Le novità della SRD II in materia di impegno e trasparenza riguardano l'industria degli asset managers e degli investitori istituzionali, ai quali sarà applicabile la regolamentazione della SRD II come recepita dal proprio paese di origine. All'argomento è dedicato il nuovo Capo II ter introdotto nella SRD I dalla SRD II.
Nella misura in cui investano in titoli azionari quotati, questi investitori saranno tenuti a sviluppare e comunicare al pubblico una politica di engagement ed il livello di conformità a tale politica o spiegare le ragioni per le quali non adottano tale politica ("comply or explain"). Attraverso tale politica, il mercato sarà informato su come un fondo monitora l'attività dell'emittente, dialoga con lo stesso, esercita i diritti connessi alla partecipazione, collabora con altri azionisti, comunica con i soggetti interessati e gestisce i conflitti di interesse relativi alla sua partecipazione azionaria.
Gli investitori istituzionali saranno altresì tenuti a informare il mercato su come viene assicurata la coerenza tra la loro strategia di investimento azionario e i loro accordi di gestione con gli asset managers e le prospettive a lungo termine dei loro clienti (art. 3 nonies). Gli asset managers, invece, dovranno informare il mercato su come la loro strategia di investimento sia conforme alle prospettive a lungo termine degli investitori istituzionali a cui prestano servizi di asset management (art. 3 decies).
In questo contesto di trasparenza e di impegno, una nuova informativa sarà dovuta anche dai proxy advisors, che saranno tenuti a informare il mercato sull'adozione di codici di condotta e sui criteri utilizzati per sviluppare e fornire le loro consulenze in materia di voto (art. 3 undecies).
La maggior parte dei contenuti previsti per la policy di engagement dalla SRD II rispecchia attività previste dai principi italiani di stewardship di Assogestioni. Analogamente alla SRD II, tali principi prevedono anche che l'investitore illustri il livello di applicazione dei principi e giustifichi la mancata adozione degli stessi. Ricordiamo inoltre che i gestori sono già tenuti ad adottare una strategia per l'esercizio dei diritti di voto ai sensi dell'art. 37 del Regolamento UE 231/2013 richiamato dall'art. 34 del Regolamento Congiunto di Consob e Banca d'Italia del 29 ottobre 2007.
La SRD II prevede in buona sostanza che le attività enunciate dai principi di stewardship siano “codificate” nella policy di engagement, contemplando anche l'obbligo di pubblicazione delle suddette informazioni sul sito internet dell'investitore.
Il recepimento dell'art. 3 octies potrebbe dunque tradursi in un consolidamento, con le richieste specificazioni, nella nostra regolamentazione ed in un unico documento (la policy di engagement) delle migliori prassi di mercato sull'engagement attualmente in uso. Dal punto di vista della tecnica legislativa, si potrebbe conservare il medesimo approccio utilizzato per il recepimento della direttiva AIMFD in tema di strategia di esercizio dei diritti di voto, facendo leva sulla delega contemplata dall'art. 6 comma 2-bis del TUF ed integrando dunque l'art. 34 del Regolamento Congiunto.
Circa la strategia di investimento degli investitori istituzionali ed accordi con gli asset managers (art. 3 nonies), l'attuale regolamentazione italiana già prevede l'obbligo dei fondi pensione di produrre strategie di investimento coerenti con la struttura temporale delle passività detenute. Pur non essendo previsto un obbligo di pubblicazione delle strategie in questione, solitamente le stesse vengono pubblicate dagli operatori sui loro siti internet.
Alla luce dell'attuale regolamentazione ed in considerazione della residualità che ancora caratterizza gli investimenti azionari di questi soggetti rispetto ad altre asset classes (investimenti immobiliare ed obbligazionari), anche le novità in questione potrebbero dunque non incidere sulla sostanza dell'attuale regolamentazione e sull'operatività dei fondi pensione italiani.
Non consta, invece, alcuna previsione in merito alla trasparenza dei rapporti tra asset manager ed investitore istituzionale. Pertanto, sarà necessario integrare la regolamentazione con le previsioni contenute nel comma 2 dell'art. 3 nonies e nell'art. 3 decies.
Anche le previsioni sui proxy advisors si rivelano del tutto nuove nel nostro ordinamento e si risolveranno nell'esigenza di integrare la normativa. Tuttavia, da un lato i maggiori proxy advisors hanno essenzialmente sede al di fuori dell'Italia e d'altro lato gli stessi sono già dotati di policy in larga parte coerenti con il dettato della SRD II e dichiarano sui loro siti internet i codici di condotta ai quali aderiscono. Pertanto, il recepimento della disciplina della SRD in materia di proxy advisors, sebbene comporti l'esigenza di integrare la nostra regolamentazione, potrebbe non sortire impatti significativi sulla pratica dei proxy advisors.