Contenzioso, la malafede del soccombente costerà cara

La Redazione
09 Settembre 2015

Nella bozza di Decreto sulla riforma del contenzioso e degli interpelli, approvato recentemente dal Consiglio dei Ministri, vengono dettagliate le norme che regolano le spese di giudizio tributario.

La malafede del soccombente, in sede processuale, si pagherà, e cara: è una delle novità introdotte in ambito di contenzioso tributario, grazie alla riforma preparata dal Governo. L'art. 9, comma 1, lettera f) della bozza di Decreto Legislativo di riforma del contenzioso tributario, attualmente al vaglio delle Camere dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri, introduce alcune importanti novità in tale ambito. In tale passo di modifica l'art. 15 del D.Lgs. n. 546/1992, che disponeva in materia di spese di giudizio.

Di certo, non viene modificata la previsione del rimborso delle spese di giudizio liquidate con la sentenza, cosa che è a carico della parte soccombente; tuttavia, viene cancellata la norma che permette alla commissione tributaria di ritenere che le spese siano compensate in tutto o in parte, secondo le norme del codice di procedura civile: questa possibilità, infatti, viene subordinata alla sola soccombenza reciproca, oppure alla sussistenza di “gravi ed eccezionali ragioni che devono essere espressamente motivate”.

Viene anche introdotto il concetto di malafede: se la parte soccombente ha agito in tale maniera, resistendo in giudizio con colpa grave, la commissione tributaria avrà modo di condannarla anche al risarcimento dei danni liquidati, oltre alle spese. Viene anche introdotta (comma 2-ter dell'art. 15) una precisazione sulle spese di giudizio, le quali comprendono il contributo unificato, gli onorari e i diritti del difensore, le spese generali e gli esborsi sostenuti (e il contributo previdenziale e l'IVA, se dovuti).

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