Esente da IRAP l'attività di amministratore, revisore e sindaco organizzata in studio professionale

La Redazione
04 Marzo 2016

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4246/2016, si è pronunciata in tema di IRAP sostenendo che non sono soggetti all'imposta i compensi derivanti dall'attività di amministratore, revisore e sindaco di società di capitali, anche se la medesima attività venga svolta all'interno di uno "studio professionale".

I Giudici della Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4246/2016, hanno affermato che non sono soggette a IRAP le attività di amministratore, revisore e sindaco di società non autonomamente organizzate, anche se le stesse vengano svolte presso uno "studio professionale" (tale presupposto non integra necessariamente il requisito dell'autonoma organizzazione). "A norma del combinato disposto art. 2 del D.Lgs. n. 446/1997, l'esercizio delle attività di lavoro autonomo di cui all'art. 49, comma 1, D.P.R. n. 917/1986, è escluso dall'applicazione dell'IRAP solo qualora si tratti di attività non autonomamente organizzate ed il requisito della autonoma organizzazione - il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insidacabile in sede di legittimità solo se congruamente motivato - ricorre quando il contribuente, impieghi beni strumentali eccedenti il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività in assenza di organizzazione oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui".

Nel caso di specie la ricorrente Agenzia delle Entrate sosteneva che le attività in contestazione dovevano ritenersi attratti, in virtù dell'indubbia "connessione", nella sfera dei redditi da lavoro autonomo esercitata dal contribuente, con ovvia rilevanza ai fini IRAP, laddove il professionista sia dotato di un'autonoma organizzazione.

Il giudice di merito ha accertato che l'attività in oggetto è stata svolta, negli anni considerati, senza particolari strumenti e senza collaboratori, quindi in assenza di autonoma organizzazione.

La Suprema Corte ha affermato che l'imposta coinvolge una capacità produttiva "impersonale e aggiuntiva" rispetto a quella del professionista colpendo un reddito che contenga una parte aggiuntiva di profitto, derivante da una struttura organizzata "esterna"; ovvero da un "complesso di fattori che, per numero, importanza e valore economico, siano suscettibili di creare un valore aggiunto rispetto alla mera attività intellettuale supportata dagli strumenti indispensabili e di corredo del know-how del professionista [...]".

Dunque, secondo i giudici di legittimità, la sola disponibilità di uno studio il quale abbia le caratteristiche e le attrezzature previste dalla normativa, rientrando nell'ambito del "minimo indispensabile" per l'esercizio dell'attività professionale, non integra in assenza di "particolari mezzi e collaboratori", il requisito dell'autonoma organizzazione ai fini del presupposto impositivo.

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