La documentazione extracontabile inchioda il contribuente

La Redazione
25 Giugno 2015

I materiali non riportati nella contabilità ufficiale possono essere usati dall'Agenzia delle Entrate per gli accertamenti. Lo sancisce la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 12930/2015.

Può la documentazione extracontabile essere usata per avvalorare un avviso di accertamento? Per la Corte di Cassazione sì, secondo quanto affermato nell'ordinanza del 23 giugno 2015, n. 12930.

Nel caso in esame, l'avviso di accertamento era fondato soltanto su documentazione extracontabile rinvenuta presso terzi: per questo motivo la società aveva presentato ricorso, vedendo accolte le proprie ragioni in primo grado e in appello. Non soddisfatta del risultato, l'Agenzia delle Entrate aveva impugnato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale, affermando che tale documentazione è accettata e deve considerarsi valida. Ed è vero, secondo i Supremi Giudici, che hanno sottolineato come è utilizzabile “ai fini dell'accertamento di operazioni non contabilizzate nella contabilità ufficiale qualsiasi forma di documentazione che sia astrattamente idonea ad evidenziarne l'esistenza, purché rinvenuta nel corso di verifiche fiscali” (Corte di Cass. sentenza n. 8255/2008).

Tale documentazione, continuano i Giudici di Piazza Cavour, non può considerarsi probatoriamente irrilevante: essa, infatti, è elemento probatorio, valutabile in sede di accertamento IVA. È stato sancito che il rinvenimento di documentazione contabile informale costituisce un grave indizio sulla presenza di imponibili non riportati nella contabilità ufficiale, dando così via libera all'amministrazione di procedere ad un accertamento induttivo. Inoltre, aggiungono i Giudici, i documenti utili per un accertamento tributario possono anche essere quelli sequestrati a terzi. In virtù di tali osservazioni, la Corte ha cassato la precedente sentenza, accogliendo le richieste dell'Ufficio.

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