Patrocinio infedele: non è reato nell'esecuzione esattoriale
08 Luglio 2016
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 28309/2016, ha affrontato la questione relativa al patrocinio infedele, innanzitutto – spiegano i giudici – il reato in questione richiede una condotta del patrocinatore irrispettosa dei doveri professionali stabiliti per fini di giustizia a tutela della parte assistita, andando quindi a nuocere gli interessi di quest'ultimo (mancato conseguimento dei beni giuridici o dei benefici di ordine anche morale).
Nel caso in esame l'imputata lamentava violazione dell'art. 380 c.p. in ordine alla natura dell'esecuzione esattoriale. Sul punto i Supremi giudici hanno confermato l'ammissibilità della richiesta sostenendo che, l'infedeltà del patrocinatore nel corso dell'esecuzione esattoriale, non integra la fattispecie di patrocinio infedele (art. 380 c.p.).
A far data dall'emanazione del D.Lgs. n. 44/1999 il ruolo del giudice (dell'esecuzione) è diventato ancora più incisivo, e nonostante l'ambito ampliato – che ha quindi permesso di far avvicinare sempre più l'esecuzione esattoriale a quella forzata – il regime dell'esecuzione esattoriale non è mutato, rimanendo improntato al regime di autotutela.
Nella sentenza la Corte ricorda che il procedimento in esame è di tipo "speciale", improntato alla celere realizzazione del credito, esperibile per tutte le pubbliche entrate, anche di natura non tributaria (cfr. Corte Cost. nn. 351/1998 e 455/2000). Se prima della riforma avvenuta con il D.Lgs. n. 44/1999, la giurisprudenza propendeva per il carattere amministrativo del procedimento, oggi il giudice dell'esecuzione (come già espresso) ha un ruolo più marcato, attenuando così il carattere di "specialità" della procedura esecutiva, in virtù dei seguenti caratteri:
La Corte è comunque dell'avviso che tali considerazioni non mutino la natura dell'esecuzione esattoriale che rimane contraddistinta dal regime di autotutela.
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