio coordinamento ABF n. 585672015) nonché il curatore fallimentare che, ex art. 31 l. fall., è subentrato nell'amministrazione del patrimonio del fallito (Cass. n. 5669/2007; Cass. n. 12093/2001; Cass. n. 11773/1999).

La pretesa alla documentazione bancaria si configura quale diritto autonomo che, pur derivando dal contratto, è estraneo alle obbligazioni tipiche che ne costituiscono lo specifico contenuto; esso nasce dall'obbligo di buona fede, correttezza e solidarietà, che è accessorio di ogni prestazione dedotta in negozio e consente alla parte interessata di conseguire ogni utilità programmata, anche oltre quelle riferibili alle prestazioni convenute, comportando esso stesso una prestazione, cui ognuna delle parti è tenuta, in quanto imposta direttamente dalla legge (art. 1374 c.c.) (Cass. n. 11004/2006; Cass. n. 12093/2001, cit.; Cass. n. 4598/1997).

Il diritto di accesso alla documentazione trova fondamento, oltre che negli artt. 1374 e 1375 c.c., soprattutto nell'art. 119 TUB, il quale pone a carico della banca l'obbligo di periodica comunicazione di un prospetto che rappresenti la situazione del momento nel rapporto con il cliente ed accorda a questi il diritto di ottenere - a sue spese, limitatamente agli ultimi dieci anni, indipendentemente dall'adempimento del dovere di informazione da parte della banca e anche dopo lo scioglimento del rapporto (Cass. n. 11773/1999, cit.) - la documentazione di ciascuna operazione registrata sull'estratto conto.

Ai fini del reperimento della documentazione non è necessario che il richiedente indichi specificamente gli estremi del rapporto a cui si riferisce la documentazione richiesta in copia, essendo sufficiente che l'interessato fornisca alla banca gli elementi minimi indispensabili per consentirle l'individuazione dei documenti richiesti, quali, ad es., i dati concernenti il soggetto titolare del rapporto, il tipo di rapporto a cui è correlata la richiesta e il periodo di tempo entro il quale le operazioni da documentare si sono svolte (Cass. n. 5091/2016; Cass. n. 22183/2015; Cass. n. 11004/2006, cit.; Trib. Nola 13 giugno 2000; Trib. Prato 13 aprile 2015, cit.; ABF Napoli n. 4930/2014).

“L'art. 119, comma 4, Tub, che riconosce al cliente della banca, al suo successore a qualunque titolo e a colui che subentra nell'amministrazione dei suoi beni il diritto di ottenere copia della documentazione relativa a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni, va interpretato, alla luce del principio di buona fede nell'esecuzione del contratto (art. 1375 c.c.), nel senso che esso attribuisce ai suddetti soggetti il diritto di ottenere la documentazione inerente a tutte le operazioni del periodo a cui il richiedente sia in concreto interessato, nel rispetto del limite di tempo decennale fissato dalla norma, e che comunque non è necessario che il richiedente indichi specificamente gli estremi del rapporto a cui si riferisce la documentazione richiesta in copia, essendo sufficiente che l'interessato fornisca alla banca gli elementi minimi indispensabili per consentirle l'individuazione dei documenti richiesti, quali, ad esempio, i dati concernenti il soggetto titolare del rapporto, il tipo di rapporto a cui è correlata la richiesta e il periodo di tempo entro il quale le operazioni da documentare si sono svolte” (Cass. n. 11004/2006)

È indiscusso che la richiesta della documentazione bancaria costituisca un onere probatorio che deve essere esercitato ante causam (Trib. Milano 14 ottobre 2015; Trib. Trapani 22 ottobre 2015; Trib. Taranto 17 settembre 2015; Trib. Oristano 4 dicembre 2014; Trib. Nocera Inferiore 20 gennaio 2013). Gli intermediari devono indicare al cliente, al momento della richiesta, il presumibile importo delle relative spese.

Documentazione bancaria e Codice della privacy

In riferimento al limite decennale posto dall'art. 119 TUB alla richiesta di documenti, l'interesse del cliente alla conoscenza di informazioni inerenti a dati e operazioni anteriori al decennio ha trovato, in alcune pronunce, soddisfazione attraverso l'inquadramento della richiesta nell'alveo del Codice in materia di protezione dei dati personali (Codice della privacy: D.Lgs. n. 196/2003). Rilevano, in particolare, gli artt. 7 (“l'interessato ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo riguardano”) e 9 (“i diritti di cui all'art. 7 riferiti a dati personali concernenti persone decedute possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, o agisce a tutela dell'interessato o per ragioni familiari meritevoli di protezione”) di tale decreto (ABF Roma n. 4219/2013).

Nel dettaglio, ex art. 7 Codice della privacy, l'interessato ha diritto di ottenere l'indicazione:

a) dell'origine dei dati personali;

b) delle finalità e modalità del trattamento;

c) della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l'ausilio di strumenti elettronici;

d) degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante del trattamento dei dati;

e) dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di rappresentante designato nel territorio dello Stato, di responsabili o incaricati.

L'interessato ha altresì diritto di ottenere, tra l'altro, l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi ha interesse, l'integrazione dei dati nonché la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge.

Il Garante della privacy, con Newsletter del 16.7.2014 ha tuttavia precisato che a) il Codice della privacy consente ai clienti delle banche l'accesso gratuito solo ai propri dati personali contenuti nella documentazione bancaria; b) l'art. 7 Codice privacy non consente di ottenere la copia integrale della documentazione bancaria (estratto conto, contratto di finanziamento, piano di ammortamento); c) la richiesta non può essere avanzata da persone giuridiche.

Sostanzialmente dello stesso tenore sono le conclusioni della giurisprudenza di merito laddove - nell'annullare il provvedimento emanato dal Garante della privacy che ha ordinato la comunicazione dei dati personali richiesti dall'istante - rileva che "nel caso di specie appare evidente che la documentazione richiesta non riguarda alcuna delle ipotesi di cui al codice della privacy, trattandosi al contrario di documentazione relativa ai rapporti contrattuali intercorsi tra le parti" (Trib. Siena 11 marzo 2016).

Rimedi contro l'inadempimento della banca

Instaurato il giudizio, se già infruttuosamente esperita (ante causam) l'istanza ex art. 119, comma 4, TUB, perdurando l'inerzia della banca è possibile richiedere un ordine di esibizione ai sensi dell'art. 210 c.p.c. (Cass. n. 19475/2005; Cass. n. 149/2003; Cass. n. 9514/1999; Trib. Oristano 4 dicembre 2014; Trib. Trapani 22 ottobre 2015; Trib. Teramo 4 dicembre 2015; Trib. Monza 3 novembre 2015), peraltro di difficile esecuzione coattiva (Cass. n. 18833/2003; Cass. n. 7289/1983).

Potenzialmente utilizzabili appaiono anche il sequestro giudiziario (art. 670, n. 2, c.p.c.) e la tutela d'urgenza ex art. 700 c.p.c. (Trib. Verona 20 ottobre 1988; Trib. Parma 7 aprile 1996), quest'ultima, in particolare, utilizzabile dai curatori fallimentari alle prese con i termini di scadenza dell'azione revocatoria.

Per fronteggiare le conseguenze del mancato adempimento, da parte dell'istituto bancario, dell'obbligo di consegna della documentazione bancaria, è proficuamente utilizzabile anche il procedimento monitorio ai sensi dell'art. 633 c.p.c., sulla base delle seguenti condizioni di ammissibilità:

1. 'creditore' è il cliente ex art. 119, comma 4, t.u.b.;

2. 'debitore' è la banca inadempiente;

3. 'cosa mobile' determinata è la documentazione bancaria richiesta;

4. 'prova scritta' del diritto del richiedente è qualunque documento attestante esistenza del rapporto banca-cliente (Trib. Milano 21 giugno 1996; Trib. Bari 11 marzo 2003; Trib. Lecce 21 novembre 2006; Trib. Varese 2 novembre 2009; Trib. Torino 22 febbraio 2012; Trib. Taranto 17 settembre 2015, cit.; Trib. Roma 5 luglio 2015; Trib. Prato 13 aprile 2015, cit.; Trib. Patti 20 gennaio 2015; Trib. Monza 3 febbraio 2016; Trib. Pavia 12 giugno 2016).

Da ultimo, deve essere valorizzata la circostanza che l'inadempimento della banca all'obbligo di consegna della documentazione bancaria appare condotta censurabile anche dalla Banca d'Italia, laddove il testo unico bancario prevede espressamente che "Le autorità creditizie esercitano i poteri di vigilanza (…) avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati" (art. 5 TUB), che "Le Autorità creditizie esercitano i poteri previsti dal presente titolo avendo riguardo, oltre che alle finalità indicate nell'articolo 5, alla trasparenza delle condizioni contrattuali e alla correttezza dei rapporti con la clientela" (art. 127 TUB) e che "Qualora nell'esercizio dei controlli previsti dall'articolo 128 emergano irregolarità, la Banca d'Italia può: a) (…) ordinare la restituzione delle somme indebitamente percepite e altri comportamenti conseguenti" (art. 128-ter TUB).

Sulla base del quadro normativo predetto è lecito dedurre che l'inadempimento della banca alla richiesta di produzione della documentazione bancaria sia censurabile sotto il profilo dei criteri di sana e prudente gestione nonché di correttezza e buona fede che devono orientare i rapporti banca-cliente, come appunto raccomandato dalla Banca d'Italia.

Il contratto di finanziamento

Secondo un orientamento giurisprudenziale (Trib. Modena 7 giugno 2016), l'art. 119, comma 4, TUB non è proficuamente utilizzabile per ottenere la consegna del contratto di finanziamento. L'obbligo in capo alla banca di consegna del contratto di finanziamento consegue, comunque, al dovere generale della banca di comportarsi secondo correttezza e buona fede: artt. 1175 e 1375 c.c. (cfr. Cass. n. 11004/2006, secondo cui la consegna del contratto di finanziamento configura un diritto autonomo del cliente). Tali norme impongono, infatti, "a ciascuna parte di tenere quei comportamenti che, a prescindere da specifici obblighi contrattuali e dal dovere extracontrattuale del neminem laedere, senza rappresentare un apprezzabile sacrificio a suo carico, siano idonei a preservare gli interessi dell'altra parte; tra i doveri di comportamento o scaturenti dall'obbligo di buona fede vi è anche quello di fornire alla controparte la documentazione relativa al rapporto obbligatorio ed al suo svolgimento" (Cass. n. 12093/2001; conf. Trib. Napoli 8 dicembre 2010).

in conclusione

La pretesa del cliente all'acquisizione della documentazione bancaria si configura come un diritto autonomo della clientela bancaria che nasce dall'obbligo di buona fede, correttezza e solidarietà che vincola i contraenti. Se infruttuosamente esperita l'istanza ex art. 119, comma 4, TUB, perdurando l'inerzia della banca alla consegna della documentazione è possibile richiedere un ordine di esibizione ai sensi dell'art. 210 c.p.c. o azionare un provvedimento d'urgenza (art. 700 c.p.c.); nella prassi, è proficuamente utilizzato anche il procedimento monitorio (art. 633 c.p.c.).

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