Interrompe la prescrizione del diritto verso l'assicuratore del danneggiante.. ma l’effetto si estende anche all’assicurato

Redazione Scientifica
29 Settembre 2014

In seguito a sinistro stradale il danneggiato ricorre in appello e produce gli atti di messa in mora notificati, con cadenza annuale, alla società assicuratrice. Tale atto interrompe la prescrizione del diritto anche nei confronti dell'assicurato danneggiante perché l'interruzione della prescrizione ad un debitore è atto valido anche nei confronti degli altri condebitori solidali.

In seguito a sinistro stradale il danneggiato ricorre in appello e produce gli atti di messa in mora notificati, con cadenza annuale, alla società assicuratrice. Tale atto interrompe la prescrizione del diritto anche nei confronti dell'assicurato danneggiante perché l'interruzione della prescrizione ad un debitore è atto valido anche nei confronti degli altri condebitori solidali.

Trib. Napoli 28 luglio 2014, n. 11644

I fatti. In seguito a incidente stradale e al rifiuto da parte del GDP di Napoli di accogliere le richieste risarcitorie per mancanza di prove, C. Antonio ricorre in appello citando conducente e proprietario del veicolo danneggiante, rispettivamente DG. Vincenzo e A. Alessandro e la A. Assicurazioni. Il proprietario dell'auto propone appello incidentale volto all'accoglimento delle eccezioni sollevate in I grado, dell'eccezione di prescrizione del diritto, nonché della domanda riconvenzionale di accertamento della perdita di possesso dell'autovettura alla data dell'incidente. La società A. Assicurazioni si oppone all'appello e ne chiede il rigetto. Il giudice accoglie le richieste di parte attorea di risarcimento dei danni subiti, patrimoniali e non patrimoniali.

Ricostruzione della dinamica dell'incidente. Ascoltati i testi, esaminato il quadro istruttorio raccolto dinanzi al giudice di I grado e il CID prodotto dall'attore e firmato dal conducente dell'auto danneggiante, il giudice ritiene accertato che il sinistro si verificava a causa dell'autovettura condotta da DG. Vincenzo che, provenendo ad elevata velocità, urtava l'appellante alla guida della propria vespa. Dalla ricostruzione della dinamica del sinistro emerge che l'avvenuta collisione pone a carico dell'appellato una presunzione de facto di inosservanza della distanza di sicurezza, secondo quanto stabilito dall'art. 149, comma 1, C.d.S., che impone al conducente di dover essere in grado di garantire in ogni caso l'arresto tempestivo del mezzo, evitando collisioni con il veicolo che precede. Pertanto non è applicabile pertanto la presunzione di pari colpa di cui all'art. 2054 comma 2c.c. e grava sul convenuto l'onere di dimostrare che il mancato, tempestivo arresto del mezzo e il successivo impatto sono stati determinati da cause in tutto o in parte a lui non imputabili. Alla luce di queste considerazioni il giudice afferma la responsabilità degli appellati.

Infondata l'eccezione di prescrizione. Il giudice rigetta le eccezioni solevate dall'appellato. Tra queste anche quella di prescrizione del diritto per assenza di atti interruttivi. Infatti l' appellante ha prodotto gli atti di messa in mora notificati, con cadenza annuale, alla società assicuratrice A. ma questo non significa che abbia interrotto la prescrizione nei soli confronti di tale impresa assicuratrice, al contrario tale atto è interruttivo della prescrizione anche nei confronti degli altri appellati. Come sancito dall'art. 2055 comma 1 c.c., "se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte sono obbligate in solido al risarcimento del danno" di conseguenza, l'interruzione della prescrizione operata nei confronti di uno dei responsabili solidali ha efficacia anche nei confronti degli altri. (cfr. Cass. civ. n. 2268/2006). Lo stesso principio vale nei confronti di danneggiante ed assicuratore, dei due debitori, solidali ex lege e l'azione risarcitoria ex art. 18 della legge n. 990/69 non si sostituisce a quella ex art. 2054 c.c., ma si aggiunge. Nello specifico entro i limiti dei massimali per i quali è stata stipulata l'assicurazione, si hanno due obbligazioni per la medesima prestazione e per la stessa causa, per cui assicuratore e danneggiante sono tenuti in solido al ristoro dei danni.

Il giudice pertanto rifiuta le eccezioni sollevate dall'appellato e condanna i convenuti in solido a risarcire l'appellante di euro 4.713,00 a titolo di danno non patrimoniale e di euro 306,22 a titolo di danno patrimoniale.

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