Transfer pricing: non occorre la prova dell’elusione

La Redazione
24 Agosto 2015

Il c.d. transfer pricing costituisce, dal lato economico, un'alterazione del principio della libera concorrenza, nel senso che transazioni tra Società appartenenti ad uno stesso Gruppo, ma con sede in Paesi diversi, avvengono per prezzi che non hanno corrispondenza con quelli praticati in regime di libero mercato.

Il c.d. transfer pricing costituisce, dal lato economico, un'alterazione del principio della libera concorrenza, nel senso che transazioni tra Società appartenenti ad uno stesso Gruppo, ma con sede in Paesi diversi, avvengono per prezzi che non hanno corrispondenza con quelli praticati in regime di libero mercato: allo scopo di preservare la esatta pretesa impositiva di ciascuno Stato, sono state adottate normative nazionali predisposte ad eliminare il fenomeno stesso del transfer pricing, che prescindono dalla dimostrazione di una più elevata fiscalità nazionale e dalla prova dell'elusione (cfr. art. 110, comma 7, D.P.R. 917/1986, già art. 76, comma 5), mentre spetta al contribuente, secondo le regole ordinarie di vicinanza della prova di cui all'art. 2697 c.c., dimostrare che le transazioni sono intervenute per valori di mercato da considerarsi normali ai sensi del D.P.R. n. 917 del 1986, art. 9, comma 3.

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