Definizione dei carichi pendenti: l'efficacia del condono è legata al pagamento integrale
12 Novembre 2015
Il mancato pagamento o il ritardo di una rata relativamente ai carichi inclusi in ruoli emessi da uffici statali può annullare l'intero beneficio della dilazione. È quanto hanno affermato i giudici della Cassazione con la sentenza del 9 novembre 2015, n. 22795.
L'Agenzia aveva presentato ricorso contro la decisione di appello favorevole al contribuente, relativa all'impugnazione del diniego di definizione di carichi di ruolo pregressi ex art. 12 della Legge 289/2002 (definizione dei carichi di ruolo pregressi), in merito ad un anno di imposta. Secondo la CTR il mancato pagamento della seconda ed ultima rata del condono non poteva comportare un effetto decadenziale dal beneficio.
“Va ribadito – hanno affermato i giudici della Cassazione – il principio secondo cui in tema di condono fiscale l'art. 12 della Legge n. 289/2002, applicabile esclusivamente con riferimento a cartelle esattoriali relative ad IRPEF ed ILOR, nel disciplinare una speciale procedura per la definizione dei carichi inclusi in ruoli emessi da ufficiali statali e affidati ai concessionari del servizio nazionale della riscossione fino al 31 dicembre 2000, mediante il pagamento del 25% dell'importo iscritto a ruolo, oltre alle spese eventualmente sostenute dal concessionario, non prevede alcuna attestazione di regolarità del condono e del pagamento integrale dell'importo dovuto, gravando interamente sul contribuente l'onere di provare la corrispondenza tra quanto versato e il ruolo oggetto della controversia”. Secondo la Suprema Corte, in particolare, tale forma di sanatoria è una forma di condono clemenziale e non premiale: l'efficacia della sanatoria è legata al pagamento integrale dell'importo dovuto, mentre nel caso di un pagamento omesso o di un versamento ritardato delle rate successive viene meno il verificarsi della definizione della lite pendente.
La sentenza impugnata non aveva preso in considerazione simili principi, e perciò è stata cassata: decidendo nel merito, i Giudici della Suprema Corte hanno anche rigettato il ricorso della società avverso il diniego di condono. |