Dichiarazioni d’intento, il fornitore è salvo

La Redazione
05 Maggio 2015

Secondo un'interpretazione fornita dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, il fornitore, in applicazione del principio del favor rei, non risponde delle violazioni commesse durante la vigenza della normativa precedente al 1° gennaio 2015 relative all'omessa o inesatta comunicazione delle dichiarazioni d'intento.

Stante il contenuto della nuova disciplina entrata in vigore il 1° gennaio 2015 che ha riscritto gli obblighi e le sanzioni amministrative relativi alle dichiarazioni d'intento, si deve ritenere che il fornitore non risponda delle violazioni commesse in base alla normativa previgente, quella ante 2015.

È quanto sostenuto dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti in uno degli ultimi Contributi pubblicati sul proprio sito sotto il titolo La comunicazione delle dichiarazioni d'intento e le sanzioni a carico del 'fornitore' ” (del 30 aprile scorso).

L'interpretazione fornita, ispirata al principio del favor rei, si rende necessaria a causa dello scarso coordinamento tra la vecchia e la nuova disciplina, quest'ultima priva di un'esplicita abrogazione della prima.

Le modifiche apportate dal Decreto Semplificazioni

La nuova disciplina, contenuta all'art. 20 del D.Lgs. 175/2014, come noto ribalta l'obbligo comunicativo relativo ai dati contenuti nelle lettere d'intento dal fornitore all'esportatore abituale, prevedendo ora che il fornitore debba: verificare la correttezza e l'integrità dell'avvenuta trasmissione delle dichiarazioni d'intento attraverso il sito telematico dell'Agenzia e, ottenuta la ricevuta rilasciata dal sistema, la dovrà allegare alla documentazione consegnata in ordine all'operazione in oggetto. Inoltre, deve riepilogare nella dichiarazione IVA annuale i dati contenuti nelle lettere d'intento ricevute.

Alla luce di tali modifiche, è stato riformato anche il sistema sanzionatorio prevedendo ora che il fornitore venga punito con la sanzione dal 100 al 200 % dell'imposta non versata, qualora effettui operazioni rilevanti ai fini IVA nei confronti dell'esportatore, senza aver ancora ricevuto da quest'ultimo la dichiarazione d'intento e “riscontrato telematicamente l'avvenuta presentazione all'Agenzia delle entrate” della dichiarazione medesima.

La responsabilità del fornitore

A fronte del nuovo impianto normativo, dunque, il fornitore non sembrerebbe più responsabile solidalmente per l'imposta eventualmente evasa dall'esportatore, “se correlata all'infedeltà della dichiarazione d'intento in ordine al plafond”, ma come occorre comportarsi per le violazioni “pre-riforma”? Dato che l'obbligo di comunicazione non è stato eliminato tout court ma è stato solo “ridefinito sul piano oggettivo e soggettivo”? Come anticipato, per la Fondazione, occorre applicare il principio del favor rei e, quindi, escludere la sua responsabilità per le “vecchie” violazioni: “affinché possa affermarsi che un illecito si sia realizzato è necessario che ricorrano tutti gli elementi dell'illecito stesso, tra cui, e soprattutto, l'elemento soggettivo materiale …. Elemento che, a partire dalla modifica legislativa, appare come venuto a mancare”.

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