Non è sufficiente che le spese del professionista siano significative per l’imposizione IRAP
16 Gennaio 2017
Non basta che le spese del professionista siano significative: perché esse possano giustificare l'imposizione dell'IRAP, c'è bisogno di un'argomentazione da parte dell'Amministrazione e non basta che esse siano riferite alle spese indicate dal contribuente nel quadro RI. Lo dice la Corte di Cassazione con l'ordinanza dell'11 gennaio 2017, n. 521, accogliendo il ricorso di un commercialista che aveva impugnato il silenzio-rifiuto dell'Agenzia delle Entrate avverso la sua richiesta di rimborso dell'IRAP ritenuta indebitamente corrisposta.
Il commercialista desumeva la mancanza del requisito dell'autonoma organizzazione, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto legittimo l'assoggettamento all'imposta, desumendo che le spese per i beni strumentali e le collaborazioni di terzi fossero significative (circa 50mila euro l'anno).
I Giudici della Suprema Corte si sono dichiarati contrari all'imposizione nel caso in esame. “La CTR ha accertato in fatto che le somme spese per produrre reddito (beni strumentali e collaborazioni esterne) in ragione del loro ammontare, sono tali da offrire un contributo alla produzione del reddito, ma senza valutare se la natura delle spese effettuate (viaggi e aggiornamenti, affidamento a terzi di attività contabili) possa avere contribuito effettivamente al reddito del ricorrente, e ciò al di là del semplice dato costituito dall'ammontare di tali spese”. In virtù di ciò, la Suprema Corte ha accolto il ricorso del professionista cassando la sentenza impugnata. |