Non rilascia il 770, assolto per omesso versamento di ritenute

La Redazione
17 Settembre 2015

La sentenza pronunciata a carico del sostituto d'imposta rischia la nullità, se l'imputato afferma di non aver mai rilasciato le certificazioni. Il Giudice dovrà fornire risposte concrete sui motivi per i quali ha privilegiato la prova indiretta del reato. Lo hanno affermato dalla Cassazione con la sentenza n. 37075/2015.

Il mancato rilascio del Modello 770 “salva” un imprenditore dal reato di omesso versamento di ritenute certificate. È la conclusione alla quale sono giunti i Giudici della Cassazione, nella sentenza depositata il 15 settembre, n. 37075, nella quale hanno accolto il ricorso del legale rappresentante di una società; questi era stato condannato precedentemente a sette mesi di reclusione per l'omissione di versamento delle ritenute sugli stipendi dei dipendenti. Per la difesa, che è ricorsa alla giurisprudenza di diritto, il reato del quale il ricorrente era stato condannato si consumava con l'omesso versamento delle ritenute che risultavano dalle certificazioni rilasciate ai dipendenti, le quali non erano mai state acquisite.

Il reato di omesso versamento di ritenute certificate presenta una componente omissiva – si legge in sentenza – rappresentata dal mancato versamento nel termine delle ritenute effettuate, ed una precedente componente commissiva, consistente, a sua volta, in due distinte condotte, costituite dal versamento della retribuzione con l'effettuazione delle ritenute e dal rilascio ai sostituti delle certificazioni prima dello spirare del termine previsto”.

Esiste a questo punto un contrasto giurisprudenziale, come affermato dagli stessi Giudici, circa la possibilità che il Modello 770 sia una prova o meno del reato in questione. Un primo indirizzo prevede che, al fine di provare l'omesso versamento delle ritenute, basti la sola allegazione del modello da parte del datore di lavoro. Un secondo indirizzo disconosce tale possibilità, in quanto modello e certificazione rilasciata ai sostituti sono disciplinati da fonti normative differenti. Il secondo indirizzo appare tuttavia minoritario, e la Corte si è attenuta al primo tipo di orientamento: “Il Modello 770 può certamente essere utilizzato come prova del reato – hanno affermato gli Ermellini – ma per evitare il rischio che comode scorciatoie probatorie estendano l'operatività della norma oltre i suoi confini legali, ove l'imputato alleghi espressamente di non aver mai rilasciato i certificati ai propri sostituti, occorre che il giudice fornisca risposte precise e concrete sulle ragioni per le quali non ha percorso la strada diretta dell'acquisizione dei certificati privilegiando una prova pur sempre indiretta del reato, ma a rischio di derive analogico-sostanzialistiche”.

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