L'Amministrazione deve provare non il sospetto ma l'effettiva inesistenza dell'operazione

La Redazione
13 Novembre 2015

Gravità, precisione e concordanza, sono questi gli elementi che devono essere presenti per supporre l'emissione di fatture relative ad operazioni inesistenti. Per la Cassazione non è sufficiente quindi la mera prova presuntiva, è quanto si deduce dalla sentenza n. 23065/2015.

Per contestare operazioni supposte inesistenti non basta una prova presuntiva, ma bisogna dimostrare l'inesistenza dell'operazione; lo dicono i giudici della Cassazione nella sentenza dell'11 novembre 2015 n. 23065.

Una Srl aveva impugnato un avviso di rettifica della dichiarazione con il quale veniva contestata l'indebita deduzione di costi per fatture relative ad operazioni inesistenti. Sia la CTP che la CTR avevano accolto le ragioni della contribuente. Secondo il tribunale territoriale, l'Ufficio non aveva motivato il fatto del recupero a tassazione se non con prove presuntive; impugnando la sentenza di appello, le Entrate avevano affermato che è onere del contribuente dimostrare l'effettività delle operazioni e dei costi.

In tema di IVA – si legge in sentenza – il diritto alla detrazione ex. art. 19 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633 non può prescindere dalla regolarità delle scritture contabili ed in specie della fattura […]; pertanto, qualora l'Amministrazione contesti al contribuente l'indebita detrazione di fatture, relative ad operazioni inesistenti, spetta alla stessa, adducendo la falsità del documento e quindi l'inesistenza di un maggior imponibile, provare che l'operazione commerciale in realtà non è stata mai posta in essere, anche attraverso elementi presuntivi, che il giudice tributario di merito […] è tenuto a valutare, e solo qualora li ritenga dotati dei caratteri di gravità, precisione e concordanza, consentirà al contribuente, che ne diviene onerato, di provare l'effettiva esistenza delle operazioni contestate”.

Ciò che l'Amministrazione deve provare non è un sospetto circa l'inesistenza dell'operazione economica, ma l'inesistenza dell'operazione, e ciò anche mediante presunzioni nelle quali gli elementi devono essere dotati delle qualità poc'anzi accennate di gravità, precisione e concordanza. Ciò evidentemente non è avvenuto nella causa esaminata dai Giudici della Corte, che hanno rigettato il ricorso dell'Agenzia.

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