Il meccanico ha anche obbligo di custodia e deve risarcire il danno per il furto

Redazione Scientifica
18 Agosto 2015

Il meccanico ha anche un obbligo di custodia dell'autoveicolo, deve dunque risarcire il proprietario per il furto se non è in grado di provare che le misure da lui adottate erano efficaci

Il caso. La società Alfa conveniva in giudizio il titolare di un'officina per ottenere pronuncia di condanna al risarcimento del danno derivatole a seguito del furto di un autocarro di sua proprietà consegnato all'officina per l'esecuzione di alcune riparazioni. Il Tribunale respingeva la domanda ma, in sede di appello, la Corte territoriale, in riforma della sentenza di primo grado, emetteva pronuncia di accoglimento della domanda risarcitoria.
Avverso la sentenza di appello ricorreva per Cassazione il titolare dell'officina, lamentando la mancata applicazione delle norme in tema di deposito gratuito e prova liberatoria (artt. 1767, 1768 e 1780 c.c.).
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16783, depositata il 13 agosto 2015, ha respinto il ricorso.

La qualificazione del contratto. Innanzitutto la Corte non ha ritenuto condivisibile la prospettazione proposta dal ricorrente circa la qualificazione del contratto intercorso tra le parti: se, infatti, da una parte il contratto con il quale una parte riceve un automezzo per eseguirne la riparazione integra un negozio misto, in cui concorrono la causa tipica del deposito con quella del contratto d'opera, ove il deposito acquista funzione accessoria e strumentale rispetto alla prestazione d'opera, dall'altra non è apparsa corretta l'asserita gratuità del deposito (laddove il ricorrente ha voluto considerare il corrispettivo dovuto commisurato all'entità delle riparazioni del veicolo ma non anche al servizio di custodia).
Secondo la Suprema Corte, infatti, un contratto misto deve essere considerato gratuito o oneroso nella sua interezza e, nel caso di specie, il contratto intercorso tra le parti deve essere ritenuto oneroso, in quanto il corrispettivo richiesto si riferisce non solo all'esecuzione della riparazione ma anche alla custodia del mezzo finalizzata all'adempimento dell'obbligazione di riparazione.
Alla luce dell'onerosità del contratto (anche del deposito), l'autoriparatore-depositario non è esente da responsabilità per i danni subiti dalla cosa ove si limiti a dimostrare di aver usato nella custodia la diligenza del buon padre di famiglia prescritta dall'art. 1768 c. c., ma deve provare, ai sensi dell'art. 1218 c.c.:

  • che l'inadempimento sia derivato da causa a lui non imputabile,

  • l'imprevedibilità o l'inevitabilità della perdita della cosa, ovvero l'estraneità della perdita stessa rispetto al comportamento da lui tenuto nell'esecuzione del contratto.

Solo dopo che il debitore abbia provato la non imputabilità a sé dell'inadempimento e la causa concreta dell'inadempimento, si può passare alla valutazione della diligenza da lui prestata. Il depositario dovrà infatti dimostrare che l'inadempimento dell'obbligazione di restituzione del bene al depositante non è dipesa dalla oggettiva inidoneità dei mezzi da lui predisposti per l'adempimento (come ad esempio le misure adottate per evitare l'accesso di terzi ai luoghi di custodia).

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