Ravvedimento operoso: preclusa la ripetizione di quanto versato
31 Marzo 2016
Il contribuente non risulta legittimato a chiedere a rimborso le sanzioni ridotte già versate a seguito di ravvedimento operoso. Questo quanto sancito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6108 depositata ieri. I Giudici hanno espresso un interessante principio di diritto sottolineando che "il versamento di sanzioni in misura ridotta a titolo di ravvedimento operoso, ex art. 13 D.Lgs. n. 472/1997, se non produce nessun effetto preclusivo in ordine ad un eventuale accertamento da parte dell'Ufficio costituisce, al contrario, causa ostativa al rimborso di quanto versato a tale titolo da parte del contribuente, laddove l'istanza di rimborso sia fondata sulla carenza del presupposto sanzionatorio".
Nel caso in esame la società contribuente presentava istanza di rimborso fondata sulla mancanza di elementi di carattere soggettivo e di obiettiva incertezza normativa. In particolare la questione concerneva l'applicazione del regime tributario transitorio nei confronti della medesima società, a cui veniva riconosciuta (post L. n. 370/1999) la natura di società di interesse nazionale ex art. 2461 c.c., con relativo inquadramento tra gli enti non commerciali. Dunque il passaggio dal regime fiscale delle società commerciali a quello delle società di interesse nazionale, comportava la tassazione dei contributi in conto capitale oggetto di rateizzazione, con variazione in aumento per i redditi inerenti al regime anteriore.
Fatta questa premessa, la contribuente si vide respingere sia in primo che in secondo grado la richiesta di rimborso per le maggiori sanzioni relative ai versamenti effettuati a titolo di ravvedimento operoso.
I Giudici della Corte affermano che una volta che la fattispecie di ravvedimento si sia perfezionata è precluso al contribuente la ripetizione di quanto versato, con conseguente inammissibilità della relativa istanza, salvo il caso di errori formali essenziali e riconoscibili.
Ulteriore precisazione addotta dalla Cassazione è che l'istituto in esame – volto al ripristino della legalità violata – implicando il riconoscimento della violazione e della ricorrenza dei presupposti di applicabilità della relativa sanzione, è incompatibile con la successiva istanza di rimborso della sanzione versata, in quanto detta istanza si pone in inamissibile contraddizione con la scelta spontaneamente effettuata dallo stesso contribuente.
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