Liberalizzazioni assicurative e riforma della rc auto

Maurizio Hazan
25 Febbraio 2015

Lo scorso 20 febbraio, il CDM ha approvato un nuovo disegno di legge (cd. DDL "Concorrenza") in tema di assicurazione della Rc auto. Forse, si è giunti ad un punto di svolta nel travagliato percorso di questa disciplina, al via infatti la discussione parlamentare con l'intenzione di innovare, sensibilmente, la materia. Si tratta di un progetto di riforma che amplia e rivisita i contenuti della precedente esperienza normativa e che porta novità in tema di liquidazione del danno da circolazione stradale, soprattutto con riferimento al risarcimento del danno alla salute.
Le novità del DDL “concorrenza” in tema di rc auto: prime impressioni

Eccoci, forse, giunti ad un punto di svolta nel travagliato percorso della disciplina dell'assicurazione della Rc auto; un nuovo disegno di legge (il così detto DDL “Concorrrenza”) è, infatti, già sugli scudi e, dopo esser stato approvato dal CDM lo scorso 20 febbraio, si avvia alla discussione parlamentare con l'intenzione di innovare, sensibilmente, la materia.

Si tratta di un progetto di riforma che, prendendo sostanziale spunto da una precedente, non fortunata, esperienza normativa (l'art. 8 del decreto legge 145 del 23 dicembre 2013, radiato dal testo definitivo in sede di conversione) ne amplia e rivisita i contenuti, fornendo inoltre contributi di autentica novità in tema di liquidazione del danno da circolazione stradale, specie per quel che attiene al risarcimento del danno alla salute. Il tratto distintivo di tale disegno di legge (peraltro comune a tutte le precedenti esperienze asseritamente “liberalizzatrici”) si rinviene soprattutto nella sempre più marcata ingerenza del legislatore sui contenuti dello stesso contratto della rc auto; un'ingerenza che ci riporta ad una concezione – dirigistica e, in realtà, nient'affatto liberale – della assicurazione della rc auto, non troppo lontana dalle sue iniziali esperienze “amministrate”.

Rimane il fatto che il DDL concorrenza, muovendo dalla medesima consapevolezza circa la funzione sociale progressivamente assunta dall'assicurazione nel sistema della responsabilità civile automobilistica, tende a “chiudere il cerchio” aperto dalle precedenti esperienze liberalizzatrici, presentando interessanti innovazioni e, al contempo, mostrando il fianco a qualche critica, correlata ai numerosi dubbi interpretativi ed applicativi che, almeno allo stato, possono trarsi dalla sua non sempre felice formulazione logica e letterale.

Non è, comunque, il caso, per ora, di lanciarsi in disamine di particolare costrutto, stante la non definitività dell'intervento. Ne daremo, dunque, conto soltanto per punti, concentrandoci, in particolare, su alcuni temi di particolare rilevanza.

Gli interventi per mantenere i premi entro livelli sostenibili

Il mantenimento dei premi entro livelli “sostenibili”leit motiv di tutti gli interventi di liberalizzazione - passa, soprattutto, attraverso due ordini di interventi: lo stimolo ad una miglior concorrenzialità del mercato e la rimozione di taluni effetti distorsivi che incidono sul costo dei risarcimenti (primi tra tutti: le frodi).

La tariffa del “contratto base”

Quanto allo sviluppo della concorrenza, il DDL riprende taluni obiettivi in realtà già toccati dalla precedente decretazione d'urgenza (1/2012, 179/2012, 145/2013), occupandosi, in primo luogo, dell'obbligo di comparazione tariffaria posto in capo a tutti gli intermediari di assicurazione, che verrebbero investiti del compito di informare il consumatore in modo corretto, trasparente ed esaustivo su tutti premi offerti da tutte le imprese di cui sono mandatari. Ciò in relazione alla tariffa relativa al “contratto base”, acquisibile, senza obbligo di rilasciare un vero e proprio preventivo salvabile, attraverso l'accesso al preventivatore unico dell'IVASS. Rivolta in primo luogo agli intermediari plurimandatari (e, vi è da chiedersi, anche ai brokers?), tale disposizione finisce per rinforzare l'idea che il “contratto base” integri non tanto l'unica formula contrattuale attraverso la quale assolvere l'obbligo a contrarre, quanto piuttosto la soluzione “standard” che ogni impresa deve essere in condizione di offrire proprio al fine di offrire alla clientela uno strumento di immediata comparazione sulla convenienza, in termini di prezzo, delle proposte (base) reperibili sul mercato. Rimane, sullo sfondo, un “piccolo” problema, altrettanto ….basilare: la disciplina del contratto base è, da più di due anni, in attesa della sua attuazione.

Sempre in tema di comparazione delle tariffe della RCA, verrebbe poi abrogata la più generale previsione dell'art. 34 (commi 1 e 2) del d.l. n. 1/2012 che è norma sin qui rimasta del tutto privo di attuazione in considerazione delle numerose difficoltà, logiche prima ancora che tecniche, sottese alla sua effettiva implementazione.

Tra gli altri interventi proposti dal DDL Concorrenza in tema di tariffe ve ne è uno piuttosto invasivo e del tutto in controtendenza con l'attuale prassi di mercato. Così si vorrebbe che tutti i meccanismi di evoluzione tariffaria (favorevoli e sfavorevoli) connessi all'applicazione del bonus/malus venissero resi tanto trasparenti da esser puntualmente conosciuti in anticipo dai contraenti, onde poter valutare, anche sotto quel profilo prospettico, la convenienza dell'offerta assicurativa.

Innovazioni contrattuali e scontistica obbligatoria

Il DDL ripropone, poi, l'ossessivo ricorso alla leva scontistica obbligatoria che già caratterizzava l'art. 8 del d.l. n. 145/2013, quale espressione di una altrettanto ossessiva attenzione all'esigenza di pervenire, per le vie più brevi e dirette, ad un contenimento dei premi finali. Il tutto perseguendo anche l'obiettivo di contrastare le frodi assicurative, sia in caso di sinistro che durante la fase assuntiva. Così le imprese sarebbero tenute a praticare sconti significativi ogni qualvolta l'assicurato/contraente accetti di sottoporre il veicolo ad ispezione, ovvero di installare la scatola nera od altri equivalenti meccanismi di controllo elettronico della guida; e così pure nel caso in cui eserciti la facoltà di chiedere il risarcimento in forma specifica ovvero rinunzi alla cessione del credito.

Deve rilevarsi come, a differenza dell'art. 8 del d.l. n. 145/2013, gli sconti non sono più predeterminati ex lege, potendo essere liberamente fissati dall'assicuratore (purchè in misura non meramente simbolica, ma - appunto - significativa).

Lo sconto correlato alla decisione del danneggiato di esercitare, in alternativa al risarcimento per equivalente, la facoltà di ricevere un risarcimento in forma specifica di danni a cose (e perché non a persone?), in assenza di responsabilità concorsuale, sembra riconoscibile soltanto in sede di rinnovo, atteso che, in termini più generali, è stabilito che la sussistenza delle condizioni per ottenere lo sconto deve essere verificata «in precedenza o contestualmente alla stipulazione del contratto o dei suoi rinnovi».

Quanto poi alla cessione del credito, si tratta di un tema molto delicato e molto sentito nel mercato assicurativo, stante il diffondersi di una prassi – quella della cessione preventiva e sistematica di un ipotetico diritto al risarcimento del danno da Rc auto – talvolta alimentata dalla spinta propulsiva di catene di operatori professionali specializzati nella “costruzione” - prima - e nel trasferimento - poi - di pretese creditorie dei più vari e disparati tipi. In questa direzione ci si era in passato, da più parti, interrogati circa la possibilità di sostenere l'incedibilità del credito risarcitorio vantato dal danneggiato verso l'impresa, in quanto personalissimo. Ciò in ragione della particolare natura dell'azione diretta concessa al danneggiato medesimo (e soltanto a questi), tanto più nell'ambito della procedura di indennizzo diretto (in funzione della quale non sembra agevole poter sostituire l'avente diritto/assicurato con un soggetto cessionario del tutto estraneo al rapporto assicurativo).

Suggestione, questa, che la Suprema Corte con tre sentenze del medesimo tenore (51 e 52/2012 e 22601/2013 – relatore Scarano) ha ritenuto di non accogliere, affermando, al contrario, la piena cedibilità di ogni diritto risarcitorio (anche non patrimoniale) da Rc auto (a prescindere dal tipo di procedura liquidativa seguita).

Tale essendo lo stato dell'arte, la scelta del DDL Concorrenza può ritenersi conforme all'orientamento giurisprudenziale, nella parte in cui, accordando il diritto ad uno sconto in caso di rinunzia alla cessione, finisce per implicitamente riconoscere a quest'ultima piena e perfetta liceità. Trattasi di intervento deludente, anche per la mancata presa di posizione sul complesso tema afferente alla trasferibilità dell'azione diretta (a nostro parere connotata, ex se, di una certa personalità) nei confronti dell'assicuratore.

Gli sconti, come detto, dovrebbero esser applicati cumulativamente, al ricorrere congiunto delle ipotesi sopra indicate.

Tornando alla scatola nera, e sugli altri dispositivi elettronici di controllo, diremo in velocità come la disciplina della stessa, risulti completata da un importante rinforzo sul piano probatorio/presuntivo, importato dall'art. 8 del d.l. n. 145/2013; rinforzo di cui si sentiva e si continua a sentire il bisogno onde evitare che le risultanze tecniche dei dispositivi venissero giudizialmente annichilite dal libero apprezzamento di altre prove testimoniali di segno contrario. Così, «le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo». La forza probatoria (e più in generale l'efficacia) della scatola nera e dei dispositivi alla stessa funzionalmente assimilabili rischierebbe, peraltro, di essere severamente compromessa, specie ai fini tariffari, laddove il testo di riforma confermasse la disposizione del DDL secondo la quale «E' fatto divieto di utilizzare i dispositivi di cui al presente articolo al fine di raccogliere dati ulteriori rispetto alla finalità di accertamento della responsabilità di eventuali sinistri, o di rilevare la posizione e le condizioni del veicolo in maniera continuativa o comunque sproporzionata rispetto alla medesima finalità». La registrazione dei dati in maniera continuativa sembra infatti imprescindibile per assolvere le funzioni alle quali i dispositivi in questione sono preposti.

Le tabelle del danno alla persona e la “nuova” personalizzazione del danno biologico

Un campo a parte merita di esser riservato alla modifica degli artt. 138 e 139 del Codice delle Assicurazioni, con particolare riferimento alla nuova disciplina della personalizzazione “ultra tabellare” del danno alla persona.

Dopo un lunghissimo, e davvero non comprensibile, tempo di attesa, la tabella unica nazionale delle menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra dieci e cento punti (e del valore pecuniario da attribuire ad ogni singolo punto di invalidità) sembra destinata a vedere finalmente la luce. Attraverso un singolare (e non proprio felice) raccordo normativo, la nuova versione dell'art. 138 indica in tre mesi (dalla data di entrata in vigore dell'emananda legge) il termine entro il quale adottare la nuova tabella. La sensibilità degli operatori del settore e del diritto, sul punto, era e rimane altissima, per quanto la funzione surrogatoria attribuita dalla Giurisprudenza (sentenza Cassazione 12408/2010) alle c.d. “tabelle milanesi” abbia in qualche modo ovviato alla grave lacuna attuativa/legislativa. I criteri di tabellazione originariamente indicati dall'art. 138 Cod. Ass. dovrebbero rimanere sostanzialmente inalterati così come la tabella continuerebbe a riguardare le sole lesioni di non lieve entità, lasciando privi di regolazione legislativa tutti i danni da perdita del rapporto parentale (per i quali ci si dovrebbe perciò ancora riferire alla tabella Milanese) nonché quelli terminali e, se pro futuro avallati dalle Sezioni Unite, quelli da perdita della vita (poste che – tutte – resterebbero dunque ancora pericolosamente rimesse all'anarchia valutativa dei giudici di merito). A parere di chi scrive, tuttavia, il vero trademark di quest'ultima riforma risulta, per quel che attiene al risarcimento dei danni fisici, la nuova disciplina della personalizzazione del danno alla salute. Sia per quel che riguarda l'art. 138 Cod. Ass. che per quanto concerne il 139 Cod. Ass. (in tema di lesioni di lieve entità) le disposizioni codicistiche verrebbero invero arricchite di un nuova previsione (commi 3 ultimo capoverso), a mente della quale «L'ammontare complessivo del risarcimento riconosciuto ai sensi del presente articolo è esaustivo del risarcimento del danno non patrimoniale conseguente a lesioni fisiche».

Tale esaustività del compendio risarcitorio liquidato a mente di tabella (eventualmente già personalizzato nei limiti consentiti dal Codice) segnerebbe – auspicabilmente - la parola fine a tutti gli annosi dibattiti dottrinali (e giurisprudenziali) in ordine alla possibilità, per il giudice, di andare anche oltre al paradigma valutativo descritto dagli artt. 138 e 139 Cod. Ass. e di liquidare, al ricorrere di circostanze di particolare gravità, somme eccedenti rispetto al limite della personalizzazione di legge (per danno morale, esistenziale o per qualsivoglia altro titolo che la fantasia degli interpreti possa aver generato, pur sempre come posta di pregiudizio conseguente a lesioni fisiche).

Verrebbe così ratificata, sul fronte normativo (ed anzi generalizzata ed estesa ai danni più gravi) l'impostazione seguita dalla Consulta nella recente, ma già celebre, sentenza n. 235/2014; una sentenza che, sia pur riferendosi solo all'art. 139 Cod. Ass., ha saputo chiarire le ragioni che consentono di validare un sistema risarcitorio tipico (quello della rc auto obbligatoriamente assicurato), nell'ambito del quale il limite legale al potere di personalizzazione equitativa del giudice trae giustificazione dall'esigenza di istituire regole liquidative certe e predeterminate, anche in funzione del livello dei premi assicurativi e di un più sostenibile accesso alle garanzie di polizza.

L'omologazione, sul piano sistematico, della disciplina della personalizzazione nelle lesioni di lieve e di grave entità troverebbe piena espressione nell'utilizzo di una identica formula normativa (ultimo capoverso del terzo comma) per entrambi gli articoli di riferimento (138 e 139 Cod. Ass.): «Qualora la menomazione accertata incida in maniera rilevante su specifici aspetti dinamico-relazionali personali documentati e obiettivamente accertati o causi o abbia causato una sofferenza psicofisica di particolare intensità, l'ammontare del risarcimento del danno, calcolato secondo quanto previsto dalla Tabella unica nazionale di cui al comma 2, può essere aumentato dal giudice, con equo e motivato apprezzamento delle condizioni soggettive del danneggiato». Verrebbe meno, dunque, quella leggera, ma non impercettibile, differenziazione lessicale e semantica tra le due norme che, nell'attuale impostazione codicistica, ingenera qualche dubbio ermeneutico (sino a consentire di ipotizzare che per le sole lesioni di non lieve entità il potere di personalizzazione si riferisca alle sole componenti dinamico relazionali e non invece al danno morale, che potrebbe essere oggetto di separata ed ulteriore valutazione).

Insomma, d'ora in avanti, se il DDL divenisse legge, la liquidazione del danno alla persona da sinistro stradale (derivante da lesioni fisiche e diverso dai danni da perdita del rapporto parentale) dovrebbe essere effettuata in base ai parametri tabellari, fatta salva la possibilità di aumentare il compendio risarcitorio nei limiti della percentuale di “personalizzazione” rispettivamente indicati dagli artt. 138 e 139 del Cod. Ass., e non oltre.

Il potere di personalizzazione, peraltro, rimane subordinato alla rigorosa ed obiettiva dimostrazione della particolare incidenza del danno su specifici aspetti dinamico relazionali dell'avente diritto e. comunque, ricomprenderebbe la sofferenza psicofisica (leggi: il dolore fisico) di particolare intensità,

L'unica differenza che residuerebbe tra la disciplina delle lesioni lievi e gravi starebbe, appunto, nella diversa misura dei limiti di personalizzazione, ancora stabiliti nel 20% per le lesioni di lieve entità e destinati invece ad aumentare, sino al 40%, per le lesioni più gravi; ciò in base ad una - condivisibile - idea secondo la quale una lesione di maggiore caratura potrebbe dar luogo a più serie ripercussioni sofferenziali (ulteriori rispetto al danno biologico “standard”).

A completare le innovazioni nel comparto del danno alla persona da sinistri stradale si registra l'abrogazione dell'art. 32 comma 3-quater del d.l. n. 1/2012. Trattasi, ancora una volta, di scelta condivisibile: si potrà ricordare come la genesi affiancata delle due norme (il 32 comma 3-quater ed il 32 comma 3-ter) non rispondesse a precise e lucide scelte di politica legislativa ed anzi ponesse evidenti problemi di correlazione logica e semantica, attorno ai quali fiumi di parole vennero riversati a sostegno delle più disparate tesi interpretative.

In particolare l'avverbio “visivamente” contenuto nella disposizione che oggi si vorrebbe abrogare ha funto, sovente, da elemento lessicale attorno al quale sostenere la tesi secondo la quale le nuove forme fossero soltanto esortative, e non invece tali da imporre, ai fini dell'accertamento e della liquidazione del danno (permanente) da lesioni di lieve entità, la presenza di riscontro clinico strumentali obiettivi. La scelta del DDL di rompere quell'opinabile connubio, lasciando la disciplina della materia soltanto all'interno dell'art. 139 Cod. Ass. sembra dunque segnare una volontà netta di non prestare il fianco a letture equivoche e di limitare il risarcimento del danno biologico lieve alle sole ipotesi in cui lo stesso sia strumentalmente accertato.

Il “nuovo” regime probatorio nella RCA

Il nuovo regime probatorio che regolerebbe le controversie in materia di rc auto incontrerebbe, inoltre, oltre alla novità della scatola nera, talune limitazioni all'ammissione della prova testimoniale, con finalità di prevenzione e contrasto alle frodi. Così, «in caso di sinistro con soli danni a cose, l'identificazione di eventuali testimoni sul luogo di accadimento dell'incidente deve essere comunicata entro il termine di presentazione della denuncia di sinistro prevista dall'articolo 143, e deve risultare dalla richiesta di risarcimento presentata all'impresa di assicurazione ai sensi degli articoli 148 e 149. Fatte salve le risultanze contenute in verbali delle autorità di polizia intervenute sul luogo dell'incidente, l'identificazione dei testimoni avvenuta in un momento successivo comporta l'inammissibilità della prova testimoniale addotta. Non si comprende perché tale norma debba essere limitata ai danni a cose e non riguardi invece le ipotesi (forse più insidiose, sotto il profilo della potenziale fraudolenza) dei danni alla persona. In ogni caso, se “passasse” il DDL, il giudice, sulla base della documentazione prodotta, non potrebbe ammettere «le testimonianze che non risultino acquisite secondo le modalità previste dal comma 3-bis. Il giudice dispone l'audizione dei testimoni che non sono stati indicati nel rispetto del comma 3-bis nei soli casi in cui risulti comprovata l'oggettiva impossibilità della loro tempestiva identificazione».

Può essere interessante osservare come la limitazione probatoria non riguardi soltanto il danneggiato ma anche il danneggiante e, di riflesso, la sua impresa assicurativa per la RCA. Ed invero l'obbligo di allegazione dei testimoni grava non soltanto su chi intenda agire per il risarcimento del danno ma, più in generale, su chiunque, coinvolto nel sinistro, sia tenuto a presentare la denunzia di cui all'art. 143 Cod. Ass.. Il che equivale a dire che all'omessa od all'intempestiva denunzia di sinistro potrebbe conseguire una sostanziale decadenza dalla prova testimoniale, non soltanto per l'assicurato ma anche per la sua compagnia assicurativa. È infatti dubitevole che la mancata cooperazione dell'assicurato integri, per la compagnia medesima, quell'oggettiva impossibilità di identificazione che, sola, consentirebbe di ammettere l'assunzione di testimoni non tempestivamente indicati.

Altre disposizioni

Altre disposizioni riguardano, poi, l'alimentazione della Banca dati sinistri da parte delle imprese e la rivisitazione del relativo regime sanzionatorio, rimodulato in funzione degli eventuali errori commessi nella trasmissione dei dati nell'ambito di periodi di osservazione semestrali. Viene poi disciplinata la durata dei contratti CVT, che si vorrebbe allineata a quella delle polizze della rc auto collocate contestualmente od unitamente ai primi. Anche tale ultima disposizione presta il fianco a qualche critica, dando vita ad un singolare collegamento negoziale niente affatto necessitato e comunque rimesso alla determinazione unilaterale dell'assicurato, il quale – solo - potrebbe decidere se risolvere, o comunque, far cadere il contratto ”accessorio” contestualmente alla scadenza annuale della copertura RCA; e ciò anche se il contratto definito come accessorio (ma che in realtà non può sempre tecnicamente ritenersi tale, stante la diversità dei rischi garantiti) fosse stato stipulato per una durata poliennale e dietro riconoscimento di uno sconto in applicazione dell'art. 1899 c.c..

Si registra, infine, una norma che, del tutto eccentrica ed avulsa dal contesto principale di riferimento (quello della rc auto) introduce la regola della “Ultrattività della copertura RC professionale” (con particolare riferimento agli obblighi assicurativi introdotti dall'articolo 3, comma 5, lettera e), del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni in legge 14 settembre 2011, n. 148). Trattasi di norma diretta a garantire l'effettività della tutela assicurativa nei confronti non (tanto) del professionista quanto, soprattutto, del cliente/terzo danneggiato, il quale dovrebbe poter contare su di una copertura, quella obbligatoriamente stipulata dal professionista, tale da garantire il ristoro di danni inerenti ad attività professionali svolte in costanza di incarico, anche qualora il concreto danno si sia appalesato successivamente o, comunque, la relativa richiesta risarcitoria sia stata presentata in epoca posteriore, purchè entro il decorso del termine prescrizionale.

Ciò posto, possiamo concludere evidenziando la complessità e la rilevanza della maggior parte degli interventi innovativi proposti dal DDL; interventi che, presi singolarmente, meriterebbe separato approfondimento.

E ritorneremo sicuramente su tali temi non appena il DDL sarà uscito dalla sua attuale nebulosa, per concretizzarsi in vera e propria norma positiva.

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