Il risarcimento del danno da lesioni e mortale in Spagna, Francia, Germania, Inghilterra e Galles

01 Luglio 2014

Il risarcimento del danno da lesioni e mortale è disciplinato in ogni stato in maniera del tutto autonoma e secondo criteri per lo più dettati dalla cristallizzazione di prassi giurisprudenziali solo raramente riportate in norme di legge.Sulla scorta di tale premessa, e limitando l'analisi ai quattro principali paesi europei, emerge come in ognuno di questi la tematica del risarcimento del danno alla persona si sia sviluppata con modalità del tutto peculiari portando a risultati che, sia in termini quantitativi che di tutela complessiva, risultano spesso completamente diversi a seconda della legislazione di riferimento.
Nozione

Il risarcimento del danno da lesioni e mortale è disciplinato in ogni stato in maniera del tutto autonoma e secondo criteri per lo più dettati dalla cristallizzazione di prassi giurisprudenziali solo raramente riportate in norme di legge.

Sulla scorta di tale premessa, e limitando l'analisi ai quattro principali paesi europei, emerge come in ognuno di questi la tematica del risarcimento del danno alla persona si sia sviluppata con modalità del tutto peculiari portando a risultati che, sia in termini quantitativi che di tutela complessiva, risultano spesso completamente diversi a seconda della legislazione di riferimento.

Spagna

La base giuridica del risarcimento del danno alla persona è rappresentata dall'art. 1902 del codice civile: “chi con azione o omissione causa un danno a terzi per colpa o negligenza è obbligato a riparare i danni causati”.

L'ordinamento spagnolo, in materia responsabilità civile legata alla circolazione degli autoveicoli, è regolamentato dalla legge 30/95 – da ultimo trasposta nel Real Decreto Legislativo nr. 8 del 29 di ottobre 2004 – la quale ha introdotto una metodologia di calcolo del danno obbligatoria su tutto il territorio e composta da criteri predeterminati sia in materia di danno patrimoniale sia di danno non patrimoniale.

Tale sistema è comunemente conosciuto come “Baremo”, con espresso riferimento alle sei tabelle di cui si compone.

Il danno mortale è disciplinato dalle prime due “Tablas”. Nella Tabla I il Baremo prevede importi risarcitori fissi in ragione del grado di parentela dell'avente diritto con il de cuius e dell'età di quest'ultimo (fino a 65 anni, dai 65 a 80 e sopra gli 80). La Tabla I contiene diverse e molteplici casistiche con relativi importi fissi: a titolo esemplificativo citiamo € 114.691,14 in favore del coniuge per una vittima minore di 65 anni, € 47.787,97 per ogni figlio minorenne di una vittima minore di 65 anni ma anche, a testimonianza del grado di dettaglio, € 19.115,19 per il fratello di una vittima minore di 65 anni che lasci quali aventi diritto solo due o più germani.

Agli importi fissi di cui alla Tabla I vengono successivamente applicati dei fattori correttivi – contenuti nella Tabla II – in ragione del reddito percepito dal de cuius (es. maggiorazione dall'11 al 25% per redditi annui netti compresi tra € 28.672 e € 57.345) o di particolari circostanze familiari (es. maggiorazione 75% per casi di figli minorenni che perdono entrambi i genitori nell'incedente). Le poste risarcite per mezzo delle modalità suesposte sono da considerarsi comprensive di ogni tipologia di danno fatta sola eccezione per le eventuali spese mediche e funerarie.

Le successive 4 Tablas prendono in considerazione il risarcimento del danno da lesioni.

La Tabla VI menziona i vari possibili tipi di lesione fisica indicando un range di punti di invalidità la cui definitiva cristallizzazione in “punteggio” è rimessa alla valutazione e giudizio del medico legale. Ai fini della quantificazione del risarcimento da invalidità permanente si applica quindi la Tabla III nella quale è indicato il valore a punto (espressamente comprensivo del danno morale e di ammontare crescente in ragione del numero di punti riconosciuti e decrescente in ragione dell'età) indicato per “gruppi” di 5 punti eccezion fatta per i primi 9 punti il cui valore è indicato separatamente uno ad uno (si parte quindi dal 10% col gruppo 10-14, 15-19 e così via sino al 100%). A titolo indicativo si può menzionare che una lesione del 90% patita da un ventenne porta a una quantificazione “base” pari a € 300.890. A questa quantificazione “base” si possono poi applicare i fattori correttivi di cui alla Tabla IV identificati in ragione del reddito (liquidando così la partita di danno “patrimoniale”), della particolare gravità delle lesioni (per danni con postumi superiori al 75%) o per casi con particolari e significativi riflessi sulle future possibili attività del leso.

La Tabla IV prende anche in considerazione i possibili riflessi sulla vita di un danneggiato da macrolesioni: è prevista quindi la voce risarcitoria relativa alle spese di assistenza in caso di necessità di cura da parte di terze persone (tetto massimo previsto pari a € 382.303) così come è prevista anche una posta risarcitoria che, secondo i nostri canoni, può essere definita da “lesione da rapporto parentale” da risarcirsi in favore dei congiunti del macroleso “per la sostanziale alterazione della loro vita e della convivenza data dalla necessità di attenzioni e sorveglianza continuativa” (tetto massimo previsto pari a € 143.363). Sono infine previsti tetti risarcitori anche per l'adeguamento dell'abitazione (€ 95.575) e del veicolo (€ 28.672).

La Tabla V, infine, prende in considerazione l'invalidità temporanea la cui quantificazione “base” (comprensiva di danno morale) prevede € 71,63 in caso di ricovero ospedaliero e € 58,24 in caso di invalidità temporanea totale. Anche questi fattori sono suscettibili di correzione in considerazione del reddito del leso.

La legge istitutiva del sistema di calcolo Baremo prevede espressamente la possibilità che il danno venga risarcito in forma di rendita in misura totale o parziale. I valori riportati nelle diverse Tablas vengono aggiornati ogni anno in considerazione degli indici inflazionistici.

Il sistema del Baremo, legislativamente previsto solo per i sinistri derivanti dalla circolazione stradale, è sovente applicato anche allo scopo di risarcire lesioni occorse in altri ambiti. Da ultimo, una recente sentenza del Tribunal Supremo spagnolo (16 dicembre 2013, caso 2245/2011), ha ribadito l'ammissibilità dell'utilizzo del Baremo come “criterio orientativo e non vincolante” anche per ambiti diversi da quelli afferenti la circolazione stradale (nel caso di specie una lesione patita nel corso di un intervento chirurgico). La Corte di Cassazione spagnola ha menzionato, nella citata decisione, come il Baremo non solo non diminuisca la tutela risarcitoria delle vittime, ma anzi come “nella sempre difficile traduzione in termini economici delle sofferenze patite” questa metodologia “non solo costituisca lo strumento maggiormente appropriato al fine di un risarcimento economico delle vittime” ma arricchisca il sistema di valutazione delle conseguenze del danno con criteri tecnici di valutazione tali da garantire una sicurezza superiore al “simple arbitrio judicial”.

Francia

Il sistema giuridico francese prevede, in materia risarcitoria, poche norme molto chiare prese da esempio nelle prime codificazioni di molti altri paesi.

Ruolo da assoluto protagonista lo riveste l'art. 1382 del Codice Civile che prevede, con quella che è considerata una clausola generale volta a prevedere l'atipicità dell'illecito civile (contrariamente al § 823 del codice tedesco), che “Qualsiasi azione umana che rechi un danno ad altri, obbliga colui che l'abbia commessa con colpa a risarcire il danno”. Gli articoli seguenti del CC francese (fino al 1386) integrano la disciplina risarcitoria che è stata inizialmente interpretata in misura piuttosto ristrettiva dalla giurisprudenza. La stessa si è successivamente evoluta sino a delineare il panorama attuale che si è cristallizzato solo negli ultimi decenni utilizzando definitivamente la norma chiave contenuta nell'art. 1382 in tutto il suo potenziale.

Una delle principali pronunce che ha operato tale funzione è la sentenza della Chambre Mixte della Corte di Cassazione del 27 febbraio 1970 che ha sancito il diritto al risarcimento, in un caso di danno mortale, anche per la “concubine” (convivente): con tale arresto giurisprudenziale si è inteso estendere la tutela risarcitoria di cui all'art. 1382 non più quindi ai soli diritti soggettivi previsti dall'ordinamento, ma anche agli interessi legittimi giuridicamente protetti.

Nel sistema francese il principio cardine in materia risarcitoria è quello “dell'integrale riparazione del danno” enunciato dalla Corte di Cassazione, tra le altre, nella sentenza del 13 dicembre 1995 (Bull. 1995, n° 377, pourvoi n. 95-80.790, Gaz. Pal. 96, 2) in cui si afferma che “la vittima deve essere posta in una situazione il più prossimo possibile a quella in cui si sarebbe trovata se il fatto dannoso non si fosse prodotto”, principio poi sintetizzato nell'espressione “tutto il danno e niente più del danno stesso”.

Per quanto maggiormente attinente alla pratica del risarcimento del danno alla persona, nel sistema francese, in assenza di un riferimento normativo, diverse corti francesi, talvolta riunite su base circoscrizionale, hanno prodotto proprie tabelle di riferimento che, da ultimo, avevano tutte raggiunto una struttura molto simile grazie alla pubblicazione del Rapport Dintilhac (2006). Tale “Rapport” - elaborato da un gruppo di lavoro composto da magistrati, avvocati, medici legali ed esperti di diritto ed economia - sebbene non sia stato sino ad ora trasposto in alcuna norma di legge, è tuttavia diventato patrimonio comune nel sistema risarcitorio francese avendo indicato e descritto le voci di danno (categoricamente suddivise in patrimoniali e non patrimoniali) in modo univoco e dettagliato elevandole, di fatto, a modello comunemente adottato dalle corti e nella prassi francese.

Questo modello è stato da ultimo (Marzo 2013) trasposto nel compendio “Indemnisation des dommages corporels. Recueil méthodologique commun”, concepito su iniziativa della Conferenza dei presidenti delle corti d'appello con l'intento di armonizzare le pratiche e facilitare la trattazione dei casi con risarcimenti del danno alla persona.

Il “Recueil” sviluppa, nelle 122 pagine di cui si compone, l'intera tematica del risarcimento del danno alla persona così come evoluta – principalmente su impulso giurisprudenziale – nel corso dei decenni. In tal compendio sono analizzate in dettaglio le varie figure di danno e, soprattutto con riferimento ai danni di natura patrimoniale, sono anche dettagliatamente descritte le modalità di calcolo da applicarsi per le quantificazioni che tengono sempre in considerazione ogni aspetto patrimoniale della lesione e delle sue conseguenze (anche e soprattutto in ottica “futura”).

All'interno del “Recueil” la materia è nettamente suddivisa in un'ottica che potremmo definire “bipolare”. Accanto ai già menzionati danni “patrimoniaux”, trovano spazio infatti i “préjudices extra-patrimoniaux” i quali sono esposti in valori da considerarsi indicativi con facoltà lasciata al giudice di adattare la liquidazione concreta alla fattispecie sottoposta al suo esame. Quest'ultima caratteristica è esplicitamente menzionata nel “Recueil” ed è considerata principio cardine del sistema risarcitorio francese.

Altra distinzione fondamentale nel sistema francese attiene al momento in cui è operata la quantificazione e liquidazione delle diverse tipologie di danno. Viene infatti sempre tenuto presente il momento della “consolidation” della lesione nel valutare i danni risarcibili fino a quel momento e quelli successivi.

Prendendo in considerazione le sole poste risarcitorie “permanenti”, la struttura delle tabelle francesi prevedeva, e così è stata mantenuta anche nel “Recueil”, come voce di danno principale il “Déficit Fonctionnel Permanent” da intendersi quale aspetto non patrimoniale del pregiudizio all'integrità psicofisica del danneggiato (“AIPP - Atteinte Permanente à l'intégrité Physique et Psychique”) che viene espresso in percentuale in una scala da 1 a 100% cui ogni Corte d'Appello assegnava un valore monetario in funzione crescente del tasso di invalidità e decrescente in funzione dell'età del danneggiato. La somma massima risarcibile a titolo di DFP è attualmente indicata in ca. 820.000€. La tabella francese prevede altresì dei range risarcitori (solitamente su una scala 1-7) relativi alla quantificazione del danno morale ed estetico (l'importo suggerito ai fini risarcitori per sofferenze “très léger” è pari a € 1.500 mentre per pregiudizi “trés important” il range, oltre al quale è suggerito portarsi solo in casi assolutamente eccezionali, è pari a € 45.000 - € 70.000) mentre viene lasciata all'apprezzamento del giudice la valutazione di pregiudizi quali il danno alla sfera sessuale, relazionale (“préjudice d'agrément”) e alla possibilità di costituire una famiglia (“préjudice d'établissement”). Queste ultime voci di danno sono risarcite nel mercato francese con importi solitamente compresi tra i 20.000 e 50.000€ anche per i casi di menomazioni massime.

In caso di danno mortale, le voci di danno “non patrimoniale” riconosciute sono il “préjudice d'affection” (definito anche “danno morale”) dato dalla sofferenza per la morte del congiunto e il “préjudice d'accompagnement”. Quest'ultima voce risarcitoria, riconosciuta raramente (soprattutto in casi di asbestosi) e laddove liquidata quantificata in importi solitamente inferiori ai 50.000€, attiene al pregiudizio dato dalla vicinanza e assistenza prestata a un soggetto dal momento dell'incidente – o insorgenza della malattia – e sino al decesso.

Per quanto riguarda invece il “préjudice d'affection”, esso è descritto come il “pregiudizio morale dovuto dalla sofferenza per la morte di un congiunto” e, per alcune categorie di congiunti (genitori, figli, nonni, nipoti, coniugi e conviventi), il risarcimento è dovuto senza particolari allegazioni probatorie che sono, al contrario, assolutamente necessarie man mano che il vincolo parentale risulta maggiormente affievolito. I range risarcitori esposti per questa voce di danno, la principale “non patrimoniale” nel caso di danni mortali, oscillano tra € 20-30.000 per i genitori in caso di morte di un figlio, € 25-30.000 in caso di morte di un genitore (con possibilità di maggiorazione fino al 40% in caso di figlio già orfano) e € 6-10.000 in favore di nipoti per il caso di decesso di nonni con cui esisteva un particolare legame affettivo e di frequentazione.

Nulla è riconosciuto alla vittima stessa in caso di decesso. Solo negli ultimi anni la Corte di Cassazione ha dapprima riconosciuto dei risarcimenti (con somme inferiori ai 50.000€) nei casi in cui il decesso sia avvenuto dopo quello che potremmo definire, con espressione a noi nota, “un apprezzabile lasso di tempo” e, da ultimo con una sentenza del 23 ottobre 2012 (Cass. Crim., 23 oct. 2012, N° 11-83.770), è stato riconosciuto il danno definito da “angoscia per la morte imminente” laddove l'agonia sia stata particolarmente lucida e travagliata.

Germania

Il Codice Civile tedesco, Bürgerliches Gesetzbuch (BGB), prevede il principio della tipicità dell'illecito civile sancito dal § 823 che, al I co., così statuisce: “chi intenzionalmente o colposamente leda illecitamente la vita, il corpo, la salute, la libertà, la proprietà o un altro diritto altrui è obbligato nei confronti del danneggiato al risarcimento del danno”. La tipicità qui enunciata è stata tuttavia mitigata da una poderosa azione della giurisprudenza tedesca che, soprattutto nel secondo dopoguerra, ha via via esteso il novero degli interessi e diritti protetti nell'ordinamento tedesco portando a un sostanziale assottigliamento delle differenze con sistemi quali l'italiano o il francese che fanno dell'atipicità il fondamento della loro disciplina risarcitoria.

Con riferimento alla disciplina della circolazione stradale, il par. 7 del Codice della Strada tedesco (StVG) prevede una responsabilità oggettiva del proprietario del veicolo che sarà obbligato al risarcimento del danno anche in assenza di colpa con la sola eccezione in cui dimostri che il danno si è verificato per “forza maggiore”. Questa disciplina è stata notevolmente modificata nel 2002: prima di questa riforma si parlava di mancanza di responsabilità anche in caso di “incidente inevitabile” ritenendo tale quello che il perfetto guidatore sarebbe stato in grado di evitare con la propria condotta.

Nella codicistica tedesca la disciplina risarcitoria è per lo più concentrata sul danno patrimoniale al quale sono dedicate diverse disposizioni del codice civile e del codice di procedura civile (ZPO) che dettagliano – unitamente a un'attenta e variegata giurisprudenza – in modo analitico tanto le poste risarcibili (es. § 252 BGB per ristoro di mancati profitti, § 842 BGB in materia di risarcimento per il futuro sostentamento, § 843 BGB sul risarcimento in generale da perdita di capacità di guadagno, § 844 BGB con particolare riferimento a risarcimento patrimoniale in caso di lesioni mortali) quanto le modalità di conteggio ed erogazione delle stesse (es. § 843 BGB par. 1 e 3 sulla modalità di erogazione del risarcimento, § 323 ZPO sulla possibilità di modificare successivamente sentenze intervenute in materia risarcitoria). Un aspetto interessante del sistema tedesco è disciplinato proprio dal § 843 BGB che prevede la rendita quale metodologia standard di corresponsione del risarcimento con la possibilità lasciata tuttavia alle parti di accordarsi diversamente. Avviene sovente nella pratica che l'iniziale corresponsione del risarcimento in forma di rendita venga in seguito sostituita da una somma capitale che tenga tuttavia in debita considerazione i parametri matematico-finanziari posti alla base del calcolo iniziale della rendita e della sua estinzione.

La disciplina risarcitoria dei danni che potremmo definire “non patrimoniali” è principalmente normata dal § 253 BGB che, al 1° co., sancisce ancora una volta la risarcibilità del danno non patrimoniale nei “soli casi previsti dalla legge”. Il 2° co. prevede poi che il danno “non patrimoniale” (Schmerzensgeld) sia risarcito in caso di lesione al corpo, alla salute, alla libertà e all'autodeterminazione sessuale a prescindere che il danno sia stato cagionato con colpa o in virtù di responsabilità oggettiva e a prescindere inoltre dal fatto che si tratti di responsabilità contrattuale o extracontrattuale. E' bene sottolineare che la figura dello Schmerzensgeld appare, agli occhi dell'osservatore italiano, sovrapponibile, almeno in parte, più alla figura di “danno non patrimoniale” così come delineata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite nelle storiche sentenze 26972-3-4-5 dell'11 novembre 2008 che ad una delle “sottocategorie classiche” di cui lo stesso danno non patrimoniale si compone (in passato si soleva sovrapporre lo Schmerzensgeld al solo danno morale).

Il grado di dettaglio menzionato in tema di valutazione del danno patrimoniale non trova un parallelo allorquando si disciplina il danno “non patrimoniale”. Nell'ordinamento tedesco non vi sono infatti sezioni del codice o leggi speciali (simili agli “acts” britannici) che disciplinino questa fattispecie risarcitoria e non ci sono neanche tabelle di emanazione legislativa (come in Spagna) o giurisprudenziale (come in Italia e Francia) che aiutino giudici ed operatori del diritto nella sempre difficile opera di concretizzazione in termini monetari delle lesioni all'integrità psico-fisica.

La valutazione e quantificazione dello Schmerzensgeld è pertanto completamente demandata al giudice il quale dovrà tener conto, nella propria opera, della severità delle lesioni, dell'età della vittima, dell'intensità del dolore e di ogni altra circostanza concreta influente sul danno complessivo. In queste valutazioni i giudici e gli operatori del mercato sono “supportati” da raccolte giurisprudenziali redatte anche da istituzioni private utilizzate quali parametri di riferimento pur non avendo, ovviamente, alcun valore legislativo o di precedente giurisprudenziale vincolante. Ancor più che in altri sistemi, in Germania l'analisi del caso concreto da parte del giudice è molto approfondita e l'onere probatorio distribuito tra le parti in maniera equilibrata al fine di giungere, in sede di decisione o di transazione, a una valutazione concreta e puntuale delle lesioni patite e delle loro possibili ripercussioni sulla vita presente e futura del leso.

La tipicità che permea l'ordinamento tedesco in materia risarcitoria è all'origine di un aspetto singolare del sistema stesso, soprattutto se rapportato agli altri sistemi risarcitori europei. La Germania è l'unico paese in cui nulla è riconosciuto a titolo di danno “non patrimoniale” ai congiunti in caso di lesione mortale. Tale posta risarcitoria non è infatti presa in considerazione nel codice civile e in alcuna legge speciale e non è pertanto mai risarcita. In tema di danno mortale l'unica previsione legislativa degna di nota è il § 844 BGB che prevede una serie di poste risarcitorie – tutte di stampo “patrimoniale” e in particolare spese funerarie e obbligazioni alimentari – cui è tenuto il responsabile. Le uniche poste risarcitorie non patrimoniali che vengono saltuariamente risarcite in casi di danno da morte sono il cosiddetto “Schockschaden”, risarcito ai congiunti nei casi in cui la morte sia avvenuta con modalità o in circostanze del tutto particolari (ad es. decesso avvenuto in presenza di uno o più degli stessi congiunti), e una sorta di danno da “stress post-traumatico” riconosciuto nei casi in cui la reazione al lutto ecceda il “normale” dolore oppure qualora sia intercorso, tra incidente e decesso, quello che in Italia definiremmo “un apprezzabile lasso di tempo”.

Questa situazione desta molte perplessità all'interno del sistema tedesco tanto è vero che da più parti sono state intraprese iniziative volte a dare uno sbocco giuridico a tale “anomalia”. Di recente si è assistito a un'iniziativa parlamentare che ha portato all'istituzione di una commissione governativa i cui lavori, interrotti nel settembre 2013, dovrebbero essere a breve ripresi essendo punto programmatico della nuova coalizione di governo.

Per quanto riguarda i livelli risarcitori raggiunti dal sistema tedesco in tema di danno non patrimoniale, possiamo citare alcuni recenti casi in cui sono state risarcite somme che vanno da € 500.000 a € 650.000 per casi con lesioni cerebrali catastrofali patite dal nascituro (per es. OLG Hamm vom 16.01.2002 -3 U 156/00 - VersR 2002, 1163/ OLG Köln vom 20.12.2006 - 5 U 130/01 - VersR 2007, 219/ OLG Celle vom 22.10.2007 - 1 U 24/06 - VersR 2009, 500), mentre per casi con morte sopravvenuta dopo un “apprezzabile lasso di tempo” dal sinistro sono stati recentemente risarciti importi nel range 15.000-50.000 € e somme più contenute, raramente oltre i 15.000€, per i casi di “Schockschaden”. Questi importi sono da considerarsi esaustivi di quelle pretese risarcitorie che nel nostro sistema risultano assorbite dall'intera area del danno “non patrimoniale”.

Inghilterra e Galles

Per delineare le origini del risarcimento del danno nel sistema inglese, appare significativo citare un eminente studioso della storia del diritto, William Maitland, che ebbe a dire “le forms of actios sono sepolte ma ci governano dalla tomba” (“the forms of action we have buried, but they rule us from their grave”.

F.W. Maitland, The forms of Action at Common Law, A.H. Chaytor and W.J. Whittaker eds.

CUP 1963). La cosiddetta Tort Law trova infatti la sua origine nell'antico sistema feudale inglese laddove – in un'assenza di una teoria generale dell'illecito civile – la tutela dei diritti era affidata a singole figure denominate writ e corrispondenti ad altrettante “forms of actions” riconosciute. I writs (ordine scritto del re attraverso cui questi incaricava il funzionario competente di invitare il convenuto di fronte alle sue corti e di trattare la questione in contraddittorio) erano limitati e la mancanza di uno specifico writ comportava il disconoscimento del diritto sostanziale. Questa situazione si mantenne sino all'introduzione, all'incirca nel dodicesimo secolo (periodo in cui viene anche introdotto il sistema delle giurie inizialmente formate da un gruppo di testimoni), del “writ of trespass” che assunse la veste di writ universale applicato alla fattispecie più disparate divenendo quindi – con una lenta ma inesorabile evoluzione – anche lo strumento di tutela in casi violazioni della persona e di quello che attualmente potremmo definire “illecito civile”. All'interno di questa figura si distinse una ulteriore action (“trespass on the case”) con natura prettamente civilistica in cui prevaleva la funziona risarcitoria nei confronti della vittima anziché quella sanzionatoria nei confronti dell'agente. Il passaggio quindi alla creazione del “tort of negligence” – fattispecie oggi omnicomprensiva - fu logico anche se inizialmente, vista la nascita intorno al XVIII secolo, era limitato a figure che, svolgendo attività in qualche modo di utilità pubblica, potessero essere considerate quali portatrici di un particolare dovere di diligenza (tra le altre il vettore, il fabbro e il chirurgo).

L'elaborazione del tort of negligence, e la tendenza a farvi rientrare una gran parte degli antichi torts, ha portato, secondo alcuni, all'introduzione anche nel sistema di common law di una clausola generale di responsabilità omologa delle disposizioni romaniste derivate dalla Lex Aquilia(P.G. Monateri, Responsabilità civile in diritto comparato, in Dig. IV, disc. Piv. Sez. civ., vol. XVII, Torino, 1998).

Nel corso del XIX secolo, a seguito della crescente industrializzazione e della circolazione ferroviaria, il tort of negligence arrivò a occupare aree sempre più vaste.

Questa breve disamina sulle origini del diritto al risarcimento del danno in Inghilterra mostra come l'evoluzione del diritto di common law, essendo stata promossa più da un ceto di professionisti che da un ceto accademico ha portato a uno sviluppo della legge privo di formule generali come quelle presenti nei codici civili “continentali”. Il sistema medievale dei writs ha lasciato una traccia in termini di tutela solo di tort già previsti dall'ordinamento anche se la lunga evoluzione giurisprudenziale ha di fatto avvicinato i diversi sistemi della responsabilità civile più di quanto possa apparire a livello teorico.

Per quanto riguarda il sistema risarcitorio britannico, lo stesso si articola ormai da secoli con modalità che potremmo definire “bipolari”: vi sono infatti i “pecuniary losses” e i danni cosiddetti “non pecuniary” o anche “personal losses”. Questi ultimi risultano inizialmente definiti “per esclusione” comprendendo tutti i risarcimenti per voci di danno diverse da quella patrimoniale: più in particolare sono essenzialmente compresi nei “personal losses” due categorie che, a livello teorico, conservano una propria autonomia concettuale. Abbiamo infatti la compromissione dell'integrità psicofisica nonché la eventuale preoccupazione degli effetti del danno sulla vita personale (pain and suffering) e le conseguenze concrete che tale lesione ha avuto sulla vita quotidiana della vittima (loss of amenity of life) e principalmente identificate nell'impossibilità di continuare a godere della propria vita allo stesso modo in cui avveniva prima dell'incidente (G. Comandé, Le non pecuniary losses in common law, in Riv. Dir. Civ., 1993, 453). L'autonomia concettuale menzionata risulta oggi priva di valore pratico essendo i “personal losses” risarciti unitariamente per mezzo della voce di danno definita “pain and suffering – loss of amenity” (PSLA) alla quale corrisponde appunto un unico importo monetario.

L'attuale sistema risarcitorio è giunto a un punto fermo, dopo una lunga evoluzione, solo in tempi recenti e, secondo molti osservatori, tale evoluzione è stata fortemente e positivamente influenzata dall'opera della Court of Appeal e dalla pressoché totale scomparsa, a partire dal secondo dopoguerra, delle giurie popolari nelle cause civili.

Caso emblematico è individuato da molti in Ward v. James([1966] 1 QB 273,

http://www.uniset.ca/other/cs6/ward_james.html

) laddove la Court of Appeal espressamente si pronunciò per la necessità di non utilizzare più le giurie in casi di valutazioni di danni alla persona essendovi la necessità di poter valutare la posta di danno facendo riferimento a casi simili in modo da garantire uniformità di giudizi e una certa prevedibilità degli stessi allo scopo anche di agevolare la risoluzione stragiudiziale delle controversie.

Da tale punto vi è stato pertanto un progressivo allineamento delle decisioni giurisprudenziali in materia risarcitoria, sebbene nel sistema di common law il precedente non abbia valore vincolante con riferimento alla quantificazione del danno.

Nel 1990, all'interno dello Judicial Studies Board, autorevole istituzione incaricata – tra l'altro – del training dei futuri magistrati, venne costituito in gruppo di lavoro incaricato dell'elaborazione di guidelines (Judicial Studies Board, “The Judicial Studies Board's Guidelines for the Assessment of General Damages”, eleventh edition. September 2012) che potessero utilizzare la “visione d'insieme” derivante dall'analisi dei precedenti giurisprudenziali integrandola con elementi che potessero portare a una forma tabellare logica e utile garantendo al tempo stesso un risarcimento quanto più possibile integrale e onnicomprensivo lasciando in ogni caso all'interprete chiamato a giudicare il caso concreto un margine decisionale ampio. Dal 1992, anno di prima pubblicazione delle JSB Guidelines (suddivise in 9 capitoli ordinati percategorie di danno- Injuries involving paralysis, head injuries, psychiatric damage, injuries affecting the senses, injuries to internal organs, orthopedic injuries, facial injuries, scarring to the other parts of the body, damage to hair), le stesse vengono periodicamente aggiornate sia negli importi che nelle voci di danno. Le JSB Guidelines prevedono, per ogni lesione, un determinato range di importi risarcitori di riferimento comprensivi, come detto, sia del “pain and suffering” (“danno morale” nella sua più ampia accezione) che di ogni altra possibile voce di danno “non patrimoniale”.

Per quanto riguarda il risarcimento del danno mortale, fino a circa metà 1800, il common law non prevedeva alcuna azione in favore dei congiunti della persona deceduta a causa di un illecito.

Nel caso Baker v. Bolton (1808, 1 CAMP 493. http://www.bailii.org/ew/cases/EWHC/KB/1808/J92.html), la Corte enunciò il principio per cui “(…) the death of a human being could not be complained of as an injury(...)”.

Tuttavia l'evoluzione della società – data anche dall'industrializzazione e dal conseguente aumento di incidenti anche derivanti dall'estensione dei trasporti su rotaia – portò il Parlamento ad intervenire con il Fatal Accidents Act del 1846 che diede la prima azione in favore dei “dependants” (i familiari a carico della vittima) nel caso di morte avvenuta per l'atto ingiusto altrui. Tale azione era da intendersi volta al solo ristoro delle perdite patrimoniali, situazione che si mantenne anche con i successivi provvedimenti legislativi del 1864 e del 1959.

Il consolidamento dell'attuale situazione avvenne solo con il Fatal Accidents Act del 1976 che, in seguito alle modifiche apportate nel 1982 (per mezzo del Administration of Justice Act), portò per la prima volta alla creazione dei “bereavement damages” (danno da lutto). Il panorama delineato da tale intervento legislativo configura un sistema in cui tanto il novero dei potenziali aventi diritto quanto la somma complessivamente loro spettante sono predeterminati dalla legge. Dopo l'aggiornamento effettuato nel 2013, la somma (soggetta a rivalutazione e periodicamente rivista con decreto ministeriale) prevista dalla legge ammonta a £ 12.980. Tale somma, come detto, è unica e viene suddivisa fra tutti gli aventi diritto che sono altresì espressamente previsti dalla legge: i soli genitori nel caso di decesso di un ragazzo di età inferiore ai 18 anni e il solo coniuge nel caso di decesso del partner. Tutti gli altri familiari (compresi i figli nel caso del decesso di un genitore) non sono previsti dalla legge come “aventi diritto”.

Questo sistema, soprattutto se calato in un contesto di confronto con gli altri paesi europei ma anche “interno” al Regno Unito essendo il sistema scozzese molto più “generoso” (In Scozia, in applicazione del Damages –Scotland- Act del 2011, vi è la possibilità di risarcire un novero di aventi diritto molto più ampio e con somme decisamente superiori applicati dalle corti -es. € 35.000 – 100.000 per ogni genitore in caso di morte di un figlio), ha suscitato diverse discussioni la cui pressione ha portato alla creazione di una commissione governativa che ha studiato la tematica ponendo al vaglio del governo alcune proposte volte ad allargare il novero degli aventi diritto (si è proposto di includere quantomeno figli, fratelli e genitori anche nel caso di decesso di maggiori di 18 anni) e rendere più flessibile la somma complessiva oggetto del risarcimento (la somma massima proposta arrivava comunque di poco al di sotto di £ 50.000). Le proposte avanzate dalla Law Commission 263 (cfr. http://lawcommission.justice.gov.uk/areas/claims-for-wrongful-death.htm) sono state definitivamente rigettate dal governo nel 2011 temendo un aumento del contenzioso laddove i criteri oggi fissi e di facile applicazione dovessero complicarsi o essere suscettibili di molteplici e discutibili interpretazioni.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.