Cessata attività, si può chiedere il rimborso del credito IVA senza portare in detrazione
24 Giugno 2015
Se la società è fallita o ha cessato l'attività, può richiedere un rimborso del credito IVA senza dover portare il credito in detrazione l'anno successivo. Lo ha affermato la Cassazione, con l'ordinanza del 22 giugno scorso, n. 12842. In questo caso, una società aveva chiesto rimborso di un credito IVA all'Agenzia delle Entrate, ottenendone un silenzio rifiuto. Il Giudice di appello aveva rilevato che il credito in contestazione era comunque stato esposto in dichiarazione, malgrado l'omessa indicazione nella dichiarazione annuale della richiesta dell'IVA a credito e l'omessa compilazione del modello VR. Inoltre, hanno sottolineato i Giudici, la contribuente aveva cessato l'attività, e non aveva altra strada per ottenere la restituzione del credito se non quella del rimborso: “Proprio perché l'attività non prosegue, non sarebbe possibile portare l'eccedenza in detrazione l'anno successivo”. L'Agenzia lamentava la mancata osservazione dell' art. 30, D.P.R. n. 633/72, laddove esso specifica che i contribuenti che non hanno effettuato operazioni imponibili nell'anno in cui si riferisce il credito IVA non possono optare per il rimborso, dovendo invece ricorrere alla strada del credito in detrazione l'anno successivo. Ma ciò, per i Giudici di Cassazione, “riguarda esclusivamente le imprese in piena attività e non esclude quindi il diritto di quelle, che hanno cessato l'attività o che sono fallite, di ricorrere all'istituto del rimborso per il recupero dei loro crediti di imposta, non avendo esse la possibilità di recuperare l'imposta assolta su acquisti e importazioni nel corso delle future operazioni imponibili”. |