Non decisiva la classificazione catastale per definire se l'immobile è di lusso

La Redazione
28 Aprile 2016

Con la sentenza n. 8146/2016 i Giudici della Corte di Cassazione hanno ricordato che per definire se un immobile è o meno di lusso è necessario tenere in considerazione i parametri enunciati nel D.M. 2 agosto 1969, non considerando le categorie catastali.

Per definire se un fabbricato è o meno di lusso, contano i soli parametri del D.M. 2 agosto 1969: a nulla possono influire, dunque, le categorie catastali. È questa la posizione della Corte di Cassazione, con la sentenza del 22 aprile 2016 n. 8146, con la quale i Supremi Giudici hanno accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate revocando il beneficio prima casa ad un contribuente. Questi aveva acquistato un immobile classificato in categoria A/7 (abitazioni in villini).

Per la CTR, le circolari che definivano le caratteristiche degli immobili accatastabili in tale categoria facevano riferimento ad elementi descrittivi che portavano ad escludere che si potesse trattare di immobili considerati di lusso. Ciò tuttavia non ha trovato il riscontro dei Giudici della Corte.

Dal principio di diritto enunciato dalla Cassazione, si evince che “L'art. 2, D.L. 7 febbraio 1985, n. 12, convertito con modificazioni dalla Legge 5 aprile 1985, n. 118, nel delimitare il proprio ambito di applicazione alle abitazioni non di lusso, rinvia ai parametri fissati dal D.M. 2 agosto 1969, pubblicato sulla G.U. n. 218 del 17 agosto 1969, senza alcun riferimento alle categorie catastali. Ne discende che il carattere non di lusso del fabbricato, per l'applicazione dell'aliquota agevolata di registro sulla “prima casa”, deve essere riscontrato sulla sola base dei criteri indicati dal citato decreto ministeriale, mentre resta priva di autonoma e decisiva rilevanza la classificazione catastale, dovendosi considerare, in primis, se la superficie complessiva superi il massimo previsto per la fruibilità dell'agevolazione”.

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