Accertamenti ‘a tavolino’ e contraddittorio: necessario il vaglio della Corte Costituzionale

La Redazione
21 Gennaio 2016

Il processo tributario si caratterizza per la sostanziale assenza di una fase istruttoria o di raccolta delle prove da parte di un giudice terzo, o comunque in contraddittorio: di fatto l'istruttoria fiscale è affidata quasi esclusivamente all'Amministrazione finanziaria.

Il processo tributario si caratterizza per la sostanziale assenza di una fase istruttoria o di raccolta delle prove da parte di un giudice terzo, o comunque in contraddittorio: di fatto l'istruttoria fiscale è affidata quasi esclusivamente all'Amministrazione finanziaria, che raccoglie elementi che assurgono al rango di meri indizi e non già di prove, pur di fatto assolvendo un ruolo decisivo identico a quello dell'istruttoria giudiziaria. Posto che non è possibile che i giudici tributari si facciano ricercatori o anche solo percettori di prove, appare necessario che il contribuente abbia voce almeno in quella fase pur amministrativa in cui si forma il materiale probatorio (e ciò a garanzia del diritto di difesa di cui all'art. 24 Cost.).

Non pare dunque manifestamente infondato il dubbio di legittimità costituzionale che investe il comma 7, art. 12, L. 212/2000 nella parte in cui riconosce al contribuente il diritto a ricevere copia del verbale con cui si concludono le operazioni di accertamento e di disporre un termine di 60 gg per eventuali controdeduzioni, alle sole ipotesi in cui l'A.F. Abbia effettuato un accesso, ispezione, o verifica nei locali destinati all'esercizio dell'attività del contribuente.

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