Indeducibilità dei costi "black list" tra portata retroattiva e sanzionatoria
12 Luglio 2016
L'omissione della separata indicazione nella dichiarazione dei redditi dei costi correlati agli acquisti effettuati da aziende operative in paesi inseriti nelle c.d. "black list" è direttamente sanzionabile, avendo la L. n. 296/2006 impedito all'Agenzia di riprendere a tassazione i costi dedotti nella dichiarazione originaria. Trattandosi di violazione "non meramente formale", ad essa non sono applicabili le previsioni enunciate nei commi 302 e 300 dell'art. 1 L. 296/2006, indipendentemente dalla raggiunta prova circa i requisiti per la detrazione dei costi.
Si chiarisce che in tema di reddito d'impresa, l'abolizione del regime di assoluta indeducibilità dei costi scaturenti da operazioni commerciali intercorse con soggetti residenti in Stati a fiscalità privilegiata, ove non separatamente indicati nella dichiarazione annuale dei redditi, a seguito della modifica all'art. 110, commi 10 e 11 del d.P.R. n. 917/1986, ha integrale portata retroattiva, così come si evince sia della ratio della nuova disciplina (che intende contemporare l'interesse del contribuente a poter dedurre i costi effettivamente sostenuti con quello dell'Amministrazione finanziaria ad un efficace controllo).
Alla luce di tali considerazioni la Corte è ormai ferma nel ritenere che la disciplina sopravvenuta ha degradato (con effetto retroattivo) la separata indicazione dei costi da presupposto sostanziale di relativa deducibilità ad obbligo di carattere formale, possibile di corrispondente sanzione amministrativa. Tale obbligo di carattere formale non può che avere principale autonomia rispetto alla deduzione e prova della sussistenza dei presupposti necessari ai fini della detrazione dei costi. Dunque è corretta, a parer dei Giudici della Corte, l'interpretazione dei giudici di secondo grado nel ritenere applicabile la sanzione di cui trattasi nel caso di specie, per il solo fatto della dimostrata detraibilità dei costi. |