Revisione del classamento catastale: la giurisdizione è del giudice amministrativo
19 Aprile 2016
La controversia sugli atti amministrativi generali esula dalla giurisdizione delle commissioni tributarie, il cui potere di annullamento riguarda soltanto gli atti indicati dall'art. 19 D.Lgs. 546/1992 o a questi assimilabili, e non si estende agli atti amministrativi generali, dei quali l'art. 7 dello stesso D.Lgs. consente soltanto la disapplicazione, ferma restando l'impugnabilità degli stessi dinanzi al giudice amministrativo. È questo il principio espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 7665 pronunciata lo scorso 18 aprile.
La vicenda, nello specifico, prende avvio dalla richiesta effettuata dal contribuente di revisione del classamento delle unità immobiliari ricadenti in determinate microzone. In tale contesto l'Avvocatura dello Stato ha resistito eccependo difetto di giurisdizione del giudice amministrativo. Il TAR ha ritenuto che, nel rispetto delle norme tributarie, gli atti regolamentari e gli atti amministrativi generali in materia fiscale possono essere disapplicati dalla CTP e dalla CTR, ma non sono impugnabili davanti alle stesse. Ricorda inoltre che la giurisdizione tributaria è delimitata dall'impugnazione degli atti tipici previsti dall'art. 19 cit. e, in ogni caso, qualora l'atto oggetto di impugnazione sia attinente ad aspetti di carattere esecutivo. Al contrario, se si tratta di esercitare un potere discrezionale (per di più a carattere generale), dato che tali atti di contenuto normativo andranno a incidere su una pluralità di soggeti, la giurisdizione sarà del giudice amministrativo. Nella specie infatti la questione controversa non attiene all'atto finale impositivo, bensì ai presupposti atti amministrativi di carattere generale, riguardanti il procedimento di revisione del classamento degli immobili, incidendo dunque, su tutta la collettività appartenente al territorio in esame.
Ora, fatta questa precisazione in merito all'iter logico seguito nel precedente grado di giudizio, i Supremi giudici sul punto si esprimono in maniera conforme. Innanzitutto fanno emergere in maniera chiara la distinzione tra le cd. operazioni catastali individuali – devolute alla giurisdizione tributaria ai sensi dell'art. 2, comma 2, D.Lgs. 546/1992 – e gli atti generali di qualificazione, classificazione – devoluti al giudice amministrativo in sede d'impugnazione diretta e al giudice tributario solo in via di mera applicazione. Nessuna disposizione, si legge in sentenza, del D.Lgs. citato attribuisce invece alle commissioni tributarie un potere direttamente incisivo degli atti generali in deroga alla tipica giurisdizione di legittimità costituzionalmente riservata alla giurisdizione del giudice amministrativo.
Viene ribadito che non vi è spazio sia nel vecchio che nel nuovo contenzioso fiscale, per impugnare atti che possono coinvolgere un numero di soggetti indeterminato. Il giudice tributario non può esprimersi sulla legittimità degli atti amministrativi generali, dei quali può conoscere solo incidenter tantum e in relazione all'eventuale disapplicazione dell'atto amministrativo presupposto dell'atto impugnato.
È chiaro che resta fuori dal perimetro della giurisdizione amministrativa il segmento del ricorso introduttivo riguardante la contestuale impugnazione dell'avviso di accertamento catastale per revisione del classamento e della rendita che è devoluta alle commissioni tributarie. Infatti l'avviso di accertamento non può incidere sulla perdurante giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo a conoscere dell'impugnazione diversamente diretta all'annullamento degli atti amministrativi generali.
In definitiva le Sezione Unite accolgono il ricorso, dichiarando la giurisdizione del giudice amministrativo, ad eccezione dell'impugnazione dell'avviso di accertamento notificato al contribuente.
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