L'imposta di registro sugli atti dell'autorità giudiziaria

La Redazione
18 Luglio 2017

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17513/2017, ha sancito che in tema di imposta di registro sugli atti dell'autorità giudiziaria, la sentenza pronunciata sulla domanda di simulazione e revocatoria di un contratto non può essere tassata a carico della parte negoziale non debitrice in misura proporzionale all'entità del credito dell'attore.

In tema di imposta di registro sugli atti dell'autorità giudiziaria, la sentenza pronunciata sulla domanda di simulazione e revocatoria di un contratto non può essere tassata a carico della parte negoziale non debitrice in misura proporzionale all'entità del credito dell'attore – anche ove questi abbia chiesto e ottenuto il contestuale accertamento del proprio credito verso una diversa parte negoziale – giacché la solidarietà passiva ex art. 57 d.P.R. n. 131/1986 non investe la sentenza in quanto tale, bensì il rapporto racchiuso in essa, quale indice di capacità contributiva.

Questo il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 17513/2017.

Il caso oggetto di disamina dei Supremi Giudici vedeva la società ricorrente convenuta in altro giudizio per simulazione e revocatoria di vendita e raggiunta per solidarietà passiva da avviso di liquidazione dell'imposta di registro proporzionata al credito in quel giudizio azionato.

La società ricorrente, dopo il giudizio di secondo grado, sollevava violazione verso la decisione dei giudici di merito, in quanto questi avevano optato per il rigetto dell'impugnazione dell'avviso di liquidazione, adducendo come argomento che nel giudizio di simulazione e revocatoria era stata chiesta ed emessa pronuncia dichiarativa del credito vantato.

Ora, la Corte ricorda un precedente inerente al tema trattato: "in tema di imposta di registro, fuori dai casi di litisconsorzio necessario, il presupposto della solidarietà tra le parti in causa ex art. 57 d.P.R. n. 131/1986 non può individuarsi nella semplice partecipazione al giudizio qualora il partecipante sia rimasto estraneo al rapporto considerato nella sentenza, bensì il rapporto racchiuso in essa, quale indice di capacità contributiva" (cfr. Cass. civ., n. 11149/2006).

Nella specie, la Corte ha ritenuto di dover accogliere la richiesta della ricorrente e sottolineare l'erroneità della decisione d'appello, sotto diversi punti:

  • l'attore in simulazione e revocatoria si legittima già con un'aspettativa di credito, sicché il giudizio sul negozio non esige il contestuale accertamento del credito dell'attore;
  • un'imposta proporzionale all'entità del credito rappresenta per la parte negoziale non debitrice un'imposta senza indici di capacità, giacché l'entità del credito dell'attore in simulazione e revocatoria può essere ben superiore al valore del negozio oggetto della domanda di nullità e inefficacia.

Dunque, alla luce di quanto emerso si deve concludere per l'accoglimento della richiesta della società e cassata la sentenza di secondo grado.

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