Illegittimo l'induttivo che è giustificato da una sola omissione

La Redazione
25 Agosto 2015

Con la sentenza della Cassazione n. 16606/15, i Giudici hanno accolto il ricorso di un professionista: era illegittimo l'accertamento motivato da un solo caso di sottofatturazione.

Per procedere con un accertamento induttivo, bisogna che ce ne siano i presupposti; e certamente, l'accertamento che si basa su un unico episodio di sottofatturazione è da considerarsi illegittimo. A dirlo sono i giudici della Corte di Cassazione, nella sentenza del 7 agosto 2015 n. 16606, con la quale hanno annullato l'atto impositivo a carico di un avvocato, che aveva presentato ricorso.

Secondo il professionista, infatti, le spese contestate non erano fatturabili; e poi, l'omessa fatturazione riguardava un solo episodio isolato. Non di questo avviso era stata la CTC, che aveva invece accolto la tesi dell'Agenzia delle Entrate: infatti, per i Giudici territoriali, l'accertamento era legittimo, attesa l'inattendibilità complessiva delle scritture contabili. Invece, per i giudici della Suprema Corte le cose stavano diversamente.

Hanno infatti specificato i giudici di piazza Cavour: “In presenza di scritture contabili formalmente regolari, il ricorso all'accertamento induttivo del reddito di impresa è ammissibile ove l'Ufficio fornisca la dimostrazione della complessa inattendibilità delle scritture stesse, desunta da gravi, numerose e ripetute omissioni e false o inesatte indicazioni relative agli elementi indicati nella dichiarazione e risultanti nel verbale di ispezione”. Risulta pertanto evidente che, davanti ad un solo caso di sottofatturazione, non si può avere i requisiti di “gravi, numerose e ripetute omissioni”.

Ne deriva l'accoglimento del ricorso e la cassazione della precedente sentenza.

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